Lega doganale

tentativo di unione doganale tra gli Stati italiani preunitari

La Lega doganale è stata un tentativo di unione doganale tra gli Stati italiani preunitari – promosso da Papa Pio IX nel 1847 – volto a realizzare l'unificazione economica (e in prospettiva politica) dell'Italia in senso federale.

Il progetto

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Il progetto di Lega doganale di papa Pio IX prevedeva che gli Stati italiani preunitari – mantenendo la propria sovranità ed autonomia politica – si unissero in un accordo economico e commerciale volto a favorire la loro integrazione economica. L'accordo avrebbe comportato la caduta delle barriere doganali e l'adozione di una tariffa doganale comune, che avrebbe così semplificato il commercio e lo sviluppo economico all'interno degli Stati aderenti.

Il progetto di Pio IX si ispirava direttamente allo Zollverein tedesco, il quale fu costituito nel 1834 e contribuì in maniera determinante all'unificazione federale della Germania nel 1871. Il fine implicito della Lega doganale era pertanto quello di avviare un processo di integrazione economica e materiale[non chiaro] che avrebbe avuto come esito inevitabile e naturale l'unificazione politica federale degli Stati aderenti per mezzo della creazione di una Confederazione politica.

La Lega avrebbe pertanto rafforzato l'integrazione economica degli Stati pre-unitari riducendo l'influenza dell'Austria sulla penisola italiana, senza peraltro escluderla. Il progetto a lungo termine di Pio IX era infatti quello di convincere l'Austria a fare del Lombardo-Veneto un Regno separato con a capo un principe austriaco iniziatore di una dinastia indipendente, sul modello di quanto era avvenuto per il Granducato di Toscana durante le guerre di successione nel XVIII secolo[1]. Con la Confederazione politica si sarebbe così risolta pacificamente la «Questione italiana» sorta a seguito del Congresso di Vienna, evitando il ricorso a sanguinose guerre di indipendenza e rispettando altresì le autonomie e le differenze locali delle varie regioni italiane.

I negoziati

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Nell'agosto 1847, Pio IX incaricò mons. Giovanni Corbuli Bussi di avviare le trattative presso le corti di Firenze e Torino.

I negoziati per la stipulazione della Lega Doganale furono avviati il 25 agosto 1847 con la presentazione del progetto al Granduca Leopoldo II di Toscana. Dopo aver rapidamente ottenuto il suo consenso, Corboli Bussi proseguì per Torino, dove arrivò il 5 settembre. In seguito fu raggiunto nella capitale sabauda da un rappresentante del governo toscano.

A differenza di quanto avvenuto a Firenze, la proposta di Lega Doganale fu accolta con poco entusiasmo dal re Carlo Alberto di Sardegna; egli infatti non aspirava all'unificazione d'Italia per vie federali poiché era propenso ad una guerra aperta contro l'Austria, dalla quale il suo Regno avrebbe potuto ottenere significativi incrementi territoriali. Evitò quindi di prendere una decisione immediata, affermando prudentemente che doveva prima confrontarsi con il ministro delle finanze sulle questioni tecniche dell'operazione.

Poiché tale risposta fu annunciata e rinviata diverse volte nel tempo, mons. Corbuli Bussi (sulla base delle indicazioni fornitegli del cardinal Segretario di Stato Ferretti e a questi dal Tesoriere mons. Morichini) sollecitò a Carlo Alberto una risposta d'indirizzo politico generale circa il suo interesse a partecipare alla Lega, facendo notare come le questioni tecniche dell'operazione sarebbero state affrontate in un secondo momento, in un apposito Congresso convocato dalle parti contraenti. Tale osservazione permise di sbloccare la situazione di stallo che si era venuta a creare, e si concluse con la manifestazione di adesione da parte del Re di Sardegna.

Il 3 novembre 1847 furono quindi firmati a Torino i Preliminari della Lega Doganale tra lo Stato Pontificio, il Regno di Sardegna e il Granducato di Toscana; tale accordo prevedeva la convocazione di un Congresso destinato a regolamentare gli aspetti tecnici della Lega una volta che fosse stata ottenuta la partecipazione ad essa del Ducato di Modena e del Regno delle due Sicilie. L'adesione del Ducato di Modena, piccolo stato, era essenziale poiché avrebbe consentito la continuità territoriale da Roma al Piemonte. Esso infatti confinava sia con il Granducato di Toscana che con il Regno di Sardegna.

