Miryam

film muto italiano del 1929
Disambiguazione – Se stai cercando il nome proprio di persona, vedi Miriam.

Miryam è un film muto del 1929 diretto da Enrico Guazzoni.

Miryam
film perduto
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1929
Duratam. 2.396 (circa 92 min.)
Dati tecniciB/N
film muto
Genereavventura
RegiaEnrico Guazzoni
SoggettoEnrico Guazzoni
SceneggiaturaEnrico Guazzoni
ProduttoreEnrico Guazzoni
Casa di produzioneSuprema Film - Venezia
Distribuzione in italianoSuper Films S.A. -Roma
FotografiaCarlo Montuori, Arturo Climati
Interpreti e personaggi

Trama modifica

Miryam, figlia adottiva del capo tribù Jamet, incontra nel deserto Marco Palmi, scienziato italiano in Libia per ricerche. Il loro primo approccio non è cordiale e quando Mario cade prigioniero dei predoni lei si offre di custodirlo per poterlo umiliare. Senonché col tempo si innamora del giovane italiano e ne resta incinta. Ibrahim, un bandito che desidera la fanciulla, fa in modo che Mario venga abbandonato nel deserto e racconta a Miryam che egli è morto tentando la fuga. Ma Mario è stato salvato da un'altra tribù ed è curato da Ulema, amica di Miryam. Ibrahim tenta nuovamente di nuocere ai due innamorati, ma interviene Jamet che uccide il bandito, si sottomette al potere italiano e consente che la coppia parta verso l'Italia assieme al figlio da poco nato, chiamato Italo.

Produzione modifica

 
Isa Buzzanca

Miryam è stato uno dei due film (l'altro è La sperduta di Allah ancora di Guazzoni) , entrambi di ambiente africano, realizzati quasi contemporaneamente dalla "Suprema Film" azienda veneziana che era succeduta alla "I.C.S.A." e su cui non si hanno molte notizie, tranne che per queste due produzioni mise parzialmente in comune le squadre tecniche, mentre gli interpreti erano diversi[1].

 
Isa Pola e Aristide Garbini

Il film fu girato nei primi mesi del 1929 (mancano fonti che indichino i luoghi del "set"), e fa parte di una serie di significato "coloniale", che aveva visto l'anno precedente l'uscita di Kif Tebbi di Camerini. In una stagione di crisi profonda della cinematografia italiana (nel quinquennio 1925 - 1929 erano stati prodotti meno di 100 titoli, ma pochi di questi avevano fruito di una distribuzione nazionale[2]) il film "libico" di Camerini era stato uno dei pochi ad avere successo anche all'estero[3] e questo aveva ovviamente comportato una corsa a riproporre la stessa tematica, che poi avrà un'altra impennata negli anni della guerra etiopica e della proclamazione dell'Impero (da Lo squadrone bianco a Il grande appello).

 
Isa Pola e Carlo Gualandri

Tutti questi film sono accomunati da una visione che presenta gli arabi "buoni", amici degli italiani portatori di pace e civiltà, ma bisognosi di essere "controllati" e guidati, contro quelli "cattivi" i quali tramano contro il progresso[4], che, nel caso di Miryam assume le sembianze dello scienziato - ricercatore, più che quelle del militare.

Miryam fu il terzo film interpretato da Isa Pola, quasi all'inizio di una trentennale carriera nel mondo dello spettacolo e questo fattore costituì, secondo un commentatore, il principale pregio del film, cioè «l'aver imposto all'attenzione del pubblico e degli industriali una giovane e fotogenica attrice e se questo dal film non risulta la colpa è della fotografia e del "maquillage"[5]».

Accoglienza modifica

Ottenuto nel marzo 1929 il visto di censura[6], Miryam uscì nelle sale nella seconda metà del 1929, costituendo uno degli ultimi film muti a circolare in Italia, quando negli stessi mesi Pittaluga aveva già avviato i lavori per trasformare la "Cines" di via Vejo, a Roma, nella prima azienda italiana di produzione sonora[7]. Come di tutte le pellicole di quegli anni, anche di questa non si hanno dati relativi all'esito commerciale[8].

Nei (pochi) commenti contemporanei il film libico di Guazzoni ricevette giudizi non molto positivi, quasi rassegnati: «il film è italiano: il fatto quindi che la scenografia non brilla per ricchezza ed intelligenza e che la tecnica è degna di una composizione risalente a diversi anni addietro non ci indigna né ci esaspera[5]».

Successivamente anche questa regia di Guazzoni, considerata minore nell'ambito della sua filmografia, è stata annoverata come esempio della produzione coloniale italiana, iniziata già al tempo della conquista italiana della Libia[9]. Miryam è attualmente un film non reperibile[1].

Note modifica

  1. ^ a b Bernardini, cit. in bibliografia, p.736.
  2. ^ Cfr. Mario Quargnolo, Un periodo oscuro del cinema italiano: 1925-1929, in Bianco e nero, aprile-maggio 1964.
  3. ^ Marcello Spada, intervista del 7 novembre 1975 in Cinecittà anni trenta, cit. in bibliografia, p.816.
  4. ^ Cfr. (EN) Roberta De Carmine, Italy meets Africa; colonial discourses in italian cinema, New York, Peter Lang, 2011, ISBN 978-1-4331-0868-6, p.33-40
  5. ^ a b Raoul Quattrocchi, recensione in Kines, n.45, novembre 1929.
  6. ^ Martinelli, cit. in bibliografia, p.254
  7. ^ L'eco del cinema, n.78 del maggio 1930. Relazione al bilancio dell'esercizio 1929 della S.A.S.P. in cui si illustra l'investimento nella tecnologia sonora.
  8. ^ Sull'assenza di dati economici della cinematografia italiana dell'epoca cfr. Barbara Corsi Con qualche dollaro in meno, Roma, Editori Riuniti, 2001, p.12 e seg.
  9. ^ Cfr. Denis Lotti, La guerra allusa in Immagine. Note di Storia del Cinema, IVª serie, n. 3, 2012.

Bibliografia modifica

  • Aldo Bernardini, Le imprese di produzione del cinema muto italiano, Bologna, Persiani, 2015, ISBN 978-88-98874-23-1
  • Vittorio Martinelli, Il cinema muto italiano. I film degli anni venti (1924-1931), numero speciale di Bianco e nero, Roma. C.S.C. - E.R.I., 1996, ISBN 88-397-0922-3
  • Francesco Savio, Cinecittà anni Trenta. Parlano 116 protagonisti del secondo cinema italiano (3 voll.), Roma, Bulzoni, 1979, ISBN non esistente

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

  Portale Cinema: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Cinema