Maladera holosericea

Maladera holosericea (Scopoli, 1772) è un coleottero appartenente alla famiglia degli Scarabeidi (sottofamiglia Melolonthinae).

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Maladera holosericea
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
RamoBilateria
SuperphylumProtostomia
PhylumArthropoda
SubphylumTracheata
SuperclasseHexapoda
ClasseInsecta
SottoclassePterygota
CoorteEndopterygota
SuperordineOligoneoptera
SezioneColeopteroidea
OrdineColeoptera
SottordinePolyphaga
InfraordineScarabaeiformia
SuperfamigliaScarabaeoidea
FamigliaScarabaeidae
SottofamigliaMelolonthinae
TribùSericini
GenereMaladera
SpecieM. holosericea
Nomenclatura binomiale
Maladera holosericea
Scopoli, 1772

Descrizione

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M. holosericea è uno scarabeide di piccole dimensioni, che stazionano tra i 7 e i 9 mm. Presenta una colorazione nera opaca con striature verticali sulle elitre. Nei maschi le antenne, presentano l'ultimo segmento più sviluppato, rispetto a quello delle femmine, e questo permette di differenziare i due sessi.[1]

Le larve hanno l'aspetto di piccoli vermi bianchi dalla tipica forma a "C". Presentano le tre paia di zampe atrofizzate ed il capo sclerificato.

Biologia

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Gli adulti compaiono ad aprile e sono visibili fino a settembre[2]. M. holosericea è di abitudini tardo pomeridiane e crepuscolari e predilige ambienti in cui vi sia una prevalenza di terreno secco e sabbioso, volando attorno ai cespugli, ed è diffusa principalmente in pianura. Le larve si nutrono di radici e si sviluppano nel terreno.[1] Talvolta può essere attratta dalla luce artificiale.

Distribuzione e habitat

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M. holosericea è diffusa in tutta Europa (in Italia solo nella parte centro-settentrionale), nell'Asia paleartica fino al Kazakistan.[1] Assente dalle Isole britanniche.

  1. ^ a b c A. Ballerio, A. Rey, M. Uliana, M. Rastelli, S. Rastelli, M. Romano, L. Colacurcio, Maladera holosericea, su societaentomologicaitaliana.it.
  2. ^ Vincent Albouy & Denis Richard, Guida ai Coleotteri d'Europa, Ricca editore, p. 156.

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