Ippolita Paleotti

poetessa bolognese (XVI secolo, fl. 1557)

Ippolita Paleotti, a volte indicata come Ippolita Camilla Paleotti o Hippolita Paleotti (Bologna, ... – 1581[1]), è stata una nobildonna, poetessa e studiosa italiana, attiva a Bologna nel Cinquecento, probabilmente la donna più erudita in città della sua epoca[2]. Nonostante le numerose fonti che ne attestano l'esistenza e la fama presso i suoi contemporanei, è caduta nell'oblio e la sua opera è andata perduta. Poche tracce restano agli storici per colmare le lacune e approfondire la sua produzione letteraria.[1]

Ippolita Paleotti, busto in terracotta dello scultore di Casa Fibbia, 1680-1690 ca.

Biografia modifica

Nipote[3][4] del cardinale Gabriele Paleotti, Ippolita Paleotti nacque nel XVI secolo[5] in una nobile famiglia senatoria bolognese che fin dall'infanzia la immerse in un ambiente culturale stimolante. La madre era Leona Leoni mentre il padre, un mecenate attivo in politica che intratteneva contatti con vari letterati in città, era Camillo Paleotti (1520-1594), amico di Ulisse Aldrovandi e collaboratore di Carlo Sigonio. Ippolita aveva anche un fratello, Galeazzo, e due sorelle, Camilla e Ginevra.[6][7]

Le fonti concordano nel dire che Ippolita Paleotti scriveva «eleganti versi»[8] in latino, greco e toscano e che fiorì nel 1557.[9] Fu apprezzata al pari di sue contemporanee, quali la scrittrice e poetessa veneziana Valeria Miani o ancora le poetesse bolognesi Isabella Pepoli Riario[10][11] e Febronia Pannolini, seppure non raggiunse mai la popolarità della celeberrima Lucia Bertana.[12]

Sposò il collega e umanista Paris o Paride Grassi.[13][14][15] Inserita nell'ambiente culturale bolognese della sua epoca[13], la poetessa è l'unica donna esplicitamente indicata come visitatrice della collezione di Ulisse Aldrovandi.[16][17] Plausibilmente conosciuto nella cerchia familiare, Ippolita Paleotti fu ammirata dallo scienziato stesso, che la definì "studiosa".[18][19]

Il linguista e grecista Ascanio Persio, suo contemporaneo, le dedicò un epigramma in greco, il cui manoscritto è conservato nelle collezioni della Biblioteca Apostolica Vaticana.[20]

La morte, i riconoscimenti postumi e la caduta nell'oblio modifica

Alla sua morte, Giulio Giacobonio[21] declamò una Orazione funebre in omaggio alla letterata:[3][9]

(LA)

«Tu ad mansuetiores Musas resserrens, carmina summa numerorum ratione, & venustate ad enjuspiam ex antiquis Poetis emulationem, nunc latinè, nunc graecè elucubrata modularis»

(IT)

«Tu, dischiudendoti alle Muse gentili, intoni i tuoi poemi con la più alta proporzione numerica, emulando con grazia gli antichi Poeti, ora in latino, ora in greco.»

A qualche decennio dalla morte, la fama di Ippolita Paleotti Grassi non si era ancora stemperata: fu celebrata ad esempio da Pietro Paolo Bissari (1595-1663) nel suo discorso Sulle dame accademiche[22], stampato nel 1648 e in cui il principe dell'Accademia Olimpica caldeggiava l'apertura delle accademie letterarie alle donne.[23]

Nel 1666, Antonio Masini nel suo Bologna perlustrata la inserisce nella lista delle "donne bolognesi addottrinate"[24] e la elogia come «molto intendente della lingua latina, e greca».[25] Nel suo Notizie degli scrittori bolognesi del 1714, Pellegrino Antonio Orlandi, ripreso a sua volta nel 1788 da Giovanni Fantuzzi, la inserisce nella sua lista di "Donne bolognesi famose nelle lettere, nella poesia e nelle leggi"[26] e la conferma come poetessa in lingua toscana, latina e greca.[3][9]

