Kuber
Khan Kùber (in bulgaro Хан Кубер?) (prima del 650 – dopo il 705) fu un sovrano proto-bulgaro attivo in Pannonia e Macedonia tra la seconda metà del VII secolo e l'inizio del VIII secolo[1].
Kuber | |
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Khan | |
Altri titoli | arconte, patrizio |
Nascita | prima del 650 |
Morte | dopo il 705 |
Dinastia | Dulo |
Padre | khan Kubrat |
Fondatore della Bulgaria di Kuber (Kuberova Bâlgarija), nell'odierna Macedonia del Nord, si ipotizza che fosse il figlio di Khan Kubrat, fratello di Khan Asparukh e membro del clan Dulo.[2] Alcuni storici bulgari ritengono che Kuber fosse il nipote di Kubrat e che successivamente fosse stato adottato da questi.[1]
Origini
modificaSecondo il cronista bizantino Teofane Confessore,[5] il quarto figlio (anonimo) di Kubrat, che lasciò le steppe pontico-caspiche dopo la morte del padre intorno al 642, divenne "suddito del [Khanato] degli Avari nella Pannonia degli Avari e vi rimase con il suo esercito".[6]
Secondo la teoria accademica, proposta per la prima volta dallo storico bulgaro Vasil Zlatarski, Kuber fu il quarto figlio di Kubrat, il sovrano cristiano dei proto-bulgari onoguri nelle steppe a nord del Mar Nero.[7][8] La storia di Kuber continua nel secondo libro dei Miracoli di San Demetrio,[5][7] un'opera agiografica che include delle omelie e che fu scritta in greco a Salonicco negli anni '80 o '90 del 600. Il lavoro racconta i miracoli compiuti dal santo patrono di Salonicco, San Demetrio.[9][10] Denis Sinor scrive: «Il Khanato degli Avari affidò a Kuber e al suo seguito il governo dei discendenti dei prigionieri di guerra cristiani bizantini, portati via sessant'anni fa, che vivevano in connubio con gli Avari e i Bulgari a nord del Danubio, non lontano dall'ex provincia della Pannonia Sirmiensis».[7] Tuttavia, il popolo di Kuber liberò presto i prigionieri di guerra e li condusse a sud nella regione dell'odierna Macedonia del Nord.
Lo storico statunitense John Van Antwerp Fine Jr. scrive che, se la teoria di Zlatarski fosse corretta, Kuber sarebbe chiamato con il nome del proprio padre, perché Kuber e Kubrat sarebbero molto probabilmente due versioni greche dello stesso nome proto-bulgaro.[11] Tuttavia, altri suggeriscono che Kuber sia solo un riferimento al ramo di Asparukh dei Cabari dal clan di Kubrat Dulo, dove "Kubi-ar" potrebbe significare "capelli biondi".[12] Infine, i ricercatori croati hanno suggerito che i cinque figli di Kubrat corrispondessero ai cinque fratelli della Croazia bianca che presero Avaria nel 677, per cui Kuber sarebbe Chrobatos (Χρωβάτος).[13]
Nella Pannonia degli Avari
modificaDopo la disintegrazione della Grande Bulgaria di Kubrat, situata sul territorio dell'odierna Ucraina, Kuber e una parte dei proto-bulgari si stabilirono nell'ex provincia romana della Pannonia, in Macedonia e intorno a Sirmia.[5][7][14] Kubrat riconobbe l'autorità del Khanato degli Avari, diventandone vassallo. Qui si mescolò con i sudditi del khanato, tra i quali c'erano parecchi prigionieri bizantini e slavi. Fu nominato governatore dal Khaghan.[10][15] Lo storico Samuel Szádeczky-Kardoss, che accetta l'identificazione di Kuber come figlio di Kubrat e quindi come rampollo del clan reale Dulo, scrive che Kuber divenne governatore di quella regione perché il Khagan volle separarlo dai suoi sudditi proto-bulgari che lo avevano seguito dalle steppe pontiche.
