Bozza:Identità Mente-Oggetto o MOI

La MOI o ipotesi dell'identità mente-oggetto è un'ipotesi per risolvere il problema della coscienza nel mondo fisico[1]. Al momento il problema della coscienza (che rimane il problema difficile o hard-problem) non ha trovato alcuna soluzione e quindi ha senso confrontare alternative diverse[2]. L'idea di base della MOI è che ciò che viene chiamato coscienza di qualcosa sia tutt’uno con la cosa stessa nel suo esistere relativamente al corpo.

È una ipotesi fisicalista ed esternalista, nel senso che non richiede altro che l’esistenza fisica dei corpi. A differenza di altre posizione fisicaliste classiche, come l'identità mente-corpo, non pone la base fisica dell'esperienza all'interno del cervello, ma nel mondo esterno al sistema nervoso centrale. Non è né una forma di panpsichismo, né una forma di idealismo. Come ipotesi ha analogie cone le teorie dell’identità mente-cervello che però propongono un’identità con i processi neurali interni al sistema nervoso. Si può considerare una forma di esternalismo in quanto pone la base fisica della coscienza al di fuori del corpo.

Idea di base modifica

La MOI parte dalla negazione di un presupposto normalmente accettato in ambito scientifico, ma tutt'ora privo di una conferma definitiva: ovvero che la localizzazione della coscienza all'interno del sistema nervoso [3]. Secondo la MOI la coscienza è tutt'uno con il mondo fisico in quanto tutto ciò che troviamo nella nostra esistenza è parte del mondo fisico: alberi, case, colori, corpi, stelle. D'altronde anche per le neuroscienze è così, solo che si identifica la coscienza con l'attività neurale, mentre per la MOI il candidato migliore è l'insieme di oggetti che producono effetti grazie al sistema nervoso.

Del resto anche negli esempi moderni di stimolazione diretta dell’attività cerebrale a partire dai pioneristici studi di Wilder Penfield fino ai lavori più recenti[4] non pare che vi siano proprietà nell’esperienza che non abbiano una controparte in una proprietà fisica (non esistono prove convincenti della possibilità di immaginare o sognare un colore che non si sia visto). Non essendoci prove dell'esistenza di un mondo mentale alla Matrix, la MOI considea l'opzione opposta, identificando la coscienza con il mondo reale.

Non a caso lo stesso Cartesio in una famosa pagina delle Meditazioni notava che la mente non crea dal nulla, ma ricombina proprietà reali del mondo esterno [5]:

Immaginiamo di sognare e che [...] non abbiamo neppure le mani, e nemmeno tutto questo corpo. Tuttavia di sicuro bisogna ammettere che quel che ci appare nel sogno richiama alcune immagini dipinte,e perciò almeno queste cose generali, gli occhi cioè, il capo, le mani e tutto il corpo, non sono oggetti immaginari, ma veri e reali. E infatti anche gli stessi pittori, anche quando si adoperano a rappresentare nelle forme più inusitate le Sirene ed i Satiri, non possono loro assegnare delle forme naturali completamente nuove, ma si limitano a mescolare insieme le membra di diversi animali; se poi si dà il caso che essi escogitino anche qualcosa di così nuovo che niente di simile sia mai stato visto, o che sia completamente artefatto e falso, tuttavia devono essere veri almeno i colori, con i quali compongono questa loro immagine che non hanno potuto essere rappresentate se non ad immagine delle cose vere e reali.

Esistenza relativa e soggettività modifica

Un concetto chiave della MOI è quello di esistenza relativa. È un concetto che affonda le sue radici nel principio eleatico (in parte analogo al detto di Alexander) che identifica esistenza e potere causale in atto. Grazie a questo criterio metodologico, la MOI è compatibile con la scienza. Non a caso, il concetto di esistenza relativa ha una prima formulazione nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo Galilei dove viene introdotto il concetto di velocità relativa che dipende intrisecamente dal sistema di riferimento; concetto che viene generalizzata, sia pure in modo diverso, da altri modelli della realtà come la relatività e la meccanica quantistica. Nel caso della MOI, ogni oggetto esiste relativamente ad altri oggetti e, nel nostro caso, relativamente al nostro corpo. Poiché ogni essere umano ha un corpo unico, ognuno vive in un mondo che, per quanto esterno, è relativo al suo corpo e quindi diverso ed unico. La realtività dell'esistenza diventa capace di farsi carico della soggettività della nostra esperienza.

