L'immortale leggenda

film del 1943 diretto da Jean Delannoy

L'immortale leggenda (L'éternel retour) è un film del 1943 diretto da Jean Delannoy.

L'immortale leggenda
Madeleine Sologne e Jean Marais
Titolo originaleL'éternel retour
Lingua originalefrancese
Paese di produzioneFrancia
Anno1943
Durata107 min
Dati tecniciB/N
Generedrammatico, sentimentale
RegiaJean Delannoy
SceneggiaturaJean Cocteau
ProduttoreAndré Paulvé
FotografiaRoger Hubert
MontaggioSuzette Fauvel
MusicheGeorges Auric
ScenografiaGeorges Wakhévitch
Interpreti e personaggi

Si può considerare una versione riveduta e aggiornata del mito di Tristano e Isotta.

Una rilettura cinematografica in chiave contemporanea della leggenda di un amore infelice, l'amore travolgente tra Patrice e Nathalie, tragico destino favorito da un filtro magico elaborato da Anne per facilitare il matrimonio tra lo zio di Patrice, Marc, e la stessa Nathalie, filtro magico che l'inquietante e perverso Roland versa loro in una bevanda che i due giovani condividono in un momento di leggera spensieratezza e che li porta all'innamoramento fatale.

Accoglienza

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Realizzato negli anni del Governo di Vichy, quando il cinema francese privilegiava «le commedie leggere, gli adattamenti letterari, i melodrammi, il realismo nero dei polizieschi e le ambientazioni storiche e fantastiche». [1] Una particolare età dell'oro, come è stata definita,[2] oscillante tra «il collaborazionismo e la resistenza, tra l'Occupazione e la Liberazione».[1] Georges Sadoul definisce il film piuttosto glaciale e, ricordando che «ebbe un successo commerciale enorme nel nero periodo dell'occipzione tedesca» lo considera, nel 1965, «un pezzo completamente superato come i maglioni 1943 di Jean Marais o la pettinatura della bionda Madeleine Sologne. Pregi e difetti appartengono più a Cocteau che all'esecutore Delannoy».[3] Una interpretazione successiva considera l'amore tra Patrice e Nathalie come il conflitto tra ordine e disordine, consolidando l'ordine nell'inconciliabilità tra sentimenti e interessi. Condannando l'adulterio L'éternel retour consolida il potere dell'ordine, anche quando è rappresentato, come in questo caso, decadente, sterile e cristallizzato.[4]

  1. ^ a b Simone Venturini, Il cinema francese negli anni di Vichy, Mimesis/Cinema, n.57, Milano-Udine 2017, pp 9-17
  2. ^ (FR) François Garçon, Ce curieux âge d'or des cinéastes français, in J.P.Rioux (a cura di), La Vie Culturelle de Vichy, Paris, Éditions Complexe, 1990.
  3. ^ Georges Sadoul, Il cinema, in Enciclopedie pratiche, Vol. 2°- I film A-M, n. 18, Firenze, Sansoni, marzo 1981, p. 239.
  4. ^ (FR) Jean Tulard, L'éternel retour, in Guide des films, Nouvelle édition, A-E, Paris, Robert Laffont, 2005, p. 1164.

Collegamenti esterni

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