Antica spezieria di San Giovanni

museo italiano
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L'Antica Spezieria di San Giovanni è un'ex farmacia storica, oggi adibita a museo, che ha sede in borgo Pipa 1/a a Parma, all'interno dell'abbazia di San Giovanni Evangelista.

Antica spezieria di San Giovanni
Ingresso
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàParma
Indirizzoabbazia di San Giovanni Evangelista, borgo Pipa 1/a
Coordinate44°48′12.01″N 10°19′55.23″E / 44.803336°N 10.332008°E44.803336; 10.332008
Caratteristiche
Tipofarmacia storica
Collezionistrumenti, arredi, vasi e volumi di farmacia ed erboristeria
Periodo storico collezioniXV - XIX secolo
Istituzione1951
Apertura1951
ProprietàDomaine public
Visitatori2 672 (2019)
Sito web

Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali l'ha gestita tramite il Polo museale dell'Emilia-Romagna, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.[1] Dal 2024 afferisce invece al Complesso Monumentale della Pilotta.[2]

Storia modifica

 
L'ingresso e gli interni dell'Antica Spezieria in tre dipinti di Luigi Marchesi (1857 circa)

L'abbazia di San Giovanni fu fondata nel 980[3] sul luogo di un precedente oratorio intitolato a san Colombano.[4] Al suo interno i monaci benedettini crearono, forse in origine a loro uso esclusivo, una spezieria, della cui esistenza certa si hanno notizie solo a partire dal 1201, benché sia probabile una sua fondazione più antica.[5]

Verso la fine del XV secolo la farmacia fu riorganizzata dai frati, che la dotarono anche di un nuovo arredo, in parte ancora esistente. Tuttavia, nel 1766 le leggi promulgate dal primo ministro ducale Guillaume du Tillot costrinsero i monaci a laicizzare la spezieria, che ristrutturarono secondo l'attuale disposizione;[5] murarono la porta di comunicazione con il convento, lasciando solo una piccola finestra per il passaggio dei farmaci destinati ai frati, e aprirono un nuovo ingresso per il pubblico verso l'esterno, sul lato occidentale del monastero; assegnarono ad uno speziale esterno la gestione dei locali, che fu tramandata all'interno della famiglia Gardoni fino al 1881.[5]

Nel 1896 gli ambienti furono acquistati dal Demanio, che li mantenne chiusi fino al 1951, quando ne decise la riapertura quale museo, con l'esposizione delle antiche collezioni di oggetti destinati all'attività speziale,[5] tra cui 250 vasi e attrezzi in vetro, alcuni mortai e numerosi volumi di botanica.[6]

Percorso espositivo modifica

Delle otto originarie, oggi rimangono quattro sale in stile manierista, in seguito ai lavori di ristrutturazione del XVIII secolo: la Sala del Fuoco, la Sala dei Mortai, la Sala delle Sirene e la Sala del Pozzo o degli Alambicchi; gli ambienti conservano gli antichi arredi cinquecenteschi e seicenteschi.[7]

Sala del Fuoco modifica

 
Ingresso della Sala del Fuoco

Il primo ambiente, aperto direttamente verso l'esterno attraverso una bussola in legno, è detto Sala del Fuoco per la presenza di un camino.[6]

La stanza si sviluppa su una pianta trapezoidale, ma tale irregolarità non è percepibile visivamente grazie all'arredamento ligneo e alle decorazioni del soffitto. La volta di copertura è ornata con stucchi barocchi e con un affresco cinquecentesco centrale, raffigurante l'Assunzione della Vergine, attribuito al pittore Innocenzo Martini.

La sala conserva i banconi in legno un tempo destinati alla vendita al pubblico, la cui disposizione attuale fu creata dopo il 1766, in seguito della secolarizzazione della spezieria; vi trovano collocazione le bilance ottocentesche a due bracci e i relativi pesi con le antiche unità di misura.[8]

Gli armadi e le vetrine che rivestono le pareti espongono ancora i seicenteschi vasi in maiolica dipinta con l'effigie dell'aquila di san Giovanni Evangelista.[6]

La sala ospita infine un busto ottocentesco in gesso, che raffigura Ferdinando Gardoni, figlio di Luigi, primo speziale esterno.[8]