Presente esteso modifica

La MOI propone di risolvere il problema posto da memoria e allucinazioni sfruttando la relatività dell'esistenza che permette di considerare un presente che si estende causalmente nel tempo e nello spazio. Il fisicalismo della MOI si trova così allineato ai recenti sviluppi nella fisica sia per quanto riguarda la relatività sia per quanto riguarda la meccanica quantistica. L’idea di base è che anche il presente sia definito in modo relativo a un effetto che, come nell’analisi della simultaneità di Albert Einstein, ogni effetto definisca un cono di eventi causalmente rilevanti e quindi esistenti relativamente a esso[6]. Questo conon di eventi e di oggetti relativi è esteso nello spazio e nel tempo. In questo modo i casi normalmente descritti come memoria o allucinazione non sarebbero altro che percezione estesa nel tempo. Il presente esteso consente poi di estendere l’identità mente-oggetto non solo agli eventi e oggetti prossimi come nella percezione standard, ma anche a oggetti remoti nello spazio-tempo, permettendo così di affrontare anche il caso della memoria e delle allucinazioni in termini di ricombinazione dell'esistente. D'altronde lo stesso Claude Shannon aveva definito, nella sua opera fondativa dell'età dell'informazione, la memoria come un caso di comunicazione lenta[7].

Sogno, illusioni e allucinazioni modifica

Una delle motivazioni classiche per suggerire una separazione tra coscienza e mondo esterno, a partire dal mito della caverna per arrivare al demone cartesiano, è la presunta autonomia di determinati contenuti esperienziali. Anche le neuroscienze in grande maggioranza interpretano questi casi come dimostrazione dell’autonomia del sistema nervoso nel produrre l’esperienza soggettiva. In contrasto, la MOI fa una proposta radicale: questi casi non sarebbero altro che casi di percezione inusuale nel corso della quale l’oggetto percepito non è prossimo al corpo, ma si trova distribuito in momenti spazio-temporali distribuiti in istanti precedenti della vita del soggetto. Questa ipotesi è stata definita ipotesi dell’oggetto jerrimandered ed è stata sviluppata congiuntamente con il filosofo americano Alex Byrne e presentata in un articolo su The Philosophical Review nel 2022 [8].

Neo-esistenzialismo e valore del finito modifica

La MOI propone un nuovo esistenzialismo non del tutto alieno da certe suggestioni del primo Jean-Paul Sartre nel suo testo La trascendenza dell'ego[9]. Se la nostra vita è tutt’uno con il mondo, l’esistenza assorbe completamente l’ontologia della realtà, non c’è una contrapposizione tra esperienza ed esistenza. Tutto è solo e semplice esistenza. In questo modo si evita il regresso infinito. Inoltre in questo modo si torna a dare valore all’esperienza soggettiva che non è più soltanto un’immagine privata e senza peso, ma è la realtà stessa. Il finito dell’esistenza, acquista così un valore ontologico irriducibile perché ciò che esiste sarebbe potuto non essere e questa differenza è, per quanto limitata, costitutiva dell’essere del mondo.

Sviluppi futuri modifica

La MOI è un’ipotesi empirica e quindi passibile sia di falsificazione che di predizioni. Come citato sopra, la principale predizione riguarda l’impossibilità di creare ex nihilo dei contenuti dell’esperienza (contenuti fenomenici per usare il gergo della filosofia della mente). La MOI però è anche in grado di fare ulteriori predizioni positive che riguardano le condizioni necessarie e sufficienti affinché un oggetto entri a far parte del mondo relativo che è identico con un certo momento esistenziale. In parole povere, questo vuol dire che la MOI predice come e quando una proprietà fisica (per esempio gli infrarossi) potrebbe entrare a far parte dell’esperienza di un soggetto (anche umano); aprendo così potenzialmente la strada a nuovi sensi. Tutto questo è al momento non verificato e in attesa di trovare le circostanze opportune per la sua verifica sperimentale.

MOI e critiche modifica

Finora, la MOI non è stata accettata dalla comunità dei filosofi e dei neuroscienziati. In realtà, non ci sono state particolari obiezioni a parte il fatto, ovvio, che se fosse vera, metterebbe in discussioni la quasi totalità dei lavori sulla coscienza basati sull’ipotesi mai dimostrata, ma vicina al senso comune, che la coscienza si debba trovare all’interno del cervello. Una delle principali predizioni della MOI: l’impossibilità di creare un contenuto mentale (un nuovo colore, per esempio) senza la corrispondente proprietà fisica non è mai stata sfatata nonostante le teoria internaliste predicano. La coscienza in quanto coscienza non esiste, è stata uno pseudoproblema inventato per difendere la separazione tra mondo e soggetto e spiegare come l’esistenza del mondo si presentasse al soggetto sottoforma di esperienza cosciente. La MOI mette da parte sia l’assunto metafisico della separazione tra soggetto e oggetto sia il concetto stesso di esperienza (o di coscienza) e propone di rifondare tutto su un nuovo punto di partenza: l’esistenza relativa [10]. L’idea è che ogni oggetto esiste relativamente ad altri oggetti e questo articolarsi nello spazio tempo non richiede alcuna separazione tra soggetto e mondo; un articolarsi che comprende geometrie quali il sogno, l’illusione e le allucinazioni [11]. Secondo la MOI il soggetto non è altro che l’insieme degli oggetti che vengono a esistere relativamente al corpo, momento dopo momento. In questo modo, si rivela che il problema della coscienza è uno pseudoproblema e che la sua soluzione (o dissoluzione) dipende dal comprendere la struttura del mondo e non dal ricercare pseudosoluzioni a uno pseudoproblema [12].

Critiche alle teorie delle neuroscienze modifica

È implicito nella MOI una forte critica nei confronti degli approcci delle neuroscienze alla coscienza. Secondo la MOI le neuroscienze soffrono di quell’errore condannato dal Galileo di Bertolt Brecht: “Credere di sapere di più di quello che non si sa”. In questo caso, credere dio sapere che la coscienza si trova all’interno del sistema nervoso. In realtà, nessun fatto fisico noto richiede la coscienza e nessun fatto fisico noto ne spiega la comparsa, almeno all’interno del cervello. Le neuroscienze non hanno finora trovato alcun fenomeno che giustificasse la coscienza. Anche le teorie più recenti – Teoria dell'informazione integrata o Teoria dello spazio di lavoro globale[13] – non hanno mai spiegato come si compie l’ultimo passo, ovvero la coscienza, ma propongono tanti primi passi che non scalfiscono minimamente il vero problema[14]. Secondo la MOI, il problema della coscienza non nasce da alcun fatto empirico o esistenziale, ma dall’accettare acriticamente l’assunto secondo cui coscienza e mondo sarebbero separate, assunto che le neuroscienze hanno declinato ponendo la coscienza all’interno del sistema nervoso centrale, senza però riuscire a trovarla o trovare alcunché ne spieghi la comparsa. In questo contesto l’identità mente-oggetto (MOI) propone un radicale cambiamento di paradigma [15].

Note modifica

  1. ^ Byrne, Alex and Manzotti, Riccardo (2022), 'Hallucination and Its Objects', in The Philosophical Review, 131 (3), 327-59; Manzotti, Riccardo (2017), The Spread Mind. Why Consciousness and the World Are One (New York: OR Books); --- (2017), Consciousness and Object. A Mind-Object Identity Physicalist Theory, Amsterdam: John Benjamins Pub.); --- (2019), 'Mind-object identity: A solution to the hard problem', in Frontiers in Psychology, 10, 1-16; --- (2023), 'There is no problem of consciousness', in IAI News, 02 February.
  2. ^ Melloni, Lucia, et al. (2021), 'Making the hard problem of consciousness easier', in Science, 372 (6454), 911-13; Seth, Anil and Bayne, Timothy (2022), 'Theories of consciousness', in Nature Reviews Neuroscience, 23 (7), 439-52.
  3. ^ Seth, 2016; Seth & Bayne 2022; Melloni et al 2021.
  4. ^ Kar, Kohitij and Krekelberg, Bart (2012), 'Transcranial electrical stimulation over visual cortex evokes phosphenes with a retinal origin.', Journal of neurophysiology, 108, 2173-8; Jacobs, Joshua, Lega, Bradley, and Anderson, Christopher (2012), 'Explaining How Brain Stimulation Can Evoke Memories', Journal of Cognitive Neuroscience, 24, 553-63; Borchers, Svenjia, et al. (2012), 'Direct electrical stimulation of human cortex — the gold standard for mapping brain functions?', Nature Reviews Neuroscience, 13, 63-71.
  5. ^ Cartesio, R. 1641, Meditazioni Met. I 6.
  6. ^ Jackson, Frank and Pargetter, Robert (1977), 'Relative Simultaneity in the Special Relativity ', Philosophy of Science, 44, 464-74.
  7. ^ Shannon, Claude Elwood (1948), 'A Mathematical Theory of Communication', Bell System Technical Journal, 27, 379-423,623-56.
  8. ^ Byrne, Alex and Manzotti, Riccardo (2022), 'Hallucination and Its Objects', The Philosophical Review, 131 (3), 327-59.
  9. ^ Sartre 1934
  10. ^ Manzotti 2017.
  11. ^ Byrne & Manzotti, 2022.
  12. ^ Kuhn 1962.
  13. ^ Lenharo, M. (2024). "Consciousness: the future of an embattled field". Nature, 625, 438-440.
  14. ^ Seth. 2016; Melloni et al. 2021; Lenharo 2024.
  15. ^ Manzotti, 2017; Byrne & Manzotti, 2022.

Bibliografia modifica

  • Byrne, A., & Manzotti, R. (2022). "Hallucination and Its Objects". The Philosophical Review, 131(3), 327-359.
  • Borchers, Svenjia, et al. (2012), 'Direct electrical stimulation of human cortex — the gold standard for mapping brain functions?', Nature Reviews Neuroscience, 13, 63-71.
  • Jacobs, Joshua, Lega, Bradley, and Anderson, Christopher (2012), 'Explaining How Brain Stimulation Can Evoke Memories', Journal of Cognitive Neuroscience, 24, 553-63.
  • Kar, Kohitij and Krekelberg, Bart (2012), 'Transcranial electrical stimulation over visual cortex evokes phosphenes with a retinal origin.', Journal of neurophysiology, 108, 2173-8.
  • Kuhn, T. S. (1962). The Structure of Scientific Revolutions. Chicago: The University of Chicago Press.
  • Manzotti, R. (2017). Consciousness and Object: A Mind-Object Identity Physicalist Theory. Amsterdam: John Benjamins Publishing Company.
  • Manzotti, R. (2019). "Mind-object identity: A solution to the hard problem". Frontiers in Psychology, 10, Article 1.
  • Manzotti, R. (2023). "There is no problem of consciousness". IAI News, 02 February.
  • Melloni, L., Mudrik, L., Pitts, M., & Koch, C. (2021). "Making the hard problem of consciousness easier". Science, 372(6454), 911-913.
  • Lenharo, M. (2024), "Consciousness: the future of an embattled field". Nature, 625, 438-440.
  • Seth, A., & Bayne, T. (2022). "Theories of consciousness". Nature Reviews Neuroscience, 23(7), 439-452.
  • Seth, A. K. (2016). "The real problem". Aeon, 11, Article 1.

Voci correlate modifica

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