Enopide di Chio

astronomo, matematico e fisico greco antico

Enopide di Chio (in greco antico: Οἰνοπίδης ὁ Χῖος?, Oinopídēs ho Chîos; Chio, 500 a.C. circa – 420 a.C. circa) è stato un astronomo, matematico e fisico greco antico.

Biografia modifica

Fu probabilmente contemporaneo di Anassagora. In gioventù visitò l'Egitto dove apprese importanti nozioni di astronomia, matematica e fisica[1].

Astronomia modifica

Il principale risultato ottenuto da Enopide in campo astronomico, è stata la scoperta dell'angolo esistente tra il piano dell'equatore celeste e lo zodiaco (il percorso apparente del Sole nel cielo in un anno)[2][3]. Per alcuni storici antichi la scoperta dell'obliquità dell'eclittica dovrebbe essere attribuita a Pitagora, mentre Enopide se ne sarebbe appropriato indebitamente[4][5]; ma il matematico Teone di Smirne l'assegnava senz'altro a Enopide[6]. In ogni modo Enopide (o Pitagora) aveva effettuato solo una osservazione qualitativa dell'obliquità dell'eclittica; per una misura precisa dell'inclinazione dell'asse terrestre occorrerà aspettare un paio di secoli, allorché Eratostene misurò l'angolo con una buona precisione[7].

Enopide determinò anche un valore del "Grande anno", il più piccolo intervallo di tempo che contiene un numero intero di anni e un numero intero di lunazioni. Enopide propose un grande anno composto di 59 anni solari. Riferisce Giovanni Virginio Schiaparelli (1835-1910), astronomo e storico dell'astronomia antica:

«L'intervallo di 59 anni solari rappresenta molto esattamente il doppio della rivoluzione di Saturno, e abbastanza bene il quintuplo di quella di Giove; quelle di Venere e di Mercurio nel sistema geocentrico sono identiche al periodo annuo del Sole: delle rivoluzioni di Marte né allora, né poi ancor per molto tempo si ebbe un'idea esatta, a cagione delle grandi divagazioni che fa questo pianeta. La lunghezza dell'anno solare era assunta da Enopide in giorni 365+(22/59); questo numero, moltiplicato per 59, dà come durata totale del ciclo giorni 21557 e 730 lunazioni quasi esattamente. Il ciclo di Enopide rappresenta bene il moto della Luna, ma non altrettanto bene quello del Sole, perché in realtà 59 anni solari non arrivano a 21550 giorni.»

Poiché le posizioni relative del Sole e della Luna si ripetono dopo ogni "Grande anno", il valore di quest'ultimo offriva a Epimenide un mezzo per predire le eclissi, di sole e di luna. Consapevole dell'importanza del "Grande anno", Enopide ne fece scolpire lo schema sopra una tavola di bronzo che venne affissa pubblicamente a Olimpia. Questo è il primo esempio accertato di un parapegma astronomico; cioè di un calendario ciclico affisso in pubblico e proposto per uso generale.

Geometria modifica

Proclo nel Commento al I libro degli Elementi di Euclide attribuisce a Enopide due proposizioni riprese poi da Euclide: la proposizione I, 12 e la I, 23[8]. La proposizione I, 12 recita: "Ad una data retta illimitata, da un punto dato ad esso esterno, condurre una linea retta perpendicolare"[9], mentre la proposizione I, 23 recita: "Costruire una retta data, e [con vertice] in un [dato] punto di essa, un angolo rettilineo uguale ad angolo rettilineo dato"[10].

A proposito della proposizione I, 12 Proclo scrive che Enopide si interessò all'argomento perché utile per i suoi studi di astronomia. L'attribuzione a Enopide della proposizione I, 23, definita "invenzione" (in lingua greca: εὒρημα), venne ripresa da Proclo da una storia della matematica, oggi perduta, scritta da Eudemo da Rodi, un allievo di Aristotele. Secondo lo storico della matematica Attilio Frajese ad Enopide si deve in realtà attribuire la precedente proposizione I, 22 ("Con tre rette uguali a tre rette date, costruire un triangolo: occorre dunque che la somma di due di esse, comunque prese, sia maggiore della rimanente") che della proposizione I, 23 costituisce la necessaria premessa. Le due proposizioni I, 12 e I, 22 costituiscono inoltre le premesse per lo sviluppo di un interessante capitolo della geometria (retta secante un cerchio, cerchi secanti fra loro)[11][12].