I sudditi di Kuber chiamavano se stessi Sermesianoi (sirmiasini),[15] ma i Bizantini li consideravano "proto-bulgari".[16] Loro conservarono le loro tradizioni cristiane, sebbene i loro antenati fossero stati portati nel Khanato degli avari circa 60 anni prima della nomina di Kuber.[5] I Sermesianoi non smisero di sognare il loro ritorno alle case degli avi.[5] Approfittando dei sentimenti dei suoi sudditi, Kuber fece insorgere una ribellione contro il khagan "ai nostri tempi", secondo i Miracoli di San Demetrio.[17] Gli storici moderni affermano che la sua ribellione avvenne negli anni '70 o all'inizio degli anni '80.[15][16][18] I proto-bulgari di Kuber cercarono invano di organizzare un colpo di Stato e di assumere il potere nel khanato. Successivamente, circa 70.000 Sermesianoi si unirono a loro e si diressero a sud verso l'Impero bizantino.[10][19] Il khagan tentò di ostacolare la loro migrazione, ma durante la loro fuga loro inflissero cinque o sei sconfitte una dopo l'altra agli avari che li inseguivano,[20] e attraversarono il fiume Danubio.[10]
Nella Macedonia bizantina
modificaKuber e il suo popolo si trasferirono nella regione di Salonicco.[10][21] Rgli decise di stabilirsi insieme ai Sermesianoi in una pianura e mandò un suo inviato presso l'imperatore bizantino, il cui non è testimoniato dai Miracoli di San Demetrio, per chiederne il permesso. L'imperatore diede il suo consenso e ordinò alla vicina tribù slava dei dragobiti di rifornire di cibo Kuber e il suo popolo. Tuttavia, il popolo di Kuber volle tornare alle sue case ancestrali e iniziò a disperdersi. Temendo il declino della sua base di potere, Kuber chiese all'imperatore di vietare ai Sermesianoi di lasciare la pianura e di confermare la posizione di Kuber come loro sovrano. La sua richiesta sembra essere stata respinta, perché nel 680 Kuber tentò di impadronirsi di Salonicco e delle terre bizantine che la circondavano, approfittandosi della guerra civile in città. Testimonianza di ciò è il Sigillo di Mauro, un sigillo di piombo di un suo comandante, dedicato al "patrizio ed arconte dei Sermesianoi e dei bulgari". Secondo l'agiografia di San Demetrio di Tessalonica, il santo riuscì a smascherare gli ufficiali di Kuber che tentarono di aprire le porte della città, impedendogli di entrarvi.[10]
La Bulgaria di Kuber
modificaDopo il tentativo fallito di fondare uno stato con il centro di Salonicco, secondo lo storico bulgaro Vassil Zlatarski, intorno al 687 alcuni dei proto-bulgari di Kuber si trasferirono nelle terre lungo il fiume Struma, a est di Struma, così come nei Monti Rodopi. Così Kuber fondò uno stato in Macedonia che esisteva parallelamente all'Impero bulgaro di Khan Asparukh.[22] All'imperatore bizantino Giustiniano II, che aveva soggiogato le tribù slave intorno a Salonicco, fu tesa un'imboscata ed al suo ritorno a Costantinopoli nel 689 fu sconfitto dai proto-bulgari dello stato di Kuber.[22][23] Il figlio di Asparukh, Tervel, cooperò con i suoi "zii nella regione di Salonicco" contro l'imperatore bizantino Giustiniano II, secondo una delle iscrizioni del 705 sulla roccia del Cavaliere di Madara (l'unico bassorilievo rupestre in Europa dell'Alto Medioevo).[24][25] Si presume che «gli zii» di Khan Tervel «nella terra inferiore», fossero Khan Kuber e i suoi proto-bulgari. Successivamente, le fonti scritte non menzionarono più Kuber.
