Abelmoschus esculentus

specie di pianta della famiglia Malvaceae
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Il gombo (Abelmoschus esculentus (L.) Moench), anche scritto gombeau o gombault, è una pianta della famiglia delle Malvacee[1] originaria dell'Africa tropicale e coltivata nei paesi caldi. È conosciuta anche come bamia o bammia (dal nome usato in Etiopia, Egitto e altri paesi arabi; in arabo بامية?, bāmiya), ocra, okra od okro, o gnaouia (dal nome usato in Tunisia; in arabo tunisino ڤناوية, gnāwya). Nei paesi di lingua portoghese è nota con il nome di quiabo.

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Okra
Abelmoschus esculentus
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superrosidi
(clade)Rosidi
(clade)Eurosidi
(clade)Malvidi
OrdineMalvales
FamigliaMalvaceae
SottofamigliaMalvoideae
TribùHibisceae
GenereAbelmoschus
SpecieA. esculentus
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineMalvales
FamigliaMalvaceae
GenereAbelmoschus
SpecieA. esculentus
Nomenclatura binomiale
Abelmoschus esculentus
(L.) Moench
Sinonimi

Hibiscus esculentus
L.

Descrizione

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La specie è perenne, spesso coltivata come annuale nei climi temperati, spesso cresce fino a circa 2 m di altezza . Le foglie sono lunghe 10-20 cm, palmatamente lobate con 5-7 lobi. I fiori hanno cinque petali di colore dal bianco al giallo, spesso con una macchia rossa o viola alla base di ciascun petalo. Il frutto è una capsula allungata con sezione pentagonale e contiene numerosi semi.

Distribuzione

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Il gombo è originario dell'Africa orientale, dell'Etiopia, dell'Eritrea e del Sudan orientale.[2][3] Il gombo fu introdotto in Europa dalla conquista islamica della penisola iberica. Uno dei primi resoconti è di Abu al-Abbas al-Nabati, che visitò l'Egitto ayyubide nel 1216 e descrisse la pianta coltivata dalla gente del posto che mangiava i teneri e giovani frutti.[4] Dall'Arabia, la pianta si diffuse lungo le coste del Mar Mediterraneo e verso est.[3]

Coltivazione

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È coltivato sia in zone tropicali che in zone subtropicali, ed in particolare in Asia (specialmente centrale e occidentale) e in Asia Minore; esso fornisce frutti che sono consumati in Africa ma anche in India.

Viene coltivato anche nei Paesi dell'Europa orientale e in Italia, ove si registra il 90% di superficie coltivata in Sicilia[5].

I fusti del gombo e di molte malvacee sono macerati e lavorati per fornire una fibra tessile nota come fibra di gombo.

Il frutto di gombo è assai usato nella cucina indiana, tunisina e cajun. È presente anche nella cucina egiziana (bāmia), marocchina (ملخيا, mlukhia), bulgara (бамя), greca (bamies), bosniaca (bamije), albanese (bamje), rumena (bame), iraniana (bāmiye), libanese (bemiye), israeliana (במיה, bamya), turca (bamya), curda, brasiliana (quiabo), filippina, giapponese, senegalese (kandia), così come nella cucina del Ghana e dell'Africa subsahariana in generale, dove viene impiegato per preparare una "salsa" chiamata okra soup o sauce gombo. È anche presente nella cucina caraibica, ad esempio in quella cubana (quimbombò).

Nel sud degli Stati Uniti d'America il gombo è molto conosciuto con il nome di okra ed è apprezzato particolarmente impanato e fritto in piccoli pezzi, tanto che la ricetta nota come fried okra è considerata un simbolo della cucina degli Stati meridionali dell'Unione.

Galleria d'immagini

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  1. ^ (EN) Abelmoschus esculentus, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 3 febbraio 2022.
  2. ^ plantanswers.tamu.edu, http://plantanswers.tamu.edu/publications/vegetabletravelers/okra.html.
  3. ^ a b Okra - an overview | ScienceDirect Topics, su sciencedirect.com. URL consultato l'8 agosto 2024.
  4. ^ Roger Blench, Archaeology, language, and the African past, collana African archaeology series, Alta Mira Press, 2006, ISBN 978-0-7591-0466-2.
  5. ^ Okra, su latavolaitaliana.org. URL consultato il 18 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2015).

Bibliografia

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  • Nuovo dizionario di Merceologia e Chimica Applicata, Villavecchia Eignmann, Hoepli, 1972

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Collegamenti esterni

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