Internet in Corea del Nord

In Corea del Nord, Internet è disponibile ma in modo molto limitato: l'accesso è permesso soltanto tramite un'autorizzazione speciale per scopi governativi o per gli stranieri. Il Paese possiede alcune infrastrutture per la banda larga, tra cui collegamenti in fibra ottica tra le istituzioni più importanti.[1] Tuttavia, i servizi online per la maggior parte dei cittadini e delle istituzioni sono forniti da una rete intranet nota come Kwangmyong, e l'accesso all'Internet globale è limitato ad un gruppo molto ristretto di persone.[2]

Software

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La connessione a Internet è effettuata tramite Naenara, una versione modificata di Mozilla Firefox che può accedere approssimativamente ad un numero di siti dell'intranet compreso tra i 1 000 e i 5 500. Il browser viene eseguito su Red Star OS, una distribuzione Linux nordcoreana[3] basata su Fedora.

Provider e accesso

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L'accesso a Internet in Corea del Nord è disponibile tramite l'Internet service provider Star Joint Venture Co., una joint venture tra la Post and Telecommunications Corporation del governo nordcoreano e la thailandese Loxley Pacific. Star JV prese il controllo dell'allocazione dell'indirizzo Internet della Corea del Nord il 21 dicembre 2009.[4] Prima dell'avvento di Star JV, l'accesso a Internet era disponibile tramite una connessione a banda larga satellitare con la Germania, o per alcuni usi governativi tramite delle connessioni dirette con l'operatore China Unicom.[5] Quasi tutto il traffico nordcoreano viene instradato attraverso la Cina.[6]

Dal febbraio 2013, gli stranieri possono accedere ad Internet tramite la rete 3G offerta da Koryolink.[7][8][9]

Il permesso per accedere a Internet resta ancora altamente ristretto. Tuttavia, le industrie informatiche nel Paese sono in crescita e l'accesso a Internet è in graduale aumento tra la popolazione nordcoreana.[10] Nell'ottobre del 2010, il sito della Korean Central News Agency è andato in live da un server situato in Corea del Nord ed è diventato accessibile a livello globale tramite un indirizzo IP nordcoreano, segnando così la prima connessione diretta a Internet del Paese.[11] Nello stesso periodo, il 9 ottobre, ai giornalisti in visita a Pyongyang per le celebrazioni del 65º anniversario del Partito del Lavoro di Corea fu dato accesso ad una sala stampa con connessione Internet.[12][13] A dicembre del 2014, sono noti 1 024 indirizzi IP esistenti in Corea del Nord, sebbene i giornalisti del The New York Times David E. Sanger e Nicole Perlroth credono che il numero effettivo possa essere superiore.[14] Il totale degli utenti di Internet è stimato a non più di poche migliaia.[15] Si pensa che le persone in grado di accedere a Internet senza alcuna restrizione siano degli ufficiali di alto rango, membri di organizzazioni non governative e ambasciatori.[6][16] Alcune fonti riportano che Kim Jong-il abbia amato "navigare in rete".[17] Secondo Ofer Gayer, un ricercatore sulla sicurezza della Incapsula, l'impronta del traffico totale in rete del Paese è stata inferiore a quella delle Isole Falkland.[18][19] Secondo Joo Seong-ha, un giornalista del The Dong-a Ilbo e disertore nordcoreano, al 2014, la intranet Kwangmyong è stata usata per limitare l'accesso pubblico globale a Internet, specialmente negli hotel. Sebbene sia disponibile in molti campus, il governo ha "monitorato severamente l'utilizzo di Internet".[16] Alcuni cittadini nordcoreani probabilmente non sono nemmeno a conoscenza dell'esistenza di Internet.[6]

Poiché Apple, Sony e Microsoft non sono autorizzate a distribuire i loro prodotti in Corea del Nord, le compagnie di terze parti sono riuscite a portare i loro prodotti nel Paese e a venderli ai consumatori nordcoreani. Tuttavia, si conosce ben poco dell'industria elettronica del Paese a causa delle politiche isolazioniste.[6]

