Archaeothyris florensis

genere di animali della famiglia Ophiacodontidae
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L'archeotiride (Archaeothyris florensis) era un piccolo tetrapode vissuto nel Carbonifero superiore (circa 320 milioni di anni fa), i cui fossili sono stati rinvenuti in Nuova Scozia.

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Archaeothyris
Ricostruzione del cranio di Archaeothyris florensis
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Synapsida
Ordine Pelycosauria
Famiglia Ophiacodontidae
Genere Archaeothyris
Specie A. florensis

Una "lucertola" antenata dei mammiferi modifica

Questo animale, dall'aspetto molto simile a quello di una grossa lucertola, era contemporaneo ai primi rettili protorotirididi come Hylonomus e Anthracodromeus. Contrariamente a questi, però, l'archeotiride era di dimensioni ben maggiori e inoltre aveva sviluppato un tipo diverso di muscolatura delle mascelle, più potente, che andava a inserirsi in una "finestra" posta sul retro del cranio. Questa caratteristica permetteva un'apertura delle fauci più ampia che nei suoi contemporanei. In sostanza, per questa caratteristica l'archeotiride è considerato il primo sinapside conosciuto, e quindi un possibile antenato di tutti i mammiferi. In particolare, questo animale è classificato all'interno del gruppo dei pelicosauri, nella famiglia degli ofiacodontidi (Ophiacodontidae).

Alberi come trappole modifica

L'archeotiride era lungo circa 50 centimetri, e ciò lo rendeva uno dei più grossi predatori terrestri del suo habitat; con tutta probabilità tra le sue prede dovevano esserci anche i protorotirididi. I fossili di tutti questi animali sono stati rinvenuti in cavità di tronchi fossilizzati di alberi primitivi alti oltre trenta metri, come Sigillaria; da ciò si è potuto ricostruire l'ambiente nel quale questi primitivi tetrapodi si muovevano. L'habitat doveva essere simile a quello delle attuali Everglades floridane, con paludi e acque salmastre abitate da grandi anfibi. Probabilmente l'archeotiride e i protorotirididi vivevano sul terreno, e ogni tanto cadevano all'interno dei tronchi spezzati di Sigillaria e Lepidodendron, rimanendovi intrappolati fino a morire.

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