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Questa è la storia di SpaceX

Riassunto modifica

I primi passi modifica

Nel periodo antecedente alla nascita di SpaceX, Musk iniziò ad ipotizzare alcune soluzioni per l'esplorazione spaziale e la terraformazione di nuovi pianeti. In particolare, nel 2001 Musk propose il progetto Mars Oasis, il quale consisteva nel tentativo di far atterrare una greenhouse sperimentale su Marte; questa doveva contenere semi con gel liofilizzati, che una volta reidratati avrebbero permesso la crescita delle piante sul suolo marziano.[1]

(EN)

«So this would be the furthest that life's ever traveled»

(IT)

«Così questo sarebbe stato il viaggio più lungo che la vita abbia mai fatto»

Sebbene diverse aziende, tra le quali anche la NASA,[3][4] contribuirono a finanziare il progetto, Musk si rese conto che anche con un budget maggiore, il viaggio verso Marte sarebbe proibitivamente dispendioso ed era pertanto necessario un importante passo avanti nella tecnologia dei lanciatori. Per questo motivo, nell'ottobre del 2001 Musk viaggiò a Mosca con Jim Cantrell, manutentore di attrezzature aerospaziali, e Adeo Ressi, suo migliore amico al college, per comprare alcuni ICBM revisionati (Dnepr-1) che potessero mandare le attrezzature nello spazio.[5] Al momento dell'incontro con alcune aziende, come la Lavochkin e la ISC Kosmotras, però, il progetto di Musk non riuscì a convincere i russi poiché questi venne visto come un principiante; dalle parole riportate da Cantrell ci fu un acceso dibattito tra l'imprenditore sudafricano e uno dei capi progettisti russi, perciò il viaggio a Mosca terminò come un nulla di fatto.[6]

Nel febbraio del 2002 il gruppo tornò in Russia per cercare tre ICBM; in quell'occasione si era aggiunto Mike Griffin, il quale aveva lavorato per la In-Q-Tel[E 1], per il Jet Propulsion Laboratory e aveva appena lasciato la Orbital Sciences Corporation. L'incontro avvenne nuovamente con alcuni delegati della Kosmotras, i quali offrirono un razzo per 80 milioni di dollari, ma Musk ritenne tale proposta troppo costosa e per questo motivo abbandonò il meeting. Durante il volo di ritorno Musk pensò che poteva fondare lui stesso una compagnia che potesse costruire i lanciatori che gli servivano a prezzi accessibili.[6]

Musk calcolò che le materie prime per la costruzione di un razzo in realtà erano solo il 3% del prezzo di vendita del prodotto finito, perciò iniziò a sviluppare una soluzione che potesse abbattere i costi su tutta la linea produttiva: usando la tecnica dell'integrazione verticale,[7] l'85% dell'intero sistema Falcon/Dragon sarebbe stato prodotto dalla SpaceX stessa,[8][E 2] mentre con l'approccio modulare[E 3] le spese avrebbero subito una riduzione del 90%, con un ulteriore margine commerciale del 70%.[9] Oltre che per l'impatto economico, l'integrazione verticale sarebbe risultata vantaggiosa perché le componenti necessarie alla realizzazione del progetto non erano prodotte da alcuna azienda esterna; per questo motivo, ad esempio, SpaceX stessa dovrà progettare e realizzare una specifica saldatrice FSW per una lega Alluminio-Litio usata nella cellula del Falcon 9.[10]

Fondazione e crescita modifica

SpaceX nacque all'inizio del 2002 dalla collaborazione tra Elon Musk e Tom Mueller ed ebbe come prima sede un magazzino di circa 7 000 m² a El Segundo, in California. All'inizio l'azienda consisteva in una piccola startup di pochi dipendenti, ma fin da subito vennero gettate le basi per la realizzazione di razzi con costi di produzione ridotti. Il primo progetto venne chiamato Falcon 1,[E 4] un razzo orbitale a due stadi che sarebbe diventato il primo veicolo di lancio privato a raggiungere l'orbita. Musk pianificò che il primo lancio del Falcon 1 si sarebbe svolto nel novembre 2003, ma l'evento venne rimandato al 2006.[11]

Dopo pochi mesi SpaceX riuscì ad ottenere dalla Vandeberg Air Force Base l'incarico di trasportare trasportare il satellite TacSat-1;[11] inoltre vinse l'appalto del valore di 1.6 miliardi di dollari promosso dalla NASA per il rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale,[11] mentre nel campo degli investimenti SpaceX comprò il 10% delle azioni di Surrey Satellite Technology Ltd nel gennaio del 2005.[12] Elonk Musk decise di gestire l'agenzia come si era ripromesso, abbassando al minimo i costi burocratici e di produzione; per questo motivo nel novembre 2005 SpaceX contava soli 160 dipendenti e questi non superarono mai i 500 prima del luglio del 2008.[13][14] In particolare, il personale addetto ai lanci nelle Isole Marshall era composto da sole 25 persone di cui 6 nel controllo missioni.[11]


