Mattia Carneri
Mattia Carnero, o Carneri, Carner, Carneris (Trento, 7 giugno 1592 – Trento, 13 ottobre 1674), è stato uno scultore e architetto italiano.
Biografia modifica
Figlio di Paolo e di Elisabetta Dell'Acqua, proveniva da una famiglia di artisti e fu avviato precocemente al mondo della scultura. Nel 1624 e ancora nel 1625 fu incaricato di erigere alcune strutture temporanee (archi trionfali) per onorare il passaggio degli arciduchi d'Austria; naturalmente, di questa attività non resta nulla.
Nel 1626 è documentato a Innsbruck dove realizzò l'altare maggiore della chiesa dei Serviti e dove, forse, lavorò nella cappella ducale della Hofkirche.
Dal 1631 risulta a Venezia dalla quale inviava a Trento un progetto per l'altare maggiore di Santa Maria Maggiore. Non fu realizzato, preferendogli quello di Cristoforo Benedetti senior e Camillo Vinoto su disegno di Elia Naurizio.
Nel 1633 il doge Francesco Erizzo gli commissionava il proprio monumento funebre da erigere nella chiesa di San Martino, a prova del fatto che il Carneri era ormai un artista affermato. La critica attuale preferisce invece attribuire a Baldassarre Longhena l'altare maggiore della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, assegnando allo scultore trentino solo qualche intervento.
In effetti, a partire dal 1630 il Carneri si ispirò sempre più all'arte Longhena, divenendone di fatto un seguace, e potrebbe allora essere suo anche il palazzo Erizzo di San Martino. Fu attivo anche in terraferma e soprattutto a Padova: attorno al 1645 iniziò il monumento a Giandomenico Sala, al Santo, mentre tre anni dopo lo si ritrova a lavorare all'altare di San Francesco Grande. Sempre a Padova, progettò e lavorò all'altare della Madonna dei Miracoli nella Cattedrale.
L'opera più rilevante è però il rinnovamento del presbiterio della basilica di Sant'Antonio. Difficile però dire in che misura sia intervenuto il Carneri: benché il suo progetto fosse stato approvato nel 1648, i troppi impegni lo costrinsero a ritardare sino al 1651, inviando come proti il figlio Andrea e un mantovano, tal Subrogadi; queste problematiche spinsero la presidenza della Venerabile Arca ad affidare i lavori a Lorenzo Bedogni. In aggiunta, concorse all'opera in qualità di impresario anche Giuseppe Sardi.
Forse queste delusioni contribuirono a farlo tornare a Trento, dove nel 1658 ornò di statue il catafalco del principe vescovo Carlo Emanuele Madruzzo.
Bibliografia modifica
- Andrea Bacchi, Luciana Giacomelli (a.c.), Scultura in Trentino: Il Seicento e il Settecento volume secondo, Trento, Provincia Autonoma di Trento, 2003, ISBN 88-86602-55-3.
- Francesco Cessi, CARNERI, Mattia, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 20, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1977. URL consultato il 30 settembre 2011.
Altri progetti modifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mattia Carneri
Controllo di autorità | VIAF (EN) 47700393 · ISNI (EN) 0000 0000 6153 1754 · SBN MILV031396 · CERL cnp00582093 · GND (DE) 124669158 · WorldCat Identities (EN) viaf-47700393 |
---|