Su commissione di una nobile famiglia, tra il 1680 e il 1690 ca. lo scultore di Casa Fibbia realizzò per il Palazzo Felicini-Fibbia un ciclo di dodici sculture in terracotta di donne bolognesi illustri, tra cui figura anche un busto d'Ippolita Paleotti. La collocazione originaria dei busti è presumibilmente quella della miniatura di Alessandro Scarselli (1684-1773), presa dagli Insigna degli Anziani e conservata all'Archivio di Stato di Bologna.[27][28]

Sono sostanzialmente invariate le informazioni riprese dalle fonti ottocentesche che la indicano tra le celebri poetesse del passato.[29][30] La ritroviamo citata tra le altre nel Cenni biografici e ritratti d'insigni donne bolognesi (1845) di Carolina Bonafede,[31] una delle opere ottocentesche con finalità patriottiche, scritte da donne con il preciso scopo di incoraggiare le ragazze e i loro genitori a essere orgogliosi dei risultati ottenuti dalle donne.[32]

Ancora nel 1886 un professore si rammaricava della scarsità delle notizie relative ad alcune "rimatrici" e letterate del Cinquecento, tra cui Ippolita Paleotti, delegando ad altri di approfondirne gli studi.[33]

Una timida riscoperta modifica

Alcune ricerche storiografiche svolte in ambito anglosassone e statunitense a partire dagli anni 2000 e 2010[13][34] hanno riportato alla luce dettagli dimenticati della vita e delle opere di Ippolita Paleotti, complice il rinnovato interesse per le illustri figure femminili bolognesi del passato, da parte di studiosi anglofoni e non solo.

Tra di essi figura la storica statunitense Paula Findlen, che nel 2015 si è dedicata allo studio della presenza femminile nell'università bolognese dal XIII al XVIII secolo. Anche la storica britannica Jane Stevenson ha svolto ricerche sulla poetessa, individuando due lettere dell'erudita, di cui una scritta in greco e una in latino, che dovrebbero trovarsi nell'Archivio Isolani a Bologna[35] e nella Biblioteca Apostolica Vaticana.[1][13][36]

Va letta in questo contesto più generale di riscoperta la scelta del Museo della storia di Bologna, inaugurato nel 2012[37], di allestire nella rinnovata Sala della Cultura a Palazzo Pepoli l'esposizione dei dodici busti di donne bolognesi illustri dello scultore di Casa Fibbia, incluso quello di Paleotti. I busti sono stati presentati al pubblico in una mostra dedicata alle nuove acquisizioni nel 2007.[38][38][39][40]