Sala dei Mortai modifica

 
Sala dei Mortai
 
Sala dei Mortai

Il secondo ambiente, raggiungibile attraversando una porta lignea intagliata, è detto Sala dei Mortai per la presenza di una decina di antichi strumenti in marmo e in bronzo, risalenti al XVII e al XVIII secolo.[6]

Il soffitto è ornato con un affresco cinquecentesco centrale, raffigurante la Visione di San Giovanni a Patmos; la volta sottende dodici lunette decorate da pregevoli dipinti parietali, che raffigurano con tratti umanistici i medici più celebri della storia antica; il sottostante fregio è infine decorato a grottesche, con scritte glorificanti la scienza medica.[6]

La sala è rivestita perimetralmente con una serie di vetrine lignee d'epoca tardo-manierista, perfettamente armonizzate con le ante laccate delle finestre e con il tavolo centrale settecentesco. Gli scaffali conservano gli antichi vasi in maiolica ed in porcellana, risalenti al XVII, VIII e XIX secolo.[6]

Sala delle Sirene modifica

 
Sala delle Sirene
 
L'Aquila di San Giovanni al centro della volta della Sala delle Sirene

Il terzo ambiente è detto Sala delle Sirene per la presenza delle figure scolpite nelle lesene delle vetrine che si sviluppano lungo le pareti perimetrali.[6]

Il soffitto, similare a quello della sala precedente, è ornato con un affresco seicentesco centrale, raffigurante l'Aquila di San Giovanni tra putti alati; la volta sottende dodici lunette decorate da dipinti, che raffigurano altrettanti medici parmensi.[6]

Gli arredi lignei intagliati ancora presenti furono realizzati da Alessandro Vandone nel 1606, mentre la porta e le ante dipinte delle finestre furono aggiunte agli inizi del XVIII secolo. Gli scaffali conservano antichi volumi di farmacia, medicina e botanica risalenti al XVI, XVII, XVIII e XIX secolo.[6]

Sala del Pozzo o degli Alambicchi modifica

 
Sala del Pozzo o degli Alambicchi

L'ultimo ambiente, in origine utilizzato come laboratorio della spezieria, è detto Sala del Pozzo o degli Alambicchi per la presenza di un pozzo e degli antichi strumenti utilizzati per la preparazione dei medicamenti.[6]

La piccola sala, interamente restaurata nel 1996, ospita ancora i lavabi cinquecenteschi in marmo rosso di Verona, mentre sulle pareti, ricoperte da scritte ottocentesche, sono esposti numerosi alambicchi in vetro risalenti prevalentemente al XVIII secolo.[6]

Una porta laterale dà accesso alla cantina, utilizzata un tempo per la conservazione delle spezie e delle erbe medicinali.[6]

La saletta ospita infine un dipinto ottocentesco di Ignazio Affanni, raffigurante Leonida Gardoni, figlio di Ferdinando.

Note modifica

  1. ^ Organizzazione e funzionamento dei musei statali (PDF), su aedon.mulino.it. URL consultato il 21 luglio 2020.
  2. ^ Il Castello di Torrechiara accorpato alla Pilotta. Soddisfatto il Comune di Langhirano: "Opportunità di valorizzazione", su parma.repubblica.it.
  3. ^ Storia del Monastero di San Giovanni, su parmabeniartistici.beniculturali.it. URL consultato il 30 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2016).
  4. ^ San Giovanni Evangelista, su piazzaduomoparma.com. URL consultato il 30 ottobre 2016.
  5. ^ a b c d Storia dell'Antica Spezieria, su parmabeniartistici.beniculturali.it. URL consultato il 30 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2016).
  6. ^ a b c d e f g h i j k l Visita alla Spezieria, su parmabeniartistici.beniculturali.it. URL consultato il 30 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2016).
  7. ^ Antica Spezieria di San Giovanni Evangelista, su viaggiart.com. URL consultato il 30 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2016).
  8. ^ a b Antica Spezieria di San Giovanni Evangelista, su museiparma.it. URL consultato il 30 ottobre 2016.

Bibliografia modifica

  • Francesco Zanetti, La storica farmacia di S. Giovanni Evangelista in Parma, Parma, Fresching, 1951.

Voci correlate modifica

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