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Offensiva ligure di von Melas
Fanti francesi all'assalto durante l'assedio di Genova
DataAprile-Giugno 1800
LuogoLiguria e valle del Var
EsitoVittoria imperiale
Modifiche territorialiMomentanea conquista della Liguria da parte dell'Austria
Schieramenti
Comandanti
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L'offensiva ligure di von Melas è stata una rapida sequenza di operazioni militari avvenute nell'aprile del 1800. L'esercito imperiale austriaco, guidato per l'appunto dal generale Michael von Melas, intraprese una coraggiosa e ben organizzata offensiva con l'obiettivo di cacciare le truppe francesi del generale Andrea Massena dai passi montani che occupavano e schiacciarli contro la costiera ligure.

Dopo una lunga serie di battaglie, che videro coinvolte numerose unità da entrambi i lati, ad emergere come vincitore del conflitto furono proprio gli austriaci, che riuscirono a separare in due tronconi l'Armata d'Italia e a porre sotto assedio la città di Genova, dove Massena si era rifugiato assieme al grosso dell'esercito.

L'assedio, prolungatosi per oltre un mese, permise alle truppe dell'Armata di Riserva, guidate dal Primo Console della Repubblica francese Napoleone Bonaparte, di attraversare le Alpi con un'epica marcia e di entrare nella Pianura Padana per tagliare le linee di comunicazione nemiche, forzandoli a scendere in campo nella decisiva battaglia di Marengo.

Antefatti

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La campagna di Suvorov

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Campagna italiana di Suvorov.

Le forze francesi, inizialmente guidate da Schérer non trovarono grandi successi nelle loro prime operazioni contro le truppe imperiali austriache. Le prime due battaglie di Verona e di Magnano terminarono solo con una vittoria parziale ed una netta sconfitta per i francesi, permettendo alle truppe di Kray di avanzare verso il Mincio, nell'attesa che i rinforzi russi promessi dallo zar Paolo I arrivassero in Italia. Questi erano circa 20 000 uomini, comandati dal temibile ed esperto generale Suvorov. Giunto a Vienna, questi venne nominato feldmaresciallo dell'esercito austriaco e venne affidato a lui il comando delle forze austro-russe in Italia.

L'impatto dato dall'arrivo dei russi fu notevole: arrivato a Verona il 15 aprile, Suvorov e i suoi vennero accolti da folle festanti, che li accoglievano come dei liberatori. Il 19 giugno si erano già messi in marcia ed avevano superato il Mincio. Dopo un brevissimo assedio, conquistarono Brescia due giorni dopo e si diressero verso l'Adda, dove le linee francesi erano poste a bloccare la loro avanzata. La superiorità numerica delle forze austro-russe sarebbe forse stata sufficiente da sola per ottenere la vittoria, ma la disposizione scriteriata delle forze francesi lungo tutta la lunghezza del fiume facilitò il lavoro delle forze del maresciallo russo. Nell'arco di tre giorni, dal 26 al 28 aprile, una lunga serie di avvenimenti ebbe luogo: Schérer si dimise, lasciando il proprio posto al suo secondo, il generale Moreau; i russi attaccarono la divisione di Sérurier a Lecco, spingendola sulla riva opposta del fiume mentre il giorno seguente le forze austriache attraversarono in massa il fiume, scontrandosi ferocemente con i repubblicani. A nulla servirono gli sforzi di Moreau per tentare di respingere l'ondata di uomini che attraversavano l'Adda: la linea francese, sul punto di crollare, abbandonò la posizione, ritirandosi verso il Piemonte, mentre Sérurier, isolato e circondato, resistette ancora un giorno prima di capitolare e consegnate per intero la sua divisione ai russi.

Nelle due settimane successive, i russi tentarono più volte di raggiungere ed ingaggiare i francesi: gli scontri di Bassignana e di Marengo, tuttavia, furono più favorevoli ai repubblicani, che ottennero una vittoria ed un pareggio. Conclusa questa seconda battaglia, con il Piemonte in aperta insurrezione e le forze di Suvorov sulle loro tracce, i francesi di Moreau si allontanarono dalla pianura, rifugiandosi sulle montagne della Liguria, bloccando i vari passi montani che permettevano il collegamento tra la costa e l'entroterra. Queste stesse montagne vedranno i francesi fare avanti ed indietro i francesi più e più vte nel corso del successivo anno, sempre respinti dalle forze della coalizione .

Championnet alla guida dell'Armata d'Italia

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Genola e Assedio di Cuneo (1799).

