Vucumprà o vu' cumprà[1] è un neologismo diffusosi in Italia a partire dalla seconda metà degli anni 1980 per indicare i venditori ambulanti di origine extracomunitaria, nella maggior parte dei casi africana. La parola si diffuse inizialmente nella zona di Napoli e riprende il suono di una pronuncia dialettale e distorta della frase "Vuoi comprare?".[2]

Un vucumprà su una spiaggia

Il fenomeno della diffusione del neologismo "vucumprà" può essere paragonato a quello del termine "sciuscià", nato dalla storpiatura della pronuncia dell'inglese shoeshine ("lustrascarpe"), con cui alla fine della seconda guerra mondiale si iniziarono a chiamare i bambini dell'Italia meridionale che, in cambio di qualche soldo, lucidavano le scarpe ai soldati statunitensi di stanza in Italia.

La parola "vucumprà" viene a volte usata con significato esteso, ad esempio per indicare genericamente i cittadini extracomunitari immigrati, a prescindere dall'attività che svolgono. In altri casi la parola viene usata in senso dispregiativo, per alludere ad alcuni aspetti secondari del fenomeno dei venditori ambulanti stranieri, per esempio alle caratteristiche dei prodotti venduti da molti di loro (prodotti di scarso valore, imitazioni illegali di oggetti di marca, copie illegali di opere protette da diritti d'autore e similari).

Note modifica

  1. ^ Le regole di buona grafia, in italiano, impongono di evitare la grafia separata "vu cumprà" senza apostrofo, in quanto l'assenza dell'apostrofo nel troncamento «vu» (vu(oi)) lascerebbe intendere una dizione del tipo /vu kkum'pra/ («Vu' cumprà» sul dizionario DOP Archiviato il 7 aprile 2014 in Internet Archive.) con raddoppiamento fonosintattico, il quale dovrebbe essere reso per coerenza nella grafia univerbata con la doppia C, "vu(c)cumprà".
  2. ^ Corrado Giustiniani, Ma vu' cumprà è una parolaccia?, su giustiniani.blogautore.espresso.repubblica.it.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica