Caso degli emoderivati infetti nel Regno Unito

Il caso degli emoderivati infetti nel Regno Unito è un caso di cronaca emerso quando migliaia di emofilici sono risultati essere infetti dai virus HIV e dell'epatite C in seguito alla somministrazione di fattori della coagulazione forniti dal servizio sanitario nazionale (NHS) tra gli anni settanta e gli anni ottanta.

Fino all'ottobre 2017, sono stati registrati almeno 1.246 decessi in persone che hanno fatto uso di fattore VIII e fattore IX ma secondo alcune stime il numero totale di morti potrebbe raggiungere i 2.400 sebbene non siano note cifre esatte.

Gli organi di informazione hanno talvolta riportato incorrettamente i trattamenti ricevuti dagli emofilici come "trasfusioni di sangue" ma in realtà gli emoderivati utilizzati erano un prodotto farmaceutico ottenuto dal plasma in base alle norme sui farmaci (il Medicines Act) e non avevano alcuna relazione con le trasfusioni, sebbene anch'esse abbiano trasmesso infezioni in altri casi (si veda lo scandalo del sangue infetto).

Le infezioni sono state causate principalmente dal fattore VIII, un emoderivato proveniente dagli Stati Uniti e non solo. La produzione di questi farmaci comportava processi produttivi pericolosi dal punto di vista infettivo:[1] venivano infatti utilizzati gruppi numerosi di donatori a pagamento (fino a 60.000 donatori per lotto, inclusi detenuti e tossicodipendenti) quando un solo donatore infetto sarebbe stato sufficiente a contaminare un intero lotto, che poi avrebbe a sua volta infettato i pazienti a cui veniva infuso l'emoderivato.[2] All'epoca dello svolgimento dei fatti, negli Stati Uniti la pratica di pagare i donatori di sangue intero era cessata mentre permaneva per le donazioni di plasma. Il Regno Unito non importava sangue intero dall'estero[3] bensì importava grandi quantità di fattore VIII somministrato agli emofilici, come descritto nel documentario Factor 8: The Arkansas Prison Blood Scandal. Motivo principale delle importazioni di prodotti emoderivati nel Regno Unito è stata la non autosufficienza a livello nazionale.[4][5]

Uno studio pubblicato nel 1986 ha mostrato che il 76% delle persone che hanno utilizzato fattori della coagulazione commerciali sono stati infettati dall'HIV, al contrario di nessun caso di infezione in persone che utilizzavano il precedente trattamento mediante crioprecipitato.[6]

Nessuna entità governativa, sanitaria o farmaceutica nel Regno Unito hanno ammesso alcuna responsabilità in questo caso e non sono stati corrisposti indennizzi o risarcimenti alle persone infettate o ai loro familiari, sebbene il governo abbia fornito, attraverso un trust, dei benefici su base reddituale per alcune persone infette da HIV sopravvissute.[7]

Note modifica

  1. ^ (EN) Bad Blood: A Cautionary Tale, su KPBS, 4 agosto 2011.
  2. ^ (EN) Product Safety, su Hemophilia Federation (India).
  3. ^ (EN) Blood: Licensing Requirements, su Parliament of the United Kingdom, 5 dicembre 1983.
  4. ^ (EN) Owen demands inquiry into infected blood scandal, in The Guardian, 19 agosto 2002.
  5. ^ (EN) HIV blood disaster papers 'were pulped', in The Telegraph, 12 luglio 2007.
  6. ^ (EN) Joan C. Gill, Jay E. Menitove, Philip R. Anderson, James T. Casper, Sushilkumar G. Devare, Charles Wood, Stuart Adair, James Casey, Christi Scheffel e Robert R. Montgomery, HTLV-III serology in hemophilia: Relationship with immunologic abnormalities (abstract), in The Journal of Pediatrics, vol. 108, n. 4, aprile 1986, pp. 511-516, DOI:10.1016/S0022-3476(86)80824-1, PMID 3083075.
  7. ^ (EN) The MacFarlane Trust, su macfarlane.org.uk.

Voci correlate modifica