Gaio Valerio Potito Voluso
Gaio Valerio Potito Voluso (Roma, ... – ...; fl. V secolo a.C.) è stato un politico e militare romano del V secolo a.C..
Gaio Valerio Potito Voluso | |
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Console e tribuno consolare della Repubblica romana | |
Nome originale | C. Valerius Potitus Volusus |
Gens | Valeria |
Tribunato consolare | 415 a.C., 407 a.C., 404 a.C. |
Consolato | 410 a.C. |
CarrieraModifica
Primo tribunato consolareModifica
Nel 415 a.C. fu eletto tribuno consolare con Numerio Fabio Vibulano, Publio Cornelio Cosso e Quinto Quinzio Cincinnato[1]
In quell'anno i Bolani attaccarono i coloni romani di Labico, inviati l'anno prima, sperando nell'appoggio degli Equi, che però non intervennero. Furono facilmente sconfitti dai romani.
«Ma, mentre avevano sperato che tutti gli Equi approvassero e difendessero quel misfatto, abbandonati dai loro, persero terre e città in una guerra che non merita neppure di essere descritta perché si ridusse a un assedio da nulla e a una sola battaglia.» |
(Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV, 4, 49.) |
ConsolatoModifica
Fu console nel 410 a.C. con Manio Emilio Mamercino[2].
In quell'anno Valerio, nonostante l'opposizione del tribuno della plebe Marco Menenio, condusse una campagna contro i Volsci ed Equi, che avevano conquistato la città di Carvento della lega latina, riconquistando la città ai Latini.
Secondo tribunato consolareModifica
Nel 407 a.C. fu eletto tribuno consolare con Lucio Furio Medullino, già console due volte, Numerio Fabio Vibulano e Gaio Servilio Strutto Ahala, entrambi al loro secondo tribunato consolare[3].
Scaduta la tregua con Veio Roma inviò una delegazione per ottenere soddisfazione per i torti subiti.
«...Quando questi arrivarono al confine, andò loro incontro una delegazione di Veienti. Costoro chiesero che non si andasse a Veio prima che essi si fossero presentati di fronte al senato romano. E il senato, poiché scontri intestini travagliavano i Veienti, concesse che non si richiedesse loro alcun risarcimento: tanto si era lontani dal profittare delle disgrazie altrui...» |
(Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV, 4, 58) |
I Romani però, a causa della mancata tempestività nelle decisioni, persero la guarnigione di Verrugine, che fu massacrata dai Volsci e dagli Equi. L'esercito inviato per dare aiuto al presidio, arrivato a massacro avvenuto, non poté far altro che vendicare la guarnigione, massacrando i nemici, sorpresi mentre erano intenti a far bottino.
Terzo tribunato consolareModifica
Nel 404 a.C. fu eletto tribuno consolare per la terza volta con Gneo Cornelio Cosso, Manio Sergio Fidenate, Cesone Fabio Ambusto, Publio Cornelio Maluginense e Spurio Nauzio Rutilo[4].
Roma, mentre continuava l'assedio di Veio iniziato l'anno prima, rivolse la propria attenzione ai Volsci, che furono sconfitti in una battaglia campale tra Ferentino ed Ecetra. I romani poi riuscirono a conquistare la città volsca di Artena, grazie al tradimento di uno schiavo, che indicò ai soldati un passaggio per arrivare alla rocca, dove si erano asserragliati i difensori[4].