Nel marzo del 2006 avvenne il primo tentativo per il Falcon 1, ma fu un un fallimento.[15] A questo seguirono altri due lanci fallimentari (marzo 2007 e agosto 2008), mentre il quarto tentativo complessivo, il 28 settembre del 2008, rappresentò un primato per le agenzie aerospaziali private: il Falcon 1 fu il primo razzo privato a raggiungere l'orbita.[15] Tale risultato fu importantissimo per l'azienda poiché a causa delle ingenti spese e del fallimento dei primi lanci, SpaceX avrebbe rischiato il fallimento.[16] Il 28 dicembre dello stesso anno l'agenzia di Musk vinse un appalto del valore di 1600 milioni di dollari per il rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale per la NASA (parte del programma COTS). Questi rifornimenti saranno effettuati dopo che lo Space Shuttle sarà stato dismesso nel 2011.[17]

Il 16 giugno del 2009, la SpaceX annunciò l'apertura dell'Astronaut Safety and Mission Assurance Department, assumendo l'ex-astronauta NASA Kenneth Bowersox in qualità di vicepresidente della compagnia e supervisore del dipartimento; egli però lasciò SpaceX verso la fine del 2011, senza esser sostituito.[18] Il 14 luglio del 2009 l'azienda raggiunse un ulteriore primato poiché il Falcon 1 fu il primo razzo privato a mettere in orbita satelliti commerciali (RazakSAT).[19] Questo lancio fu l'ultimo effettuato dal Falcon 1, il quale verrà sostituito dai Falcon 9. SpaceX stava lavorando da tempo a questa famiglia di lanciatori con l'intenzione di potenziare ulteriormente i razzi prodotti fino ad allora;[20] il progetto venne finanziato principalmente dalla NASA e venne inaugurato il 4 giugno 2010 con il primo volo del Falcon 9 v1.0.[20] Della prima generazione si ricorda la missione COTS Demo Flight 1 del 8 dicembre 2010: in questa occasione SpaceX fu la prima compagnia privata a lanciare, mettere in orbita e recuperare una navicella spaziale (volo inaugurale della capsula Dragon);[21] un altro episodio fu la missione COTS Demo Flight 2 del 22 maggio 2012, nella quale per la prima volta un vettore privato ha inviato una capsula verso la Stazione Spaziale Internazionale.[22] All'epoca dei primi lanci della famiglia Falcon 9, Musk dichiarò che con le sue tecnologie avrebbe potuto garantire un prezzo di lancio di 57 milioni di dollari, mentre la concorrente Arianespace stava pubblicizzando un prezzo di 137 milioni di dollari.[23]

Grazie ai primi successi, SpaceX aumentò di molto il suo valore e diversi azionisti ritennero che entro la fine del 2013 l'azienda si sarebbe quotata in borsa. Nel giugno del 2013, però, Musk smentì queste voci, affermando che avrebbe bloccato qualsiasi offerta pubblica iniziale (IPO) fino a quando il «Mars Colonial Transfer non avrebbe volato regolarmente».[24] Questa posizione verrà poi ribadita nel 2015.[25][26]

(EN)

«I just don't want SpaceX to be controlled by some private equity firm that would milk it for near-term revenue.»

(IT)

«È solo che non voglio che SpaceX sia controllato da qualche società di private equity che ne consumerebbe le risorse in breve tempo.»

L'ultima missione del Falcon 9 v1.0 fu il 1 marzo 2013, occasione del quarto lancio delle capsule Dragon (missione SpaceX CRS-2). Il sostituto del secondo vettore della SpaceX fu il Falcon 9 v1.1, un modello progettato a parte dal 2011 che sfruttava alcune tecnologie della versione precedente (come la base di lancio) integrando alcune migliorie. Questa soluzione seguì perfettamente l'approccio modulare che Musk decise di dare all'azienda e permise di contenere le spese, portando i costi di lancio a 60 milioni di dollari nel 2015.[27] Il volo inaugurale del Falcon 9 v1.1 avvenne il 29 settembre 2013 con il trasporto in orbita polare del satellite CASSIOPE.[28] In seguito a questo evento, il 3 dicembre 2013 SpaceX eseguì il primo lancio privato con obiettivo la messa in orbita geosincrona di un satellite (SES-8).[29]

Visti i successi dei primi lanci del Falcon 9 v.1.1, la società dichiarò che il tasso di produzione della linea Falcon (Falcon 9 e Falcon Heavy) sarebbe aumentato esponenzialmente negli anni. In particolare l'obiettivo era di raggiungere un ritmo produttivo di 40 stadi all'anno, utilizzabili sia dai Falcon 9 sia dai Falcon Heavy.[30] Alla fine del 2013, il tasso era di uno al mese, ma la società si attrezzò per portare questo valore a 18 all'anno verso la metà del 2014, fino a raggiungere quota 24 alla fine del 2014.[30] SpaceX, inoltre, creò processi di lancio paralleli a doppio binario con l'obiettivo di raggiungere un ritmo di due lanci al mese nel 2015.

