Vidas privadas

film del 2001 diretto da Fito Páez

Vidas privadas è un film del 2001 diretto da Fito Páez.

Vidas privadas
una scena dal film
Titolo originaleVidas privadas
Paese di produzioneArgentina, Spagna
Anno2001
Durata97 min
Generedrammatico
RegiaFito Páez
SceneggiaturaFito Páez e Alan Pauls
FotografiaAndrés Mazzon
MontaggioFernando Pardo
MusicheGerardo Gandini e Fito Páez
ScenografiaJorge Ferrari, Fernando Pardo e Juan Mario Roust
Interpreti e personaggi

La pellicola, primo lungometraggio del regista Páez, narra le difficoltà emotive di una donna che non ha superato i traumi subiti durante la dittatura argentina degli anni '70, passata alla storia come Guerra sporca.[1]

Carmen Uranga è una donna argentina di mezza età che dopo aver vissuto molti anni a Madrid fa ritorno a Buenos Aires per assistere il padre malato. Sua sorella Ana è un avvocato incaricato di gestire l'eredità familiare. Una volta a casa, la donna rivive il trauma di quando fu incarcerata a causa delle sue idee politiche. Durante i dieci mesi di prigione fu stuprata e costretta a dare alla luce un bambino che in seguito venne dato in adozione. Incapace da allora di avere una relazione con un uomo, Carmen sperimenta un metodo molto particolare per appagare i suoi impulsi sessuali. Ogni notte, paga un ragazzo di nome Gustavo per ascoltare la sua voce mentre legge romanzi erotici, all'unica condizione che nessuno dei due possa vedere l'altro. Ma quando Gustavo si innamora di lei e Carmen cede alle sue attenzioni, entrambe le loro vite vengono stravolte.

Distribuzione

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Il film fa il suo esordio nelle sale spagnole il 2 novembre 2001. In Messico e Argentina viene distribuito nella primavera del 2002. Il 5 giugno 2003 esce in DVD in lingua spagnola e inglese con incluso un finale alternativo meno tragico.[2]

  1. ^ (ES) Fito Páez debutó con un filme duro y doloroso, su losandes.com.ar, losandes.com, 25 settembre 2001. URL consultato il 26 dicembre 2016.
  2. ^ (ES) Orbe, Fito Páez lanza DVD de "Vidas Privadas" con final alternativo, su emol.com, emol.com, 3 luglio 2003. URL consultato il 26 dicembre 2016.

Collegamenti esterni

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