Le ricerche archeologiche sul territorio dell'odierna Macedonia del Nord mostrano l'esistenza di una presenza proto-bulgara. Nell'808 durante il regno di Khan Krum, che secondo alcuni sarebbe un discendente del ramo di Kuber del clan Dulo,[26] le truppe bulgare raggiunsero Serres. Dopo la campagna di Khan Pressian nell'836, quando i bulgari conquistarono anche la città di Kavala del Macedonia Orientale, le terre bulgare di Kuber furono completamente integrate nel Primo Impero bulgaro. Nel 930 gli eredi di Kuber si unirono alla congiura di Michele, il primogenito di Simeone I il Grande, contro il fratello Pietro, ma Michele morì e gran parte di loro fu costretta a lasciare i confini di stato e di trasferirsi nella città di Nicopoli, non lontano da Arta nell'odierno distretto di Prevesa nell'Epiro meridionale, sul Mar Adriatico.[27] L'archeologo macedone Ivan Mikulčić, che attribuisce i tesori trovati a Vrap (oggi parte del Municipio di Tirana) ed a Ersekë (oggi una frazione del comune di Kolonjë in Albania) al popolo di Kuber, afferma che i ritrovamenti archeologici confermano la sua presenza nella Macedonia del Nord e nell'Albania orientale.[28]
I reperti e gli oggetti parte dei tesori assomigliano ad altri tesori proto-bulgari della Bulgaria del Danubio (il Primo Impero bulgaro) e della Grande Bulgaria, inclusi quelli associati a Kubrat e Asparukh, rispettivamente nei villaggi ucraini di Mala Perescepina (Oblast' di Poltava) e Voznesenka (al territorio dell'odierna Zaporižžja), con il tesoro aureo di Sânnicolau Mare (Sânnicolau Mare, Romania), il Tesoro di Preslav (Preslav, Bulgaria) e i reperti della regione di Pliska-Madara-Šumen (Bulgaria).[29]
Eredità
modificaKuber Peak nei Monti Tangra sull'Isola Livingston nelle Isole Shetland Meridionali, in Antartide, prende il nome di Kuber.[30]
Note
modifica- ^ a b (BG) Ivo Androvski, Българското средновековие [Il Medioevo bulgaro], 2010.
- ^ (BG) Plamen Petkov, Българите [I bulgari], TRUD Publishers, 2007, p. 77, ISBN 954-528-769-1.
- ^ (EN) Kosta Balabanov, Vinica Fortress: mythology, religion and history written with clay, Skopje, Matica, 2011, pp. 273-309.
- ^ (BG) Dejan Jorjievskij, ПРИЛОГ КОН ДАТИРАЊЕТО НА ВИНИЧКИТЕ ТЕРАКОТИ [La datazione delle terrecotte di Vinic], su vdocuments.site, pp. 117-126. URL consultato il 7 aprile 2023.
- ^ a b c d e Fine (1991), p. 44.
- ^ Cronaca di Teofane Confessore, 357.13, p. 498.
- ^ a b c d Szádeczky-Kardoss (1990), p. 215.
- ^ Fine (1991), pp. 44, 46.
- ^ Curta (2001), pp. 61-62.
- ^ a b c d e f Fine (1991), p. 45.
- ^ Fine (1991), pp. 44, 48.
- ^ (DE) Peter M. Hill, Bulgarien 1300, Sagner, 1982, p. 55, ISBN 978-38-76-90224-1.
- ^ Brzóstkowska e Swoboda (1989), p. 232.
- ^ Szymański e Dąbrowska (1979), p. 59.
- ^ a b c Curta (2006), p. 106.
- ^ a b Hupchik (2002), p. 33.
- ^ Fine (1991), pp. 45-47.
- ^ Fine (1991), pp. 46-48.
- ^ Mikulčić (1996), p. 71.