L'azienda è cresciuta rapidamente da quando è stata fondata, passando da 160 dipendenti nel novembre 2005 a oltre 500 entro luglio 2008, a oltre 1.100 nel 2010,[31][32] 1.800 all'inizio del 2012,[33] e 3.000 all'inizio del 2013.[34] La società è cresciuta fino a 3.800 dipendenti e appaltatori entro ottobre 2013 e raggiunse quasi i 5000 alla fine del 2015. Dopo la battuta d'arresto dell'esplosione del launchpad, SpaceX è tornato a volare con successo il 14 gennaio 2017, con il lancio dei satelliti Iridium. Il 19 febbraio 2017, un Falcon 9 che trasportava CRS-10 ha effettuato il primo lancio dal Launch Complex 39A del Kennedy Space Center. La prima fase del lancio prevista per la fine di febbraio 2017 sarà quella recuperata e ristrutturata dall'8 aprile 2016. Il 23 maggio 2019 SpaceX ha dispiegato con successo i primi 60 dei circa 12.000 satelliti nel suo previsto Starlink, che intende utilizzare per fornire comunicazioni di rete a bassa latenza tramite una grande costellazione in orbita terrestre bassa (LEO). Il 30 maggio 2020, SpaceX ha lanciato con successo due astronauti della NASA (Douglas Hurley e Robert Behnken) in orbita su una navicella spaziale Crew Dragon durante SpaceX Demo-2, rendendo SpaceX la prima compagnia privata a inviare astronauti alla Stazione Spaziale Internazionale e segnando il primo lancio con equipaggio dal suolo americano in 9 anni. La missione è stata lanciata dal Launch Complex 39A del Kennedy Space Center in Florida. SpaceX Demo-2 è stato attraccato con successo alla ISS il 31 maggio 2020 e ha riportato gli astronauti sani e salvi il 2 agosto 2020.

Vicende modifica

Obiettivi modifica

Traguardi modifica

Battute d'arresto modifica

Valutazione e finanziamenti modifica

Note modifica

Esplicative modifica

  1. ^ In-Q-Tel (IQT), precedentemente Peleus e In-Q-It, è una società americana no-profit con sede ad Arlington. Essa investe in società high-tech al solo scopo di fornire alla CIA, e altre agenzie di intelligence, le informazioni più aggiornate nel campo delle tecnologie.
  2. ^ Con SpaceX Musk riuscirà ad abbassare il costo dei bulloni di alluminio anodizzato da 15 dollari a 30 centesimi; allo stesso modo farà con il materiale per gli scudi termici.
  3. ^ Falcon 9 utilizza 9 dei motori Merlin testati sul Falcon 1 monomotore; a sua volta Falcon Heavy utilizza tre fasi booster del Falcon 9.
  4. ^ Il nome scelto per questa prima esperienza nel campo della astronautica fu un omaggio al Millenium Falcon di Star Wars.

