Don Doko Don

videogioco del 1989

Don Doko Don (ドンドコドン?) è un videogioco a piattaforme e d'azione per arcade, sviluppato e pubblicato dalla Taito nel 1989. Venne convertito per le console PC Engine e Famicom ed è incluso all'interno di Taito Legends 2, raccolta per PC, PlayStation 2 e Xbox.

Don Doko Don
videogioco
Schermata della versione arcade
Titolo originaleドンドコドン?
PiattaformaArcade, Nintendo Entertainment System, PC Engine
Data di pubblicazioneArcade:
Giappone luglio 1989[1]
Mondo/non specificato 1989

Famicom:
Giappone 9 marzo 1990
PC Engine:
Giappone 31 maggio 1990

GenerePiattaforme, azione
TemaFantasy
OrigineGiappone
SviluppoTaito
PubblicazioneTaito
ProduzioneSeiji Kawakami, Toshiaki Matsumoto, Hiroyuki Sakō
MusicheMasahiko Takaki, Yasuko Yamada
Modalità di giocoGiocatore singolo, due giocatori in simultanea
Periferiche di inputGamepad
SupportoHuCard, cartuccia
Seguito daDon Doko Don 2
Specifiche arcade
CPUMC68000 a 12 MHz[2]
Processore audioSound CPU: Z80 a 4 MHz
Sound chip: YM2610
SchermoRaster orizzontale
Risoluzione320x224 pixel
Periferica di inputJoystick 2 direzioni, 2 pulsanti

Tre anni dopo (nel 1992) esce in esclusiva su Famicom il diretto sequel, Don Doko Don 2, prodotto da Natsume.[3]

Bob e Jim sono due fratelli nani barbuti che assistono al rapimento della principessa e del re del castello di Marry Land. Quando ciò accade il cielo si oscura improvvisamente. Bob e Jim si mettono all'inseguimento dei rapitori per salvarli.

Modalità di gioco

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Armati di martello di legno ciascuno, Bob e Jim sono i protagonisti di Don Doko Don. L'obiettivo è semplice: ripulisce l'area di gioco dai nemici che lo invadono. Ogni dieci livelli c'è un boss che, una volta sconfitto, si sposta in un'area diversa di Marry Land. Il titolo è composto da 50 livelli, più quelli inversi, accessibili tramite un trucco, che vanno dal numero 51 al 101, che non sono altro che uguali ai primi cinquanta ma con maggiore difficoltà. Nel livello 101 i personaggi affrontano il re trasformato in una mucca gigante. Per ottenere il vero finale bisogna completare quei livelli inversi e sconfiggere il re. Durante il gioco sono accessibili alcune stanze segrete.

Bob e Jim possono schiacciare i nemici con i loro martelli, lasciandoli schiacciati e storditi, ma possono riprendersi e continuare a muoversi. Per distruggere i nemici, dopo averli schiacciati, li devono raccogliere e lanciare contro qualche superficie o nemico. Se si lancia un nemico contro altri, sia quello lanciato che gli altri vengono eliminati, ma non sempre tutti vengono colpiti e distrutti. I personaggi hanno una barra del potere che inizia da zero. Questo si riempie quando vengono raccolti determinati oggetti o i nemici vengono sconfitti; se i personaggi perdono una vita, la barra del potere ritorna a zero. Più piena è la barra del potere, più forte sarà il lancio dei personaggi contro i nemici storditi, potendo anche lanciare i nemici e farli attraversare piattaforme e muri e scontrarsi con altri nemici.

Nel gioco compaiono power-up sotto forma di oggetti che migliorano le abilità dei personaggi, come quelli che aumentano la barra della potenza, la velocità, la potenza del martello, ecc. Infine, se il giocatore impiega troppo tempo per completare un livello, un diavolo volante (molto simile a quelli presenti in The Fairyland Story e The NewZealand Story) entrerà in scena per uccidere uno dei protagonisti.

Accoglienza

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In Giappone, la rivista Game Machine elencò Don Doko Don nel numero del 15 agosto 1989 come la dodicesima unità arcade di maggior successo del mese.[4]

  1. ^ (JA) Masumi Akagi, アーケードTVゲームリスト 国内•海外編 (1971-2005), Nishinomiya, Amusement Tsūshin-sha, 2006, p. 43, ISBN 9784990251215.
  2. ^ (EN) Taito F1 System Hardware (Taito), su system16.com. URL consultato il 17 settembre 2024.
  3. ^ (EN) Lee Tursi, Don Doko Don 2, su Hardcore Gaming 101, 16 aprile 2020. URL consultato il 17 settembre 2024.
  4. ^ (JA) Game Machine's Best Hit Games 25 - テーブル型TVゲーム機 (Table Videos) (PDF), su Game Machine, Amusement News Agency, 15 agosto 1989. URL consultato il 17 maggio 2020 (archiviato il 31 gennaio 2020).

Collegamenti esterni

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