Ilbono

comune italiano in Sardegna

Ilbono (Irbono in sardo[3]) è un comune italiano di 1 965 abitanti della provincia di Nuoro che si trova a 400 metri sul livello del mare.

Ilbono
comune
(IT) Ilbono
(SC) Irbòno
Ilbono – Stemma
Ilbono – Bandiera
Ilbono – Veduta
Ilbono – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Sardegna
Provincia Nuoro
Amministrazione
SindacoGiampietro Murru (lista civica) dal 26-10-2020
Territorio
Coordinate39°53′32″N 9°32′47.77″E
Altitudine400 m s.l.m.
Superficie31,13 km²
Abitanti1 965[1] (31-3-2024)
Densità63,12 ab./km²
Comuni confinantiArzana, Bari Sardo, Elini, Lanusei, Loceri, Tortolì
Altre informazioni
Cod. postale08040
Prefisso0782
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT091032
Cod. catastaleE283
TargaNU
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Nome abitanti(IT) ilbonesi
(SC) irbonesos
Patronosan Giovanni Battista
Giorno festivo24 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Ilbono
Ilbono
Ilbono – Mappa
Ilbono – Mappa
Posizione del comune di Ilbono all'interno della provincia di Nuoro
Sito istituzionale

Origini del nome

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Data l'estrema conservatività che la Sardegna manifesta anche nel campo della lingua, molto spesso un solo fonema finale, vocale o consonante, può costituire un'ottima spia per intravedere se un certo toponimo sardo sia di origine latina oppure di origine pre-latina, cioè protosarda.

Per esempio la "esse" finale in toponimi sardi ci indica che sono molto probabilmente di origine latina, come Austis, Cabras, Calangianus ecc. Invece la "O" finale in toponimi sardi predispone a una loro dichiarazione nuragica come Bonnanaro, Bono, Desulo, Mogoro, Orgosolo, Osilo, Sìligo, Sorgono ecc. Nel toponimo ogliastrino Ilbono, pronunciato nel dialetto locale e dei dintorni, Irvono e anticamente Irbono, già la "O" finale costituisce una spia circa la sua lontana origine nuragica. Ma qualcosa di importante ci assicura che effettivamente questo toponimo è di origine nuragica: la sua connessione con un appellativo sardo che è di quasi matrice nuragica, il nome cinghiale "silvone, sirvone, sirbone". La caduta della esse iniziale del toponimo è effetto di un fenomeno fonetico, che è comune in molte lingue che possiedono gli articoli: la deglutizione del supposto articolo determinativo "Su" e la sua successiva caduta. In origine dunque il toponimo sarà stato "Silvono" e "Silbono", dopo sarà stato interpretato come "s'Ilbono", cioè "su Ilbono". Tale confusione sarà stata favorita dalla già analizzata "O" finale, la quale era differente dalla più comune "E" di Silbone.

Ilbono, dunque, trae molto probabilmente la sua denominazione dalla circostanza che in epoca assai antica la zona sarà stata particolarmente ricca di cinghiali. La matrice nuragica di questo toponimo è confermata dall'esistenza, nell'agro di Ilbono, di nove nuraghi secondo Emanuele Melis, e ben 14 secondo Vittorio Angius (Casalis Dizionario s.v.). Secondo altri studiosi in nome Ilbono deriva da "Bun", altezza - elevazione; secondo altri ancora, deriverebbe da Iliesi-Ilienses che, furono popoli vissuti nei monti della Barbagia[senza fonte].

 
La domu de janas di Perda Carcina

Le prime testimonianze della presenza dell'uomo in Sardegna risalgono al paleolitico inferiore, rinvenuto per la prima volta negli anni ottanta nel territorio di comuni dell'Anglona. Non esistono documentazioni certe riguardo all'esistenza umana nel paleolitico in Ogliastra, ma alcune caverne di tale periodo fanno pensare alla sua presenza.

  • Il neolitico e le sue testimonianze (dal 6.000 - 1.800 a.C.)

Per quanto concerne il periodo prenuragico, allo stato attuale sembrano mancare nel territorio di Ilbono tracce riferibili alle culture più antiche del neolitico. Largamente attestato è invece l'orizzonte cronologico del neolitico recente o finale, che comprende l'intero III millennio a.C.; sono stati ricondotti a questo periodo vasti complessi archeologici, aree con elementi di cultura materiale, aspetti della religione megalitica che si manifesta con elementi diversi: Domus de Janas e menhir.

I nuraghi, grandiose costruzioni megalitiche, divenuti monumenti simbolo della civiltà nuragica, costituiscono la testimonianza più importante della preistoria sarda sia dal punto di vista quantitativo (se ne contano circa 7000 in tutta la Sardegna), che qualitativo, per la particolare tecnica costruttiva basata sulla sovrapposizione a secco di massi enormi e per le documentazioni da essi ricavabili su quella che viene considerata un'epoca di grande splendore del nostro passato.