Note modifica

  1. ^ a b c Jane Stevenson 2005, p. 524.
  2. ^ Paula Findlen 1999, p. 31.
  3. ^ a b c Giovanni Fantuzzi 1788, p. 259.
  4. ^ Camillo Paleotti era fratello del cardinale Gabriele Paleotti, il quale era quindi lo zio di Ippolita. Cfr. Irene Iarocci 2014
  5. ^ Le date di nascita (1557) e di morte (1681) indicate in Busto di dama bolognese illustre - Ippolita Paleotti, su Digital Humanities, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. URL consultato l'11 marzo 2023. sono da ritenersi errate e frutto di una trascrizione affrettata: il 1557 è indicato dalle fonti storiche come l'anno in cui la poetessa fu attiva, non come anno di nascita; il 1681 sembra contenere un refuso rispetto all'anno 1581, che corrisponde all'anno dell'Orazione funebre anch'essa descritta da varie fonti storiche. Inoltre, non sembra plausibile la data del 1681 per la morte, che la darebbe morta a 139 anni ipotizzando che diventasse attiva come poetessa ad almeno quindici anni nel 1557. La data di nascita non puo' in ogni caso risalire a prima della pubertà dei genitori, presumibile dalle date di nascita del padre (1522) e della madre.
  6. ^ Irene Iarocci, PALEOTTI, Camillo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 80, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2014. URL consultato il 25 ottobre 2023.
  7. ^ Sulla famiglia Paleotti cfr. Paleotti, su Origine di Bologna. URL consultato il 26 ottobre 2023.
  8. ^ Sarah Josepha Hale 1853, p. 105.
  9. ^ a b c d Pellegrino Antonio Orlandi 1714, p. 188.
  10. ^ Olindo Guerrini, La vita e le opere di Giulio Cesare Croce: monografia, N. Zanichelli, 1879, p. 16.
  11. ^ John Torrey Morse (Jr.) et alii 1878, p. 190.
  12. ^ H. G. Adams, A cyclopaedia of female biography, London, Groombridge and Son, 1857, p. 105.
  13. ^ a b c d Jane Stevenson 2005, p. 296.
  14. ^ (EN) Mario Emilio Cosenza, Biographical and Bibliographical Dictionary of the Italian Humanists and of the World Classical Scholarship in Italy, 1300 - 1800, III, Boston, G. K. Hall, 1962-7, p. 2549. cit. in Jane Stevenson 2005, p. 296, nota 91
  15. ^ Carlo Malagola, Della vita e delle opere di Antoneo Urceo detto Codro, n.p., Fava e Garagnani, 1878, p. 125.
  16. ^ Patricia Rocco 2014, p. 28 indica due donne, Paleotti e Cristina di Svezia, riprendendo in maniera imprecisa Paula Findlen 1994, p. 143.
  17. ^ Paula Findlen 1994, p. 143.
  18. ^ Cfr. Paula Findlen 1994, pp. 140-141 cit. in Jane Stevenson 2005, p. 296, nota 91 e in (EN) Lauren K. Puyear, A curious collection of visitors: travels to Early Modern cabinets of curiosity and Museums in England, 1660-1800, University of North Texas, maggio 2014, p. 4, nota 11.
    «The woman listed is Ippolita Paleotti, a Bolognese poet whom Aldrovandi admired. Other women were certainly visitors; however, they were not deemed worthy enough for Aldrovandi’s collection of names.»
  19. ^ Noemi Di Tommaso, La natura di carta. L'epistolario di Ulisse Aldrovandi (1522-1605) (PDF), Università di Bologna, 2023, p. 150. (tesi di dottorato)
  20. ^ Vat. lat. 3435 cc. 63r, 64r.., cit. in Franco Pignatti, PERSIO, Ascanio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 82, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015. URL consultato il 26 ottobre 2023.
    «O stirpis ramus illustris, o diva mulierum / Hippolyce antiquorù docta existens sermon[è] / Felsinea vivente nunc ce, ciuitas non desiderat Antiguum virtutem nel exoptabilem gratiam»
    tradotto liberamente come «O ramo della stirpe illustre, o dea delle donne / Hippolita, dotta nelle cose antiche / come vive Felsinea adesso, la città non aspira (più) alle antiche virtù né alla grazia desiderabile.»
