Heteromunia pectoralis
La munia pettorale o donacola petto bianco (Heteromunia pectoralis Gould, 1841) è un uccello passeriforme appartenente alla famiglia degli Estrildidi[2].
Munia pettorale | |
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Heteromunia pectoralis | |
Stato di conservazione | |
Rischio minimo[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Superclasse | Tetrapoda |
Classe | Aves |
Sottoclasse | Neornithes |
Superordine | Neognathae |
Ordine | Passeriformes |
Sottordine | Oscines |
Infraordine | Passerida |
Superfamiglia | Passeroidea |
Famiglia | Estrildidae |
Genere | Heteromunia Mathews, 1913 |
Specie | H. pectoralis |
Nomenclatura binomiale | |
Heteromunia pectoralis Gould, 1841 |
Tassonomia
modificaQuesta specie è stata a lungo considerata come esponente del genere Lonchura, nell'ambito del quale è stata spesso posta in un sottogenere monotipico a sé stante (per l'appunto Heteromunia) e considerato come intermedio fra le munie e i diamanti australiani ed asiatici in virtù di alcuni adattamenti fisici e comportamentali rispetto agli altri membri del genere (ottenuti però grazie a fenomeni di evoluzione convergente piuttosto che per una presunta maggiore o minore parentela con altre linee filetiche), che rendono questo uccello simile per molti aspetti ai diamanti del genere Poephila[3]; in seguito, in base proprio a queste differenze ed al differente pattern dei disegni sul palato dei nidiacei, si è optato per la separazione di questa specie dal genere Lonchura e l'elevazione del sottogenere Heteromunia a genere a sé stante[2][4].
Distribuzione ed habitat
modificaQuesta specie è diffusa lungo la fascia costiera dell'Australia settentrionale, dalla regione di Kimberley alla porzione centro-occidentale della penisola di Capo York.
L'habitat d'elezione di questi uccelli è rappresentato dalle aree secche ed aperte a copertura erbosa o con presenza sparsa di cespugli, principalmente gli spinifex (Triodia spp.) ed alberi (soprattutto acacie).
Descrizione
modificaDimensioni
modificaMisura circa 11–12 cm di lunghezza, coda compresa, per un peso di circa 16 g.
Aspetto
modificaL'aspetto è robusto e slanciato, col forte becco conico tipico delle munie.
La colorazione è bruno-grigiastra su vertice, nuca, dorso ed ali, con tendenza a schiarirsi dal collo in su: il petto è bianco con caratteristiche screziature nere, il ventre è bianco-grigiastro, i fianchi sono di un caldo color nocciola così come dello stesso colore sono il codione, la coda ed una banda che parte dalla fronte e proseguendo attraverso tempie, guance e gola va a delimitare una mascherina nera che ricopre tutta la faccia e la gola. Gli occhi sono di colore bruno scuro, le zampe sono di color carnicino, il becco è grigio argenteo.
L'aspetto complessivo è piuttosto simile a quello della donacola pettocastano, la quale tuttavia presenta petto per l'appunto di colore castano e bande nere sui fianchi, assenti nella munia pettorale.
Biologia
modificaSi tratta di uccelli diurni, che durante il giorno si muovono principalmente al suolo o fra gli steli d'erba alla ricerca di cibo, formando stormi di medie dimensioni (fino a 20 individui) che possono mescolarsi senza problemi a gruppi di altre specie simili, come i diamanti del genere Poephila, il diamante di Gould ed il diamante mandarino. Si tratta di uccelli seminomadi, che quando le risorse del luogo cominciano a scarseggiare compiono spostamenti anche di una certa entità in cerca di cibo ed acqua[5][6]: questo comportamento ha fatto sì che in passato la specie fosse ritenuta meno comune di quanto fosse in realtà, in quanto ricerche sul campo condotte nello stesso luogo a distanza di tempo spesso contavano pochi uccelli o addirittura nessuno rispetto a quelli censiti tempo prima, dimodoché essa è stata categorizzata come prossima alla minaccia dallo IUCN fino al 1994[1].
Alimentazione
modificaLa munia pettorale è un uccello essenzialmente granivoro, che si nutre di qualsiasi tipo di piccolo seme il cui involucro possa essere spezzato dal forte becco; questa dieta può essere integrata con frutti, bacche e germogli, e soprattutto durante il periodo riproduttivo con piccoli insetti e larve.
Riproduzione
modificaIl periodo riproduttivo non è fisso ma legato alle precipitazioni locali, sicché con condizioni climatiche favorevoli questo uccello è in grado di riprodursi praticamente durante tutto l'anno.
Il nido ha forma sferica e viene edificato da ambedue i partner nel folto dei cespugli o fra l'erba alta a circa un metro dal suolo, utilizzando steli d'erba ed altro materiale fibroso di origine vegetale: al suo interno vengono deposte 4-6 uova bianche che ambedue i genitori provvedono a covare (alternandosi alla cova durante il giorno e dormendo assieme nel nido durante la notte) per circa due settimane, al termine delle quali nascono i pulli, che inizialmente sono ciechi ed implumi. Essi vengono imbeccati da ambedue i genitori per circa tre settimane, al termine delle quali sono pronti per l'involo, sebbene tendano a rimanere nei pressi del nido fino al mese e mezzo di vita. La colorazione adulta viene raggiunta attorno ai nove mesi di vita, tuttavia i giovani sono maturi sessualmente già attorno ai due mesi dalla schiusa.
La speranza di vita di questi uccelli si aggira attorno ai 7-8 anni.
Note
modifica- ^ a b (EN) Heteromunia pectoralis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ a b (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Estrildidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 10 maggio 2014.
- ^ Forshaw J. M., Shephard M., Pridham A., Grassfinches in Australia anno= 2012, CSIRO, p. 336, ISBN 9780643096349.
- ^ Immelmann, K., Australian Finches, HarperCollins Publishers, 1982, p. 219, ISBN 0207141657.
- ^ Blakers M., Davies S. J. J. F., Reilly P. N., The Atlas of Australian Birds, RAOU - Melbourne University Press, 1984, ISBN 0-522-84285-2.
- ^ Woinarski, J. C. Z. & Tidemann, S. C., The bird fauna of a deciduous woodland in the wet-dry tropics of northern Australia, in Aust. Wildl. Res., n. 18, 1991, p. 479-500.
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