Bibliografiche e sitografiche modifica

  1. ^ SpaceX Was Born Because Elon Musk Wanted to Grow Plants on Mars, su vice.com. URL consultato il 21 agosto 202.
  2. ^ Miles O'Brien | Journalist, su milesobrien.com. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2015).
  3. ^ MarsNow 1.9 Profile: Elon Musk, Life to Mars Foundation, su www.spaceref.com. URL consultato il 27 dicembre 2015.
  4. ^ Risky Business, su www.spectrum.ieee.org. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2016).
  5. ^ Andrew Chaikin, Is SpaceX Changing the Rocket Equation?, in Air & Space Smithsonian. URL consultato il 30 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2011).
    «Significantly, the Merlin engines—like roughly 80 percent of the components for Falcon and Dragon, including even the flight computers—are made in-house. That's something SpaceX didn't originally set out to do, but was driven to by suppliers' high prices. Mueller recalls asking a vendor for an estimate on a particular engine valve. 'They came back [requesting] like a year and a half in development and hundreds of thousands of dollars. Just way out of whack. And we're like, 'No, we need it by this summer, for much, much less money.' They go, 'Good luck with that,' and kind of smirked and left.' Mueller's people made the valve themselves, and by summer they had qualified it for use with cryogenic propellants. 'That vendor, they iced us for a couple of months,' Mueller says, 'and then they called us back: 'Hey, we're willing to do that valve. You guys want to talk about it?' And we're like, 'No, we're done.' He goes, 'What do you mean you're done?' 'We qualified it. We're done.' And there was just silence at the end of the line. They were in shock.' That scenario has been repeated to the point where, Mueller says, 'we passionately avoid space vendors.»
  6. ^ a b Elon Musk's Space Dream Almost Killed Tesla, su Bloomberg.com. URL consultato il 27 dicembre 2015.
  7. ^ WebCite query result, su www.webcitation.org. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2011).
  8. ^ (EN) SpaceX | NASA Space Academy at Glenn Research Center, su NASA Space Academy at Glenn Research Center. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale l'8 giugno 2015).
  9. ^ (EN) SpaceX and Why they are Daring to Think Big | Investor Steve Jurvetson. URL consultato il 27 dicembre 2015.
  10. ^ Vance Ashlee, Elon Musk: Tesla, SpaceX, and the Quest for a Fantastic Future, HarperCollins, 2015, pp. 227–228, ISBN 978-0-06-230123-9.
  11. ^ a b c d SpaceX, storia della compagnia che ci porterà presto in viaggio su Marte, su Tgcom24. URL consultato il 21 agosto 2020.
  12. ^ SpaceX, Press Center, su SpaceX. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2013).
  13. ^ Jeff Foust, Grandi Piani per SpaceX, The Space Review, 14 novembre 2005.
  14. ^ Diane Murphy è stata assunta da SpaceX come vice presidente alle comunicazioni e marketing, su spacex.com, SpaceX. URL consultato il 24 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2008).
  15. ^ a b (EN) SpaceX Successfully Launches Falcon 1 Rocket Into Orbit, su space.com, 29 settembre 2008. URL consultato il 20 agosto 2020.
  16. ^ La storia di SpaceX: da piccola startup a colosso multi-miliardiario, su tech.everyeye.it, 30 maggio 2020. URL consultato il 20 agosto 2020.
  17. ^ NASA SELECTS SPACEX'S FALCON 9 BOOSTER AND DRAGON SPACECRAFT FOR CARGO RESUPPLY SERVICES TO THE INTERNATIONAL SPACE STATION, SpaceX, 23 dicembre 2008. URL consultato il 24 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2009).
  18. ^ SpaceX, Press Center, su SpaceX. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2011).
  19. ^ (EN) SpaceX Successfully Launches Commercial Satellite to Orbit, su space.com, 14 luglio 2009. URL consultato il 30 maggio 2020.
  20. ^ a b SpaceX Falcon 9 v1.2 Data Sheet, su www.spacelaunchreport.com. URL consultato il 15 marzo 2020.
  21. ^ (EN) SpaceX COTS Demo Flight 1, su spacelaunchnow.me, 8 dicembre 2010. URL consultato il 20 agosto 2020.
  22. ^ Dragon lascia la stazione e rientra concludendo la missione COTS C2+, su astronautinews.it, 1º giugno 2012. URL consultato il 20 agosto 2020.
  23. ^ (EN) Rakesh Sharma, How SpaceX Transformed Space Exploration, su Investopedia. URL consultato il 25 agosto 2020.
  24. ^ SpaceX IPO Cleared For Launch? Elon Musk Says Hold Your Horses, su Forbes. URL consultato il 27 dicembre 2015.
  25. ^ (EN) SpaceX Opening Seattle Plant To Build 4,000 Broadband Sats, su SpaceNews.com. URL consultato il 27 dicembre 2015.
  26. ^ Elon Musk: SpaceX goes public when Mars flights begin, su USA TODAY. URL consultato il 27 dicembre 2015.
  27. ^ (EN) CAPABILITIES & SERVICES, su spacex.com. URL consultato il 13 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2013).
  28. ^ (EN) SpaceX Falcon 9 v1.1 Data Sheet, su www.spacelaunchreport.com. URL consultato il 25 agosto 2020.
  29. ^ (EN) SpaceX Falcon 9 Successfully Launches SES-8 Commercial Satellite, su forbes.com, 3 diecembre 2013. URL consultato il 20 agosto 2020.
  30. ^ a b Emily Shanklin, Production at SpaceX, su spacex.com, 24 settembre 2013. URL consultato il 2 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2016).
  31. ^ The Space Review: Big plans for SpaceX, su www.thespacereview.com. URL consultato il 28 dicembre 2015.
  32. ^ Diane Murphy, su www.californiaspaceauthority.org. URL consultato il 28 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2010).
  33. ^ spacexcmsadmin, Company, su SpaceX. URL consultato il 28 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2013).
  34. ^ SpaceX, COTS 2 mission presskit (PDF), 2011, p. 19.