Da aprile 2016, la Corea del Nord ha iniziato a bloccare Facebook, YouTube, Twitter e siti sudcoreani, a causa della "sua preoccupazione per la diffusione di informazioni online".[20]

Il 19 settembre 2016, il root nameserver nordcoreano contenente le informazioni su tutti i siti ".kp" è stato mal configurato, permettendo ai ricercatori di accedere e pubblicare i nomi di dominio[21] e alcuni file di dati sul sito, tra cui le informazioni di zona per .kp, co.kp, com.kp, edu.kp, gov.kp, net.kp, org.kp, e rep.kp, rivelando che la Corea del Nord possiede solamente 28 siti pubblicati su Internet.[22][23][24]

Nel settembre del 2017, la compagnia russa di telecomunicazioni TransTeleCom ha stabilito una connessione Internet diretta con la Corea del Nord, mentre China Unicom non è più l'unico provider per l'accesso a Internet per la Corea del Nord.[25][26]

Uso governativo di Internet

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Nel 2018, la costruzione della sede dell'Internet Communication Bureau a Pyongyang è stata quasi completata.[27]

Siti web nordcoreani

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Al 2005, sono stati rivelati circa 30 siti, come Uriminzokkiri, gestiti dal governo nordcoreano.[28] La polizia sudcoreana ha identificato 43 siti filo-nordcoreani con server situati all'estero. La polizia riporta che questi siti incoraggiano dei comportamenti ostili nei confronti della Corea del Sud e dei Paesi occidentali, e ritraggono la Corea del Nord sotto una luce positiva. Secondo il The Dong-a Ilbo, tra i siti situati all'estero vi sono: Joseon Tongsin (Korean News Service) e Guk-jeonseon con server in Giappone, Unification Arirang in Cina, Minjok Tongsin negli Stati Uniti e sono stati lanciati dodici nuovi siti filo-nordcoreani, tra cui il "Korea Network".[29] Nell'agosto del 2010, BBC News riportò che un'agenzia sotto contratto con il governo nordcoreano ha realizzato un canale YouTube ufficiale per la Corea del Nord, e dei profili Facebook e Twitter per Uriminzokkiri. Sia il profilo Twitter che il canale YouTube sono entrambi in lingua coreana. Spesso il governo utilizza tali profili social per fare propaganda contro i Paesi ostili al regime con post facenti largo uso di retorica.[30]

Oltre ai siti di propaganda, esistono numerosi siti legati ad attività commerciali. Nel 2002, i nordcoreani, assieme ad una compagnia sudcoreana, avviarono un sito per il gioco d'azzardo online indirizzato ai clienti sudcoreani (essendo illegale in Corea del Sud), ma il sito fu presto chiuso.[17] Verso la fine del 2007, la Corea del Nord ha lanciato il suo primo negozio online, Chollima, in joint venture con una compagnia cinese.[3]

Hacking

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La sudcoreana No Cut News ha riportato che il governo nordcoreano addestra degli hacker informatici nella Università di Tecnologia Kim Chaek e nella Università Kim Il-sung per guadagnare soldi all'estero.[31] Un gruppo di hacker situati a Shenyang, Cina, svilupparono dei bot per il videogioco Lineage che aumentano di esperienza e raccolgono oggetti, vendendo poi tali personaggi a quasi 100 $.[32] Nel maggio del 2011, un cittadino sudcoreano è stato arrestato per aver comprato uno di quei bot.[33]

Nel dicembre 2014, la Corea del Nord è stata accusata di aver hackerato i server della Sony Pictures Entertainment.[34][35] Tra il 19 e il 21 dicembre, la Corea del Nord ha avuto difficoltà tecniche con l'accesso a Internet, mentre il 22 dicembre, la Corea del Nord ha subito una totale impossibilità di collegarsi a Internet, causando la perdita dell'accesso a Internet dall'esterno del paese gli Stati Uniti.[14] Il 23 dicembre, nove ore dopo l'interruzione, il Paese ha riacquistato l'accesso a Internet, anche se "parziale e potenzialmente instabile con altri siti web ancora inaccessibili".[36] Tra il 22 e il 24 dicembre, la Corea del Nord ha registrato altre sette interruzioni della connessione Internet, di cui due il 23 dicembre.[18] Il 27 dicembre, il Paese ha subito un'interruzione sulla connessione a Internet (la terza) e sulla rete mobile.[37] Un'interruzione simile, della durata di un giorno e mezzo, si è verificata a marzo del 2013.[18]

Regolamenti sudcoreani

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Gli utenti di Internet sudcoreani devono rispettare le leggi commerciali con la Corea del Nord secondo le quali è necessario avere l'approvazione da parte del Ministero dell'Unità per contattare i nordcoreani attraverso i loro siti web.[38]

Indirizzi IP

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Al 2014, la Corea del Nord possiede un blocco conosciuto di 1 024 indirizzi IPv4:[14]

  • 175.45.176.0 – 175.45.179.255

Nonostante l'accesso limitato a Internet della Corea del Nord, il piccolo gruppo di indirizzi IP ha portato a allocazioni molto prudenti. L'Università di Scienza e Tecnologia di Pyongyang, ad esempio, nel 2012 aveva un solo indirizzo IP nell'Internet globale.[39]

In precedenza, il Ministero delle telecomunicazioni della Corea del Nord era anche l'utente registrato di 256 indirizzi China Unicom (210.52.109.0 - 210.52.109.255),[40] anticipando così l'attivazione del blocco proprio della Corea del Nord.

A ottobre del 2017 è stato riferito che l'ISP russo TransTelekom stava instradando il traffico dalla Corea del Nord come se avesse stabilito una seconda connessione Internet, insieme a China Unicom.[41]

  1. ^ (EN) North Korea (Korea, Democratic People's Republic of), su sites.google.com, Asia Internet History Projects.
  2. ^ (EN) Martyn Williams, North Korea moves quietly onto the Internet, in Computerworld, 10 giugno 2010. URL consultato il 9 novembre 2019.
  3. ^ a b (EN) Matthew Sparkes, Internet in North Korea: everything you need to know, in The Daily Telegraph, 23 dicembre 2014.
  4. ^ Whois lookup for IP netblock 175.45.176.0/22
  5. ^ (EN) AS131279 Ryugyong-dong, su bgp.he.net, Hurricane Electric Internet Services.
  6. ^ a b c d (EN) Jose Pagliery, A peek into North Korea's Internet, su CNN, 22 dicembre 2014.
  7. ^ (EN) North Korea to launch mobile internet, in BBC News, 22 febbraio 2013.
  8. ^ (EN) Caitlin Dewey, Instagrams from within North Korea lift the veil, but only slightly, su The Washington Post, 26 febbraio 2013.
  9. ^ (EN) North Korea blocks access to Instagram, in The Guardian, 23 giugno 2015.
  10. ^ (EN) Jean H. Lee, North Korea's 'Digital Revolution' Under Way, su huffingtonpost.com, 25 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2012).
  11. ^ (EN) Martyn Williams, The new face of KCNA, su North Korea Tech, 9 ottobre 2010.
  12. ^ (EN) Martyn Williams, North Korea opens up Internet for national anniversary, in Computerworld, 9 ottobre 2010. URL consultato il 9 novembre 2019.
  13. ^ (KO) Cho Min-jeong (조민정), "北 웹사이트 접속 늘어…윈도XP 사용", su Yonhap News (연합뉴스), 30 aprile 2011.
  14. ^ a b c (EN) Nicole Perlroth e David E. Sanger, North Korea Loses Its Link to the Internet, in The New York Times, 22 dicembre 2014.
  15. ^ (EN) Max Fisher, Yes, North Korea has the internet. Here's what it looks like., su Vox, 22 dicembre 2014.
  16. ^ a b (EN) Tae-jun Kang, Wi-Fi Access Sparks Housing Boom in Pyongyang, su The Diplomat, 14 agosto 2014.
  17. ^ a b (EN) Andrej N. Lan'kov, Surfing Net in North Korea, su The Korea Times, 12 novembre 2007.
  18. ^ a b c (EN) Raphael Satter and Eileen Sullivan, North Korea outage a case study in online uncertainties, su The Sydney Morning Herald, 24 dicembre 2014. URL consultato il 3 gennaio 2019.
  19. ^ (EN) Correction: NKorea-Mystery Outage Story, su The New York Times, 24 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2015).
  20. ^ (EN) North Korea blocks Facebook, Twitter and YouTube, su globalnews.ca, 4 aprile 2016.
  21. ^ (EN) Matthew Bryant, Snapshot of North Korea's DNS data taken from zone transfers.: mandatoryprogrammer/NorthKoreaDNSLeak, su github.com, 1º gennaio 2019.
  22. ^ (EN) Cara McCoogan, North Korea's internet revealed to have just 28 websites, in The Telegraph, 21 settembre 2016.
  23. ^ (EN) Arjun Kharpal, North Korea accidentally lets world access its internet and it only has 28 websites, su CNBC, 21 settembre 2016.
  24. ^ Anat Ben-David e Adam Amram, The Internet Archive and the socio-technical construction of historical facts, in Internet Histories, vol. 2, n. 1-2, pp. 179-201, DOI:10.1080/24701475.2018.1455412.
  25. ^ (EN) Russia Provides New Internet Connection to North Korea, su 38 North, 2 ottobre 2017.
  26. ^ (EN) Martyn Williams, North Korea gets a new Internet link from Russia, su North Korea Tech, 2 ottobre 2017.
  27. ^ (EN) North Korea and the Internet: Building for the Future, su 38 North, 1º agosto 2018.
  28. ^ (EN) North Korea's baby steps for the Internet, su phys.org.
  29. ^ (EN) Yoon Jong-koo, Police Announce 43 Active Pro-North Korean Websites, su The Dong-a Ilbo, 8 settembre 2004.
  30. ^ (EN) Clark Boyd, North Korea launches on Twitter, in BBC News, 18 agosto 2010. URL consultato il 3 gennaio 2019.
  31. ^ (KO) Lee Dae-hui (이대희), 北 '엘리트 해커' 사이버 외화벌이, su nocutnews.co.kr, 5 agosto 2011.
  32. ^ (EN) Sam Kim, Inside North Korea's Hacker Army, su Bloomberg, 7 febbraio 2018.
  33. ^ (KO) Bae Hye-rim (배 혜림), 北해커부대, '게임머니'S/W 팔아 외화벌이, su Money Today, 6 maggio 2011.
  34. ^ Attacco hacker alla Sony, l'Fbi: 'È stata la Nord Corea', su Corriere della Sera, 19 dicembre 2014.
  35. ^ L'attacco informatico contro Sony Pictures, su Il Post, 7 dicembre 2014.
  36. ^ (EN) North Korea websites back online, in BBC News, 23 dicembre 2014.
  37. ^ (EN) Denis Slattery, North Korea suffers nationwide Internet, 3G mobile network blackout, su New York Daily News, 28 dicembre 2014.
  38. ^ (KO) Cheol Choe, 北 인터넷사이트에 댓글 달면 어떻게 될까, su No Cut News, 8 aprile 2010.
  39. ^ (EN) Martyn Williams, One IP address for all of PUST, su North Korea Tech, 20 agosto 2012.
  40. ^ (EN) APNIC - Query the APNIC Whois Database, su wq.apnic.net, Asia Pacific Information Center.
  41. ^ (EN) Russian firm provides new internet connection to North Korea, in Reuters, 2 ottobre 2017.
    «Dyn Research, which monitors international internet traffic flows, said it had seen Russian telecommunications company TransTeleCom routing North Korean traffic since about 0908 GMT on Sunday.»

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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