Leopoldia comosa

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Il lampascione o lampagione, detto anche muscari chiomato, aglio di biscia, aglio delle vigne[senza fonte], bulboide lampocomoro, cipolla canina, cipolletta calabrese, cipollaccia turchina, cervellino, cipollaccio col fiocco o giacinto dal pennacchio[1] (Leopoldia comosa (L.) Parl.) è una pianta erbacea della famiglia delle Asparagacee[2], diffusa nelle regioni mediterranee.

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Lampascione
Leopoldia comosa
Illustrazione da:
Jakob Sturm,
"Deutschlands Flora in Abbildungen",
Stuttgart (1796)
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Monocotiledoni
Ordine Asparagales
Famiglia Asparagaceae
Sottofamiglia Scilloideae
Genere Leopoldia
Specie L. comosa
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Liliopsida
Ordine Liliales
Famiglia Liliaceae
Genere Leopoldia
Specie L. comosa
Nomenclatura binomiale
Leopoldia comosa
(L.) Parl.
Sinonimi

Bellevalia holzmanni
Heldr.
Hyacinthus comosum
L.
Leopoldia anguliflora
Lojac.
Leopoldia bonanniana
Lojac.
Leopoldia calandriniana
Parl.
Muscari comosum
(L.) Mill.
Muscari cupanianum
Gerbino & Taranto
Muscari pyramidale
Tausch
Muscari segusianum
E.P. Perrier & Songeon

Descrizione modifica

I fiori della sua pianta sbocciano a fine inverno e sono persistenti fino all'estate.

Il bulbo globuloso di tale pianta, ricco di sali minerali e che cresce a 12-20 cm circa nel sottosuolo, è simile a una piccola cipolla di sapore amarognolo ed è consumato specialmente nell'Italia meridionale, particolarmente in Basilicata, Puglia e Calabria.

Riconoscimenti modifica

I lampascioni sono riconosciuti come uno dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani di Basilicata e Puglia.[3]

Usi modifica

Cucina modifica

Lampascioni
 
Lampascioni sott'olio
Origini
Luogo d'origine  Italia
RegioniBasilicata
Puglia
Calabria
Zona di produzioneBasilicata, Puglia, Calabria
Dettagli
Categoriaortofrutticolo
RiconoscimentoP.A.T.
SettoreProdotti vegetali allo stato naturale o trasformati

Il lampascione, nella cucina tradizionale lucana, pugliese e calabrese, si prepara dopo aver ripulito i singoli bulbi di ogni traccia di terra e di radici, e dopo averli tenuti in acqua per diverse ore dopo una preventiva rapida bollitura per consentir loro di perdere il liquido amaro che caratterizza il loro sapore.

I bulbi vanno cucinati interi, ma dopo averli intaccati nella parte inferiore (quella più larga) con un coltello, in maniera diversa a seconda della preparazione, che può essere in padella semplice, in padella con le uova o sott'olio.

Nei primi due casi andranno incisi con numerosi tagli perpendicolari a formare una stella dalle molte punte, di modo che durante la cottura possano aprirsi come piccoli fiori. In tal modo possono essere stufati in padella con un coperchio, aggiungendo solo olio e poco sale, e schiacciandoli leggermente col dorso di una forchetta, oppure soffritti (poco), poi schiacciati leggermente con la forchetta e infine uniti alle uova sbattute con la sola aggiunta di un pizzico di sale.

Incisi invece con una semplice croce, i lampascioni possono essere bolliti in acqua e aceto (una parte di acqua e una di aceto) con l'aggiunta di circa due pugni di sale grosso per 5 litri d'acqua. Una volta raffreddati potranno essere posti in olio di oliva senza altri aromi, o con l'aggiunta di aromi quali timo, origano e peperoncino.

Si tratta di un prodotto che in tutte le preparazioni va cucinato con molta semplicità, poiché il già forte sentore di amaro è sufficiente a dargli il tipico carattere. I lampascioni hanno un profumo dolciastro e aromatico, e un sapore che coniuga una decisa nota amara con un retrogusto dolce molto rotondo e delicato.

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ Achille Morricone; Vincenzo Pedicino, Dizionario dietetico degli alimenti, Milano, A. Vallardi, 1986, p. 224.
  2. ^ (EN) Leopoldia comosa, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 25 novembre 2021.
  3. ^ Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, DM Prodotti tradizionali (nona revisione)[collegamento interrotto]

Bibliografia modifica

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