L'arrivo di Massena ed i preparativi di von Melas

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Dopo le dimissioni di Championnet, il neonato organo del consolato aveva l'arduo compito di trovare una nuovo comandante per l'Armata d'Italia. Non era una scelta semplice. Come testimoniato dallo stesso Championnet e dai suoi ufficiali, le condizioni in cui versava l'esercito francese in Italia erano pessime: non c'erano razioni di cibo, vestiti adatti e le paghe mancavano da mesi. La disciplina era tenuta a malapena e diserzioni ed ammutinamenti si verificavano piuttosto di frequente. Serviva un generale di prestigio, che riuscisse a risollevare con la fama del suo nome il morale delle truppe e con il suo talento le sorti della guerra. Un generale simile non era affatto semplice da trovare: Joubert era morto ad agosto, Moreau era appena stato affidato al fronte del Reno, Jourdan era impopolare tra le truppe e Brune era impegnato in Vandea. L'unico volontario presentatosi per il ruolo era il generale Marbot, palesemente non qualificato per un lavoro così complesso e delicato. Agli occhi di Napoleone, l'unica scelta plausibile e possibile era quella di Massena, vincitore dei russi in Svizzera:[1] aveva servito per anni in Italia, quindi conosceva sia il territorio sia gli uomini che sarebbe andato a comandare, ed il suo talento era cristallino.[2]

L'offensiva

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Blocco navale di Genova

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Battaglia di Cogoleto

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Cogoleto.

Conseguenze

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Genova (1522) e Campagna d'Italia (1800).

Dopo che le forze di Suchet erano state respinte sulla valle del Var, quel che rimaneva dell'Armata d'Italia, sotto la guida di Massena, era completamente circondato dalle forze della coalizione: a terra le forze austriache circondavano Genova su tre lati mentre sul mare era la Marina britannica ad impedire che potessero arrivare una qualsiasi forma di supporto alle truppe francesi.

Così messo, Massena non vide altra soluzione che tentare di resistere all'assedio della città portuale. La sfida si dimostrò molto ardua fin da subito: non potendo ricevere alcune tipo di rifornimento e dovendo sfamare circa 30 000 uomini e quasi il doppio dei civili, le riserve di cibo della città iniziarono ad esaurirsi molto presto ed i suoi occupanti furono presto costretti alla fame. Massena fece il possibile per razionare le scorte e permettere ai suoi uomini di resistere a lungo all'assedio, ma questo non fu sufficiente. Il generale francese, decidendo di condividere le asperità che pativano le sue truppe, finì per ammalarsi gravemente, sebbene non in maniera tale da rischiare la propria vita.

 
Napoleone attraversa il passo del Gran San Bernardo, Jacques-Louis David, 1805

Nel frattempo, sfruttando il fatto che il grosso dell' esercito austriaco fosse impegnato in Liguria, il generale Bonaparte ne approfittò per condurre una nuova armata francese, l'Armata di Riserva, oltre alle Alpi, passando per il Passo del Gran San Bernardo e attraverso alla Val d'Aosta, fino a giungere nel cuore della pianura Padana, alle spalle degli austriaci. Dirigendosi verso Milano invece che verso la Liguria, per sollevare Massena dall'assedio che lo cingeva, Napoleone minacciò di tagliare le vie di comunicazione dell'esercito austriaco e di marciare direttamente verso il cuore dell'impero, ora che le armate che dovevano difenderlo erano troppo lontane per poterlo fermare.

 
La battaglia di Marengo, Louis-François Lejeune

Von Melas, che fino a quel momento aveva svolto un egregio lavoro come comandante, comprese di aver commesso un grave errore e fu costretto a firmare un'armistizio con l'armata comandata da Massena. Nonostante i francesi fossero sul punto di arrendersi, per accelerare la partenza delle proprie truppe verso l'armata di Napoleone, von Melas dovette concedere termini di resa piuttosto generosi nei confronti degli sconfitti. Ritornato in Piemonte, stabilì la propria base operativa ad Alessandria e in pochi giorni sfidò la sorte attaccando le truppe di Bonaparte il 14 giugno nei pressi di Marengo. La battaglia, decisiva nel suo esito, si concluse con una rocambolesca e costosa vittoria per le truppe francesi, portando di lì a breve ad un armistizio che conclude definitivamente la guerra sul fronte italiano.

  1. ^ Gachot, pp. 6-12.
  2. ^ Massena aveva servito nell'Armata d'Italia dal 1792 al 1797, anni duranti i quali aveva fatto carriera rapidamente. Aveva riportato vari successi sia da solo (come a Saorgio), sia sotto la supervisione di Napoleone, del quale fu un valente sottoposto.

Bibliografia

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