Andy Bey

musicista jazz, cantante, pianista

Andrew W. Bey (Newark, 28 ottobre 1939) è un cantante statunitense. Bey ha una voce baritonale con una estensione vocale di quattro ottave.

Andy Bey
NazionalitàStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
GenereJazz
Periodo di attività musicale1964 – in attività
StrumentoVoce, pianoforte
EtichettaPrestige, Atlantic, Columbia, Evidence, Savoy Jazz, HighNote

Carriera

modifica

Ha lavorato allo show televisivo del 1959/1960 Startime con Connie Francis e ha cantato per Louis Jordan. All'età di 17 anni, ha formato un trio con i suoi fratelli Salome Bey e Geraldine Bey (de Haas) chiamato Andy and the Bey Sisters. Il trio ha fatto un tour di 16 mesi in Europa. Il documentario Let's Get Lost del trombettista jazz Chet Baker del 1988 include filmati di Bey e delle sue sorelle che deliziano un pubblico parigino. Il trio ha registrato tre album (uno per la RCA Victor nel 1961 e due per la Prestige nel 1964 e nel 1965) prima di sciogliersi nel 1967. Bey ha anche lavorato con Horace Silver e Gary Bartz.

Nel 1973, Bey e Dee Dee Bridgewater furono i cantanti presenti nell'album Children of Forever di Stanley Clarke . Successivamente, Bey registrò l'album Experience and Judgment (1974), influenzato dalla musica indiana.[1] Poi è tornato all'hard bop e ha registrato cover di musicisti non jazz, come Nick Drake.[2]

Nel 1976, Bey si esibì in una produzione teatrale di A Rat's Mass di Adrienne Kennedy diretta da Cecil Taylor al La MaMa Experimental Theatre Club a East Village, Manhattan. Anche i musicisti Rashid Bakr, Jimmy Lyons, Karen Borca, David S. Ware e Raphe Malik si sono esibiti nella produzione. La produzione di Taylor ha combinato la sceneggiatura originale con un coro di voci orchestrate usate come strumenti.[3]

Gli altri album di Bey includono Ballads, Blues & Bey (1996), Tuesdays in Chinatown (2001), American Song (2004) e Ain't Necessially So (2007). Ha ricevuto il premio "2003 Jazz Vocalist of the Year" dalla Jazz Journalists Association. Il suo album American Song ha ricevuto una nomination ai Grammy come miglior album vocale jazz nel 2005.

Bey è apertamente gay. Nel 1994 gli è stato diagnosticato l'HIV, ma ha continuato la sua carriera, mantenendo uno stile di vita che includeva lo yoga e una dieta vegetariana.[4] Il produttore Herb Jordan ha supportato Bey nella rinascita della sua carriera discografica, e la loro registrazione del 1996 Ballads, Blues & Bey ha riportato Bey alla ribalta.

Premi e riconoscimenti

modifica
  • 2003: Jazz Vocalist of the Year, Jazz Journalists Association
  • 2005: nomination ai Grammy Awards, Best Jazz Vocal Album for American Song
  • 2014: NPR Music Jazz Critics Poll, Best Vocal Album for Pages from an Imaginary Life

Discografia

modifica
  • 1974: Experience and Judgment (Atlantic)
  • 1991: As Time Goes By (Jazzette)
  • 1996: Ballads, Blues & Bey (Evidence)
  • 1998: Shades of Bey (Evidence)
  • 2001: Tuesdays in Chinatown (N-Coded)
  • 2003: Chillin' with Andy Bey (Minor Music)
  • 2004: American Song (Savoy Jazz)
  • 2007: Ain't Necessarily So (12th Street)
  • 2013: The World According to Andy Bey (HighNote)
  • 2014: Pages from an Imaginary Life (HighNote)

Con Andy and the Bey Sisters

Con Gary Bartz

  • 1971: Harlem Bush Music - Taifa (Milestone)
  • 1971: Harlem Bush Music - Uhuru (Milestone)
  • 1972: Juju Street Songs (Prestige)
  • 1973: Follow, the Medicine Man (Prestige)

Con Stanley Clarke

Con Gerry Eastman

  • 1995: Songbook (Williamsburgh Music Center)

Con Howard McGhee Orchestra

  • 1966: Cookin' Time (Zim)

Con Bob Malach

  • 1995: The Searcher (Go Jazz)

Con Grachan Moncur III

Con Mtume Umoja Ensemble

  • 1972: Alkebu-Lan: Land of the Blacks (Live at the East)

Con Duke Pearson

Con Max Roach

  • 1968: Members, Don't Git Weary (Atlantic)

Con Horace Silver

  1. ^ Copia archiviata, su Down Beat. URL consultato il 27 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2011).
  2. ^ (EN) Andy Bey biography, su AllMusic, All Media Network.
  3. ^ La MaMa Archives Digital Collections. "Production: Rat's Mass, A (1976)". URL consultato l'8 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2018).
  4. ^ Copia archiviata, su jazztimes.com. URL consultato il 27 novembre 2020 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2012).

Collegamenti esterni

modifica
Controllo di autoritàVIAF (EN5122320 · ISNI (EN0000 0000 7363 8671 · SBN DDSV162177 · Europeana agent/base/91868 · LCCN (ENn91047698 · GND (DE135202914 · BNF (FRcb13939682r (data) · J9U (ENHE987007406762305171