Creola (brano musicale)

Creola è una canzone a ritmo di tango composta nel 1926 da Ripp, pseudonimo di Luigi Miaglia, autore di commedie musicali negli anni venti, su testo di Bel Ami[1].

Isa Bluette
Ripp, pseudonimo di Luigi Miaglia (info file)
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«Creola» versione autoprodotta solo strumentale

«[...] Creola
dalla bruna aureola
per pietà sorridimi
che l'amor m'assal»

Nella versione cantata popolarmente il termine "aureola", riferito probabilmente all'aureola dei "bruni capelli", veniva storpiato pronunciandolo come "bruna areola", sembrando più logico che della creola, di solito rappresentata seminuda, si notasse più il colore scuro del capezzolo (areola) che un'improbabile santità (aureola)[2].

La canzone, che s'inserisce nella diffusione in Italia dei cosiddetti ritmi "latini" provenienti dall'America meridionale e del ritorno del tango[3], fu lanciata da Daniele Serra nel 1926[4], e fu molto diffusa nel ventennio fascista nella versione di Isa Bluette, alla quale lo stesso autore si era ispirato nel comporre la canzone[5]. Il motivo iniziale riprende l'allegro del 6 doppio concerto del padre Antonio Soler.

Ebbe nuovo successo negli anni cinquanta e sessanta per l'interpretazione di cantanti come Nilla Pizzi, Milva, Achille Togliani, Claudio Villa e Gigliola Cinquetti.

Un verso della canzone fu preso come titolo del film del 1968 Straziami, ma di baci saziami, diretto da Dino Risi. Il testo, fortemente, e forse involontariamente, kitsch, proprio per i toni esageratamente passionali ed erotici, si adattava bene a fare da titolo a questa pellicola dal contenuto comico popolare.

  1. ^ AA.VV, Panta. Agenda Marchesi, Giunti, 20 novembre 2015, ISBN 9788858772300. URL consultato il 22 dicembre 2017.
  2. ^ Giuseppe Barbieri, Per Libera nos a malo: a 40 anni dal libro di Luigi Meneghello: atti del Convegno internazionale di studi "In un semplice ghiribizzo" (Malo, Museo Casabianca, 4-6 settembre 2003, ed. Terra ferma, 2005 p. 37
  3. ^ Grande successo ebbe nello stesso periodo il Tango delle capinere (1928)
  4. ^ Mario Isnenghi, Ersilia Alessandrone Perona, I luoghi della memoria: Simboli e miti dell'Italia unita, Volume 1, Laterza, 1996, p.152
  5. ^ Felice Cappa, Piero Gelli, Marco Mattarozzi, Dizionario dello spettacolo del '900, ed. Baldini Castoldi Dalai, 1998 p. 132

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