Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale
La Convenzione per salvaguardia del patrimonio culturale immateriale è un trattato adottato a Parigi il 17 ottobre 2003 durante la trentaduesima sessione della Conferenza generale dell'UNESCO.
Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale | |
---|---|
Mappa degli Stati membri aggiornata al 2017 | |
Tipo | trattato multilaterale aperto |
Contesto | regolamentare la tutela del patrimonio culturale immateriale nel mondo |
Firma | 17 ottobre 2003 |
Luogo | Parigi |
Parti | 181[1] |
Depositario | Direttore generale dell'UNESCO |
Lingue | Arabo, Cinese, Inglese, Francese, Russo e Spagnolo |
voci di trattati presenti su Wikipedia |
Tale Convenzione è diventata un pilastro nell'evoluzione delle politiche internazionali mirate a promuovere la diversità culturale, riconoscendo il bisogno di sostenere le espressioni culturali, che fino ad allora non avevano beneficiato di un quadro giuridico così importante, composto da 9 sezioni e 40 articoli.
Norme generali
modificaArticolo 1
modificaTra gli scopi della Convenzione sono inclusi:
- Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale;
- Assicurazione del rispetto per il patrimonio culturale immateriale da parte di comunità, gruppi e individui;
- Consapevolezza a livello locale, nazionale e internazionale dell'importanza del patrimonio culturale immateriale
- Promozione della cooperazione internazionale e il sostegno.[2]
Articolo 2
modificaSi definisce "patrimonio culturale immateriale":
«le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze e le abilità – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale.»
In particolare tale definizione è da intendere come:
- Tradizionale e vivente: Il patrimonio culturale immateriale comprende non solo le tradizioni ereditate del passato ma anche le pratiche rurali e urbane contemporanee;
- Inclusivo: È possibile condividere espressioni di patrimonio culturale immateriale simili a quelle praticate da altri in funzione alla coesione sociale ed incoraggiando il senso di identità;
- Rappresentativo: Il patrimonio culturale immateriale non è valutato come bene culturale su base comparativa, ma secondo un criterio di esclusività considerando il suo valore eccezionale, generato a partire dalle comunità, con un collegamento alla conoscenza delle tradizioni, delle competenze e dei costumi, trasmesso tra generazioni;
- Basato sulla comunità: Può essere definito patrimonio solo quando è riconosciuto come tale dalle comunità, dai gruppi o dagli individui che lo creano, lo mantengono e lo trasmettono.[3]
Adesioni
modificaAlla sessione del 2003 la convenzione fu votata a larga maggioranza con 120 Stati membri favorevoli e nessuno contrario. Ci furono alcuni astenuti, tra cui i maggiori paesi anglosassoni. La convenzione divenne normativa internazionale il 30 aprile 2006 e entro quell'anno fu ratificata e accettata da 68 Stati. Nel 2014 gli accettanti superavano i 160, avvicinandosi all'unanimità.[4]
È stata ratificata dall'Italia con Legge 27 settembre 2007, n. 167.
Al 2023 gli aderenti sono 181[1].
Note
modifica- ^ a b (EN) Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage, su unesco.org. URL consultato il 2 ottobre 2023.
- ^ https://unescoblob.blob.core.windows.net/documenti/5934dd11-74de-483c-89d5-328a69157f10/Convenzione%20Patrimonio%20Immateriale_ITA%202.pdf
- ^ https://www.unesco.beniculturali.it/convenzione-2003/
- ^ (EN) Richard Kurin, U.S. Consideration of the Intangible Cultural Heritage Convention, in Ethnologies, vol. 36, n. 1-2, 2014, pp. 325–358.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- (EN) Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Testo della Convenzione