Ex seminario regionale Pio XI

L'ex Seminario Regionale Campano Pio XI è stato il seminario regionale della Regione Campania, istituito dall'omonimo papa negli anni trenta del Novecento. Entrato in funzione sotto l'arcivescovo Nicola Monterisi[1], e annoverando fra coloro che lo frequentarono l'attuale arcivescovo emerito di Salerno, Gerardo Pierro, fu chiuso sotto Gaetano Pollio a causa della drastica diminuzione dei seminaristi e per l'entità delle spese necessaria al suo mantenimento[2].

Ex-Seminario Regionale Pio XI
Localizzazione
StatoItalia Italia
RegioneCampania
LocalitàSalerno
Informazioni generali
Condizioniparzialmente in uso
CostruzioneXX secolo
Inaugurazione1932
Stilerazionalista
Realizzazione
IngegnerePietro Momo
ProprietarioComune di Salerno

StoriaModifica

 
Visuale del complesso dal Parco del Seminario, padiglione del Liceo Artistico

Nel 1929 Salerno fu scelta da una commissione di vescovi come sede del Seminario Regionale e, nel 1930, fu stipulato un contratto per l'acquisto, da parte della Santa Sede, dell'area per la costruzione. Dopo alcune proposte iniziali, che lo vedevano collocato in una qualche località della costiera amalfitana per la salubrità del clima e l'assenza dei pericoli della città, o anche presso la Badia di Cava de' Tirreni[3], venne infine scelta la zona attuale, posta a nord della città, in contrada Vallone Cernicchiara, più conosciuta con il nome di Cupa Cupeti[4], ed era quanto di meglio si potesse trovare per una simile destinazione: perfettamente isolata ed elevata, ma allo stesso tempo collegata al centro della città mediante una strada, ancora oggi chiamata via Pio XI, costruita appositamente dall'Amministrazione Comunale. Il complesso, voluto da monsignor Nicola Monterisi, fu progettato dall'ingegnere romano Pietro Momo nel 1930 ed i lavori, iniziati nel giugno del 1931, si conclusero dopo un anno, così che le attività del seminario potessero parzialmente iniziare nel novembre del 1932[5].

Dopo esser stato posto dal pontefice sotto la protezione della Vergine Annunziata, e dunque inaugurato ufficialmente il 22 ottobre 1933 alla presenza del cardinal Gaetano Bisleti[6], come suo primo rettore venne nominato monsignor Roberto Nogara, futuro arcivescovo di Cosenza[7], a cui seguirono poi Domenico Raimondi (1935-1941), Pietro Ossola (1941-1943)[8], Francesco Marchesani (1943-1944), Lorenzo Gargiulo, futuro arcivescovo di Gaeta[9], l'arcivescovo Arrigo Pintonello (1946-1953), monsignore Antonio Verrastro (1953-1966) e Rocco De Leo (1966-1972).[10] Ultimo rettore del seminario Pio XI fu Monsignor Giovanni Pirone (1972-1976).

 
Interno della chiesa sconsacrata dell'ex Seminario, oggi abbandonata e soggetto a saccheggi e devastazioni vandaliche[11]. Nel 2009 una porzione del tetto del padiglione è crollata, dopo circa trent'anni di abbandono della struttura[12].

Il Seminario rappresentò, per la sua imponenza, la più grande operazione edilizia eseguita a Salerno durante il Ventennio, ed all'epoca venne indicato, per la sua ampiezza, come il secondo in Italia[13]. Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel periodo di Salerno Capitale, per reperire sedi per i ministeri e i funzionari si pensò di requisire il complesso, sia per gli uffici che per gli alloggi, e difatti per una settimana la pineta della struttura fu occupata dai militari[14]. Tuttavia, all'idea di requisizione, formulata da parte del maresciallo Pietro Badoglio, si oppose fermamente l'allora arcivescovo di Salerno Monterisi[15][16], il quale fece notare come il seminario fosse l'unica istituzione del genere funzionante in tutto il Mezzogiorno d'Italia e che, in quanto esso era alle dirette dipendenze del Vaticano, la sua occupazione, anche parziale, era da configurarsi come una vera e propria «aggressione ad uno Stato straniero»[17][18]. A causa della crisi delle vocazioni, nel 1976 la Curia vendette il seminario al Comune di Salerno e da allora il complesso ha assolto a diverse funzioni nel corso degli anni: ha ospitato in uno dei suoi padiglioni gli uffici del Rettorato, quando l'Università di Salerno era ancora a Salerno città sotto Gabriele De Rosa[10]; ed attualmente vi trovano sede il Liceo Artistico Andrea Sabatini, il Teatro delle Arti, il Liceo Scientifico, l'istituto Tecnico Basilio Focaccia e alcuni uffici comunali, mentre in corrispondenza dello spazio ricreativo si erge oggi il parco adiacente[19].