  21. ^ Questo Giulio Giacobonio potrebbe essere tale Giulio Giacoboni da Terni (1538 ca.-1587), antiquario amico di Paolo Manuzio e di Aldo il Giovane, editori con cui era in contatto anche Camillo Paleotti. Cfr. Angelo Brumana, Per la biblioteca di Antonio Rizzardi, autore dei Commentaria Symbolica (1591) (PDF), in Misinta, 48, anno XXIV, dicembre 2017, p. 32, ISSN 2038-1735 (WC · ACNP). e Irene Iarocci 2014. In Noemi Di Tommaso 2023 è indicato come Giulio Iacobini. In Gaspare Ungarelli, p. 44 come Giulio Giacoboni.
  22. ^ Pietro Paolo Bissari, Le dame academiche, in Le scorse olimpiche. Trattenimenti academici, Venezia, F. Valvasense, 1648, pp. 3-15., cit. in Stella Castellaneta, Dall'oblio alla memoria: cultura di genere e tradizione nel secolo di Don Giovanni (PDF), in B. Alfonzetti, T. Cancro, V. Di Iasio e E. Pietrobon (a cura di), L'Italianistica oggi: ricerca e didattica, Roma, Adi editore, 2017, p. 5, ISBN 978-884675137-9. (atti del Congresso dell'ADI - Associazione degli Italianisti a Roma, 9-12 settembre 2015)
  23. ^ (EN) Jane E. Everson, Denis V Reidy e Lisa Sampson (a cura di), The Italian Academies 1525-1700: Networks of Culture, Innovation and Dissent, p. 158.
  24. ^ Antonio Masini 1666, p. 667.
  25. ^ Antonio Masini 1666, p. 508.
  26. ^ Pellegrino Antonio Orlandi 1714, p. 342.
  27. ^ Cfr. Alessandro Scarselli, Anziani Consoli (JPG), in Insignia, XIII, mniiatura, c. 125. URL consultato il 12 ottobre 2023.
  28. ^ L'iscrizione alla base del busto recita: «Hippolita Paleotti // Paridis Grasi Uxor // Cardinalis Gabrielis // Paleotti Soror // In Latinis, Grecisque Litteris // Sapientissima. // Floruit MDC // Obiit MDCXXI.»
  29. ^ Vincenzina de Felice Lancelotti 1895, p. 78.
  30. ^ The international review, marzo aprile 1878, cit. in Rassegna bibliografica e letteraria - America. Rivista delle riviste Americane, in La rivista europea, VI, 1878, p. 771.
  31. ^ Carolina Bonafede 1845, p. 173.
  32. ^ (EN) Paula Findlen, Listening to the Archives: In Search of the Eighteenth-Century Women, in Paola Govoni e Zelda Alice Franceschi (a cura di), Writing about Lives in Science: (Auto)Biography, Gender, and Genre, Göttingen, V & R Unipress, 2014, p. 99.
  33. ^ «Essendomi fin da principio proposto di dare una monografia possibilmente compiuta, e di abbracciare nel mio lavoro tutte le rimatrici e le letterate del Cinquecento, delle quali ci è parvenuta qualche notizia, per dare con ciò un quadro esatto ed esauriente delle produzioni letterarie femminili e della coltura donnesca attraverso il XVI secolo, mi sembra opportuno ricordare in breve ancora alcune donne di lettere, rimettendo ad altri, di me più abili, l'arduo incarico di fare — se pur valga la pena — intorno alle medesime più minute indagini, e di rendere di pubblica ragione i risultati di uno studio più profondo in un lavoro che dovrebbe evidentemente riuscire anche di maggior mole.» Cfr. Antonio Zernit 1886, pp. 65-66 e 68, che scopre Ippolita Paleotti in Eduardo Magliani 1885.
  34. ^ Patricia Rocco 2014, p. 28.
  35. ^ F. 30. 99. 18 (CN 58)
  36. ^ Vat Lat. 6410, foglio 119
  37. ^ Inaugurato il Museo della Storia di Bologna. Ed è Notte Bianca dell’arte (gallery), su Il Fatto Quotidiano, 28 gennaio 2012. URL consultato il 26 ottobre 2023.
  38. ^ a b Busto di dama bolognese illustre - Ippolita Paleotti, su Digital Humanities, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. URL consultato l'11 marzo 2023.
  39. ^ Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna (a cura di), Comunicato stampa. Scultura. Nuove acquisizioni, su 1995-2015.undo.net, 19 settembre 2007. URL consultato il 26 ottobre 2023.
  40. ^ Beatrice Buscaroli 2007.

Bibliografia modifica

Fonti cinquecentesche
  • (LA) Ad Hippolytam Paleottam Crassam Iulii Iacobonii Panegyricus, Bologna, Ioannes Rossius, 1581.
Fonti seicentesche
Fonti settecentesche
Fonti ottocentesche
Fonti novecentesche
Fonti contemporanee

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