I rappresentanti dei tre Stati, guidati da mons. Corbuli Bussi, partirono quindi per Modena. Qui, il 10 novembre esposero il progetto al duca Francesco V. Egli pose due problemi al suo ingresso nella Lega: il duro contenzioso allora esistente con il Granducato di Toscana circa i territori di Pontremoli e Fivizzano (nell'ambito dell'attuazione del Trattato di Firenze); la necessità di confrontarsi con l'Imperatore austriaco, cui era strettamente legato da vincoli parentali e materiali.

Nonostante le trattative sembrassero destinate a buon esito[2], queste alla fine si conclusero a metà dicembre con un nulla di fatto. Il governo modenese si impegnò meramente a non ostacolare l'eventuale commercio di transito dei Paesi confederati. Tale insuccesso fu ascrivibile probabilmente allo scetticismo manifestato dall'Austria tramite il suo ambasciatore a Modena.

Il sostanziale fallimento delle trattative a Modena, insieme alle prime agitazioni popolari a Napoli (che fecero del Regno delle due Sicilie uno dei primo Stati in Europa interessati dai moti rivoluzionari del 1848), sconsigliarono di continuare le trattative presso il Re Ferdinando II, al quale il progetto di Lega Doganale era già stato presentato dal Nunzio mons. Garibaldi[3].

Il progetto di una Lega tra gli Stati italiani venne quindi forzatamente accantonato dagli eventi del 1848-1849, sebbene di esso si continuò a parlare in ambito politico-diplomatico. La Lega Doganale non deve comunque essere confusa coi similari progetti di Lega politica o militare emersi durante gli stessi anni. In particolare, nell'agosto 1848, ci fu un ulteriore tentativo la Confederazione politica Italiana, che però non ebbe esito positivo.

Il colpo finale al progetto federalista italiano fu l'assassinio di Pellegrino Rossi, capo del governo pontificio e propugnatore dell'idea federalista, avvenuto il 15 novembre 1848. Dopo il suo assassinio il Papa riparò nel Regno di Napoli lasciando un vuoto di potere. I romani invitarono inutilmente il Papa a ritornare, poi indissero elezioni a suffragio universale maschile. L'anno successivo, 78 giorni dopo la partenza del Papa, proclamarono la Repubblica Romana, che fu abbattuta dopo pochi mesi dall'intervento militare francese su richiesta del Pontefice. Pio IX non fece ritorno per circa un anno e mezzo.

Anche se non si realizzò concretamente, la Lega Doganale patrocinata da Papa Pio IX suscitò molto entusiasmo e contribuì grandemente alla diffusione generalizzata di quel sentimento nazionale italiano che animò i successivi eventi unitari. Essa in particolare è presa a modello di come si sarebbe potuto realizzare uno Stato federale italiano alternativo al modello centralistico instauratosi con il Regno d'Italia, nato nel 1861.

  1. ^ Cfr. anche Pietro Lorenzetti, "Catene d'oro" e libertas ecclesiae (i cattolici nel primo Risorgimento milanese), Milano, 1992, pag. 67.
  2. ^ Fu grazie ad esse che il 3 dicembre il Granducato di Toscana ed il Ducato di Modena conclusero la pace relativamente ai territori della Lunigiana.
  3. ^ Re Ferdinando II di Borbone, già nel 1833, aveva proposto informalmente ai principi italiani una Lega doganale insieme ad una Lega militare difensiva.

Bibliografia

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  • Fernanda Gentili, I preliminari della Lega Doganale e il protesoriere Morichini, in «Rassegna Storica del Risorgimento», luglio-agosto 1914.
  • Fernanda Gentili, I negoziati per la Lega Doganale a Modena e Napoli, in «Rivista d'Italia» del dicembre 1915.
  • Angela Pellicciari, L'altro Risorgimento. Una guerra di religione dimenticata, Piemme, 2000.