ArchitetturaModifica

 
Uno dei giardini interni del complesso, oggi del Liceo Artistico di Salerno

Il complesso, realizzato in cemento armato, si compone in totale di dieci padiglioni, che si susseguono verso sud per una lunghezza di 165 metri e piegano verso ovest per altri 70, distanziati fra loro da cortili scoperti che assicurano un'omogenea diffusione della luce negli ambienti, tutti dotati di ampi finestroni. L'edificio consta di cinque parti comunicanti fra loro mediante corridoi in cui la luce è diffusa attraverso invetriate ora esterne, ora interne, ora laterali. La prima parte, adibita a ricreatori coperti, a dormitori per gli alunni e ad alloggio per il personale di servizio, è costituita da tre padiglioni dalle dimensioni singole di 50x15 m, e distanziati da due cortili scoperti di 16x46 metri ciascuno. La seconda parte consta di un solo padiglione di 47 metri di lunghezza e 15 di larghezza, riservata alle cappelle e locali connessi. La cappella principale, a suo tempo utilizzata nei giorni feriali dai teologi, è di 10 metri in larghezza e 30 in lunghezza. Quella del primo piano, idonea ad accogliere tutti gli alunni, è di 14 metri di larghezza per 30 di lunghezza, non tenendo conto del presbiterio, ed era dotata, tra l'altro, di un altare di marmi pregiati su cui un tempo dominava una tela del XVIII secolo rappresentante l'Annunciazione, di una Via Crucis in tavole di Mario Barberis, di un organo sistemato sulla porta d'ingresso e di artistici lampadari di bronzo[20].

All'insegnamento era un tempo dedicata la terza parte dell'edificio, oggi utilizzata dal liceo artistico, con due padiglioni di 23 metri di larghezza per 65 di lunghezza, divisi tra loro e dai padiglioni adiacenti da due cortili interni, di 900 metri quadrati ciascuno, oggi trasformati in giardini. Il piano terreno e il primo piano erano destinati ad aule scolastiche, mentre al secondo piano ampi locali da studio per gli alunni, e al terzo venti stanze riservate ai vescovi per le loro conferenze[20].

La quarta parte, oltre all'ingresso, è costituita da un primo piano con sale di ricevimento e da un secondo per appartamenti destinati, quando il Seminario era in funzione, a cardinali ospiti, al Presidente della Commissione episcopale e al Rettore. Ad occidente dell'ingresso si ha un prolungamento verso sud di 35 metri, che aveva al piano terreno due garage distinti, al primo piano due appartamenti per autisti e altri alloggi per ospiti, al secondo piano l'aula magna di 10 metri per 35, al terzo piano altri alloggi per vescovi. Ad oriente dello stesso ingresso l'edificio si prolunga perpendicolarmente verso sud per una lunghezza di 40 metri, costituendo un piano terreno adibito a deposito, mentre al primo piano si trovavano il refettorio per i professori e alcune sale di sollievo, nel secondo piano gli appartamenti per i professori. Allo stesso primo piano sta il refettorio per gli alunni, della superficie di 16 metri di larghezza e 40 lunghezza. La quinta parte chiude il complesso degli edifici con due ultimi padiglioni, di cui il primo era a suo tempo adibito a cucina, il secondo era riservato alle suore. In quest'ultimo al pianterreno i locali erano adibiti a lavanderia elettrica, laboratori e guardaroba[20].

Galleria d'immaginiModifica

NoteModifica

  1. ^ Nicola Monterisi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ Cenni storici, su Cattedraledisalerno.it. URL consultato il 10 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2018).
  3. ^ CestaroDecisa l'erezione del Seminario a Salerno, pp. 109-111.
  4. ^ Come si legge in Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale, Annus XXVI - Series II, vol. 1, n. 26, 1934, pp. 54-55.
  5. ^ Seminario Arcivescovile Regionale Pio Xi, su Arcansalerno.com. URL consultato il 29 aprile 2016.
  6. ^ Cestaro, pp. 114.
  7. ^ Cestaro, p. 97.
  8. ^ Cestaro, pp. 123-124.
  9. ^ Giulio Andreotti, Un nuovo arcivescovo a Gaeta: monsignor Lorenzo Gargiulo, Rettore del Regionale di Salerno, in 1947: l'anno delle grandi svolte nel diario di un protagonista, Rizzoli, 2005, ISBN 9788817007184.
  10. ^ a b Cestaro, p. 140.
  11. ^ Vandali in azione al seminario di via Pio XI, su Lacittadisalerno.gelocal.it, 28 maggio 2009. URL consultato il 29 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2016).
  12. ^ Crolla il tetto del padiglione Ex seminario cade a pezzi, su Lacittàsalerno.gelocal.it, La città, 28 maggio 2009. URL consultato il 28 marzo 2016.
  13. ^ Vincenzo Dodaro, Il pontificio seminario regionale - Grande opera realizzata in 17 mesi, su Ricerca.gelocal.it, 25 marzo 2014.
  14. ^ Gigi Di Fiore, Controstoria della Liberazione: Le stragi e i crimini dimenticati degli Alleati nell’Italia del Sud, Bur, 2012, ISBN 978-88-58-62737-2.
  15. ^ Salerno: commemorazione Mons. Nicola Monterisi, su Dentrosalerno.it, 22 marzo 2014. URL consultato il 10 aprile 2016.
  16. ^ 11 febbraio '44: Salerno capitale, su Eolopress.it, 11 febbraio 2009. URL consultato il 10 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 22 aprile 2016).
  17. ^ Antonio Cestaro (a cura di), Chiesa e società nel Mezzogiorno moderno e contemporaneo, Edizioni scientifiche italiane, 1995, p. 439, ISBN 8881141175.
  18. ^ Cestaro, p. 77.
  19. ^ Daniele Magliano, Il Parco del Seminario regionale e il suo lento degrado, su Sevensalerno.it. URL consultato il 10 aprile 2016 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2016).
  20. ^ a b c Cestaro, pp. 113-114.

BibliografiaModifica

  • Vincenzo Dodaro, Salerno Durante Il Ventennio. Gli Edifici Pubblici, L'edilizia Popolare E L'urbanistica, Salerno, De Luca Editore, 1997.
  • Antonio Cestaro (a cura di), Nicola Monterisi Arcivescovo di Salerno, Roma, Ed. di Storia e Letteratura, 1996.

Voci correlateModifica

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