- ^ (BG) Vasil Zlatarski, Епоха на хуно-българското надмощие (679 - 852) [Epoca della supremazia unno-bulgara (679 - 852)], in История на Първото българско Царство [Storia del primo regno bulgaro], vol. 1, Sofia, 1970, pp. 205-207.
- ^ Szádeczky-Kardoss (1990), p. 216.
- ^ a b Fine (1991), p. 72.
- ^ Hupchik (2002), p. 35.
- ^ (BG) Veselin Beševliev, Първобългарски надписи [Antiche iscrizioni bulgare], Sofia, Casa editrice dell'Accademia bulgara delle scienze, 1979, p. 94.
- ^ [...] Dai bulgari [...] e venne da Tervel. I miei zii nella regione di Salonicco non credettero all'imperatore dal naso tagliato [Giustiniano II Rinotmeto] ed andarono nei [paesi] del Kissina [...] un suo [...] tramite un accordo l'arconte Tervel diede all'Imperatore [...] cinquemila [...] l'Imperatore insieme a me vinsi bene.
- ^ (BG) Iordan Andreev e Milčo Lalkov, Българските ханове и царе от хан Кубрат до Цар Борис III [I khan e gli zar bulgari da Khan Kubrat allo zar Boris III], Veliko Tarnovo, 1996, p. 45.
- ^ (BG) Vasil Zlatarski, История на Първото българско Царство [Storia del primo regno bulgaro], II. Dalla slavizzazione dello Stato alla scomparsa del Primo Regno (852-1018), Sofia, 1971, p. 515.
- ^ Mikulčić (1996), pp. 29-33.
- ^ (BG) Ivan Angelov et al., История на България [Storia della Bulgaria], vol. 1, Anubis, 1999, p. 96, ISBN 978-95-44-26204-4.
- ^ Kuber Peak, su mapcarta.com. URL consultato l'8 aprile 2022.
Bibliografia
modificaFonti primarie
modifica- (EN) Cyril Mango e Roger Scott, The Chronicle of Theophanes Confessor. Byzantine and Near Eastern History, AD 284-813, Oxford, Oxford University Press, 1997, ISBN 0-19-822568-7.
Fonti secondarie
modifica- (PL) Alina Brzóstkowska e Wincenty Swoboda, Testimonia najdawniejszych dziejów Słowian: Seria Grecka [Testimonianze della storia antica degli Slavi: la serie greca], Zakład Narodowy im. Ossolińskich, 1989, ISBN 978-83-04-02610-0.
- (EN) Florin Curta, The Making of the Slavs: History and Archaeology of the Lower Danube Region, c. 500–700, Cambridge, Cambridge University Press, 2001, ISBN 978-11-39-42888-0.
- (EN) Florin Curta, Southeastern Europe in the Middle Ages, 500-1250, Cambridge, Cambridge University Press, 2006, ISBN 978-0-511-81563-8.
- (EN) John Van Antwerp Jr. Fine, The Early Medieval Balkans: A Critical Survey from the Sixth to the Late Twelfth Century, Ann Arbor, University of Michigan Press, 1991, ISBN 0-472-08149-7.
- (EN) Dennis P. Hupchik, The Balkans. From Constantinople to Communism, Palgrave MacMillans, 2002, ISBN 978-03-12-21736-5.
- (MK) Ivan Mikulčić, Средновековни градови и тврдини во Македонија [Città e castelli medievali nella Macedonia del Nord], Makedonska akademija na naukite i umetnostite, 1996, ISBN 9989-649-08-1.
- (PL) Wojciech Szymański e Elżbieta Dąbrowska, Awarzy. Węgrzy [Avari. Ungari], Ossolineum, 1979.
- (EN) Samuel Szádeczky-Kardoss, The Avars, in Denis Sinor, The Cambridge History of Early Inner Asia, vol. 1, Cambridge University Press, 1990, pp. 206-228, ISBN 978-05-21-24304-9.
Voci correlate
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