 
Il nuraghe di Scerì

Appartenne al giudicato di Cagliari e fece parte della curatoria dell'Ogliastra. Alla caduta del giudicato (1258) passò sotto il dominio dei pisani, e successivamente (1324) degli aragonesi, che lo incorporarono nella contea di Quirra, formatasi nel 1363 e data in feudo dal Re d'Aragona Pietro IV il cerimonioso a Berengario Carroz. Nel 1603 la contea fu trasformata in marchesato e data in feudo ai Centelles e successivamente agli Osorio de la Cueva, ai quali fu riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale.

Simboli

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Lo stemma e il gonfalone del comune di Ilbono sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del [4]

«Di azzurro, alla campagna erbosa di verde, sostenente quattro caprette d'oro, la prima pascolante, le altre tre in gruppo e ferme; essa campagna caricata di cinque pecore d'argento, quattro pascolanti e poste in semicerchio convesso verso l'alto, l'ultima circondata dalle prime e ferma; il tutto accompagnato in capo da due grappoli d'uva, il primo, posto nel canton destro, d'oro, pampinoso di due, di verde; il secondo, posto nel canton sinistro, di porpora, pampinoso di due, di verde. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo di giallo.

Società

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Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[5]

Lingue e dialetti

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La variante del sardo parlata a Ilbono è il campidanese ogliastrino con influssi del barbaricino .

Tradizione e folclore

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Le tradizioni: il costume tipico

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Il costume tradizionale di Ilbono

Il costume femminile Una distinzione nel costume femminile era legata al ceto sociale delle persone. Infatti, quelle benestanti usavano un copricapo, “sa mantilla”, in panno rosso bordata di pizzo o nastro di colore diverso, di dimensioni e forme varie. Le persone appartenenti a ceti sociali più modesti, mettevano “su colore”, anche questo in panno rosso, rettangolare col bordo nero: era abbellito da un soggolo in argento lavorato come una catena, tenuta da “is gàncius”. Questi due copricapi erano usati per le occasioni importanti come le feste e i matrimoni; per la quotidianità invece si indossava, come ancora oggi “su panniggeddu” e per andare in chiesa “su sciallu”. Quest'ultimo poteva essere in seta (per le occasioni importanti) o in lana pregiata (Tibet) e ambedue abbelliti dalle frange. Rivedendoli oggi colpisce l'eleganza di questi due capi, sia i colori nero e viola che la finezza del tessuto e l'originalità della spilla in filigrana d'oro -“s'agulla”- che serviva da fermascialle.

 
Costume - dettaglio

C'è poi la camicia bianca, di cotone, indumento ricco e appariscente, infatti, è ricamata a mano con vari punti: punto oliva, il punto erba, lo “sfilato”, il punto inglese, il punto pieno e ad intaglio, solitamente è rifinita in pizzo. La camicia viene agganciata da dei bottoni detti “is butones de oro”. Sopra la camicia d'estate si indossava “su cosso” un bolero in seta operata guarnito da passamaneria multicolore, sostituito d'inverno da “su corpetto” sempre in seta ma a maniche lunghe. Col tempo questi due capi sono stati sostituiti nella quotidianità da “su gipone”, un indumento meno importante e più pratico. La gonna, “sa fardeta”, è lunga, pieghettata, solitamente con l'orlo impunturato e abbellito da un nastro con vari disegni. Sotto la gonna è indossata una sottogonna detta “su suntanu”, solitamente in cotone ricamato. Sopra invece si mette un grembiule nero, anch'esso ricamato, con tre pieghe orizzontali a balze, detto “s'antalena”.

Oggi il costume tradizionale si indossa solo in occasione di grandi feste popolari.

Infrastrutture e trasporti

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Amministrazione

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Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
17 novembre 1996 13 maggio 2001 Giampietro Murru lista civica Sindaco [6]
13 maggio 2001 28 maggio 2006 Giampietro Murru lista civica Sindaco [7]
28 maggio 2006 15 maggio 2011 Gilberto Contu lista civica Sindaco [8]
15 maggio 2011 31 maggio 2015 Andrea Piroddi lista civica "Ilbono Futura" Sindaco [9]
31 maggio 2015 26 ottobre 2020 Andrea Piroddi lista civica "Parisi Po Irbono" Sindaco [10]
26 ottobre 2020 in carica Giampietro Murru lista civica "Ilbono laborioso" Sindaco [11]

La principale squadra di calcio della città è G.S. Ilbono Calcio che milita nel girone A sardo di 1ª Categoria. I colori sociali sono: il bianco ed il verde.

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 marzo 2024 (dato provvisorio).
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 327, ISBN 88-11-30500-4.
  4. ^ Ilbono, decreto 1995-01-16 DPR, concessione di stemma e gonfalone, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 30 luglio 2022.
  5. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  6. ^ Comunali 17/11/1996, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  7. ^ Comunali 13/05/2001, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  8. ^ Comunali 28/05/2006, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  9. ^ Comunali 15/05/2011, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  10. ^ Comunali 31/05/2015, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  11. ^ Comunali 25/10/2020 [collegamento interrotto], su elezioni.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 14 novembre 2020.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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