Fisica modifica

Enopide si interessò alle cause delle inondazioni del Nilo nella stagione estiva. Sulla base di sue osservazioni sulla temperatura dell'acqua nelle sorgenti profonde, Enopide fece l'inferenza che l'acqua del sottosuolo fosse fredda in estate e calda in inverno. In inverno, l'elevata temperatura dell'acqua calda ne favorirebbe l'evaporazione; al contrario in estate, l'evaporazione sarebbe impedita dalla bassa temperatura dell'acqua la impedirebbe per cui l'acqua eccedente uscirebbe fuori dagli argini. Riferisce Diodoro Siculo:

«Enopida di Chio ebbe l'opinione seguente. Nella state, diss'egli, le acque sotto terra sono fredde, ed al contrario sono calde l'inverno: il che manifestamente si vede ne' pozzi profondi; poiché nell'asprissimo inverno l'acqua in essi è pochissimo fredda, e nella state da essi si trae freddissima. Perciò per una ragione probabile il Nilo in inverno diminuisce e ristringesi, assorbendo il calore racchiuso nella terra moltissima sostanza umida, e niuna pioggia cadendo in Egitto. Nella state poi non venendo più ne' profondi della terra assorbita alcuna parte di umore , pel commun ordine della natura il suo letto si riempie senza impedimento veruno. Ma a questo deesi opporre , che molti fiumi di Libia, avendo egualmente situate le loro foci, e progredendo con simile corso , non egualmente s'ingrossano , e crescono come il Nilo: che anzi al contrario s'empiono nell'inverno ; e nella state diminuiscono; il che convince Enopida di fallacia, come quello, che con finzioni probabili tenta di distruggere la verità.»

Note modifica

  1. ^ Diodoro Siculo, Biblioteca I, 2, XVI. Traduz. in lingua italiana: Biblioteca storica di Diodoro Siculo volgarizzata dal cav. Compagnoni, Milano : dalla tipografia di Gio. Battista Sonzogno, 1820-1822, Tomo I, p. 191 Biblioteca storica - Diodorus Siculus - Google Libri
  2. ^ Bernardino Baldi, Cronica de matematici: overo Epitome dell'istoria delle vite loro. Urbino : Angelo Antonio Monticelli, 1707 (Wikisource)
  3. ^ Bernardino Baldi, Versi e prose scelte di Bernardino Baldi, annotate e ordinate da Filippo Ugolini e Filippo Luigi Polidori. Firenze : Felice Le Monnier, 1859, p. 419-420 (on-line)
  4. ^ Pseudo-Plutarco, De placit phil. II, 12
  5. ^ Stobeo Ecl. phys. 502, p. 138 M
  6. ^ Teone di Smirne, p. 321 D. 198 H.
  7. ^ Nuccio D'Anna, Il gioco cosmico. Tempo ed eternità nell'antica Grecia. Presentazione di Giovanni Casadio. Roma : Edizioni Mediterranee, 2006, p. 79, ISBN 88-272-1847-5, ISBN 978-88-272-1847-1
  8. ^ Proclus Diadochus, Procli Diadochi in primum Euclidis Elementorum librum commentarii, ex recognitione Godofredi Friedlein. Lipsiae : in aedibus B. G. Teubneri, 1873, p. 283, 7-10
  9. ^ Euclides, Gli elementi, a cura di Attilio Frajese e Lamberto Maccioni. Torino : Utet, 1970, pp. 93-95
  10. ^ Euclides, Gli elementi, a cura di Attilio Frajese e Lamberto Maccioni. Torino : Utet, 1970, pp. 112-113
  11. ^ Euclides, Gli elementi, a cura di Attilio Frajese e Lamberto Maccioni. Torino : Utet, 1970, pp. 113-114
  12. ^ Attilio Frajese, Il cerchio nelle geometria di Enopide di Chio., in Archimede, dicembre 1967, pp. 285-294.

Bibliografia modifica

  • István M. Bodnár, Oenopides of Chius: A survey of the modern literature with a collection of the ancient testimonia, 2007, Max-Planck-Inst. für Wissenschaftsgeschichte
  • Ivor Bulmer-Thomas, "Oenopides of Chios" in Dictionary of Scientific Biography, 10, pag. 179-182

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