Behemoth (Il maestro e Margherita)
Behemoth (in russo Бегемот, letteralmente "Ippopotamo") è un personaggio del romanzo Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov. È un demone membro del seguito di Woland, paggio e buffone.
Ippopotamo | |
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Universo | Il maestro e Margherita |
Nome orig. | Бегемот (Begemot) |
Lingua orig. | Russo |
Autore | Michail Bulgakov |
Caratteristiche immaginarie | |
Specie | Demone |
Sesso | Maschio |
Professione | aiutante di Woland, il Demonio |
«Il terzo di quella compagnia era un gatto sbucato da chi sa dove, grosso come un maiale, nero come il carbone o come un corvo, con tremendi baffi da cavalleggero. Il terzetto avanzava verso il Patriaršij, e il gatto camminava sulle zampe posteriori.[1]»
Descrizione
modificaBehemoth, spesso tradotto in Ippopotamo nelle edizioni in italiano del romanzo, ha l'aspetto di un enorme gatto grasso e nero, abbigliato in maniera chiassosa e in grado di parlare e camminare sulle zampe posteriori. In alcune scene prende un aspetto umano mantenendo però sempre alcune somiglianze con il suo sembiante solito: la grassezza, la piccola statura e i tratti felini.
Behemoth combina comicamente una ponderatezza da filosofo e maniere raffinate con comportamenti maliziosi e improvvisamente aggressivi: in una scena del romanzo, ad esempio, fra l'orrore dei presenti strappa la testa dal collo di un moscovita per riattaccarla subito dopo. È sempre pronto a fare scherzi e battute, o a provocare confusione con i suoi poteri demoniaci. Una sua trovata ricorrente è quella di apparire in forma felina e scioccare gli osservatori ignari con il suo comportamento umano. In forma umana, compie in città una serie di disastrose malefatte con la complicità di Korov'ev.
«– Noblesse oblige, – osservò il gatto e versò a Margherita un liquido trasparente in un bicchiere da vino rosso.
– È vodka? – domandò Margherita, con voce fioca.
Il gatto fu così offeso che fece un balzo sulla seggiola.
– Per carità, regina, – gracchiò, – come potrei permettermi di mescere vodka a una signora? Questo è alcool puro![2]»
Nella scena finale della cavalcata, in cui i vari personaggi al seguito di Woland abbandonano le spoglie indossate lungo la storia per apparire con aspetto più veritiero, anche Behemoth perde le sue sembianze comiche, risultando ora meditativo e drammatico:
«La notte aveva strappato anche la coda piumosa di Behemoth, gli aveva strappato il pelo e lo aveva gettato a ciocche nelle paludi. Quello che era stato il gatto che svagava il principe delle tenebre, adesso era un giovane smilzo, un demone-paggio, il miglior buffone che mai sia esistito sulla terra. Anche lui adesso era zittito e volava silenziosamente, col suo giovane volto offerto alla luce che si riversava dalla luna.[3]»
Origini
modificaNella Bibbia Behemoth è un immenso animale che compare nel libro di Giobbe, simbolo della grandezza delle opere del Creatore. È talvolta identificato con l'ippopotamo; e бегемот (begemot), che deriva da Behemoth, è appunto la parola russa per ippopotamo. Secondo alcune correnti esoteriche e religiose, Behemoth non sarebbe una creatura simbolo di Dio, bensì un essere diabolico. Probabilmente i traduttori scelsero di tradurre Бегемот come Behemoth, invece che letteralmente come Ippopotamo, per ricollegarsi a questa interpretazione.
Note
modificaBibliografia
modifica- Michail Bulgakov, Il Maestro e Margherita, traduzione di Vera Dridso, Torino, Einaudi, 1996 [1967], ISBN 978-88-06-17373-9.