Ostiario
Ostiario (in latino ostiarius, letteralmente 'portinaio', dal latino ostium - porta) nella Chiesa cattolica era il chierico che aveva ricevuto l'ostiariato, cioè il primo degli ordini minori. L'ostiariato è stato abolito come ordine minore della gerarchia cattolica da papa Paolo VI nel 1972[1], in seguito alla riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II. L'ostiario aveva il compito di aprire e chiudere le porte della chiesa e di custodirla (era dunque assimilabile alla funzione del sacrestano)[2]. Durante le celebrazioni liturgiche particolarmente affollate gli ostiari dirigevano i movimenti dei fedeli.
Origine del ministero
modificaGli ostiari corrispondono ai "portinai" dell'Antico Testamento che custodivano inizialmente la porta del tabernacolo (1 Cr 16,42) e poi il Tempio di Gerusalemme, nonché il tesoro dello stesso Tempio e quello del re. Avevano una responsabilità grande, perché vigilavano anche sui lavori di manutenzione dell'edificio e svolgevano funzioni di giudici per quanto riguardava l'ordine pubblico all'interno del Tempio. Infine, vigilavano affinché non entrassero nel Tempio persone impure.
Quando nella Chiesa si cominciarono ad usare edifici di culto dedicati per la liturgia, fu necessario stabilire dei portinai con funzioni analoghe a quelle dei portinai del Tempio di Gerusalemme: in Oriente furono chiamati pilori e in Occidente ostiarii o janitores. I pilori furono sempre considerati laici, mentre gli ostiari hanno sempre fatto parte del clero.
La prima testimonianza, del III secolo, è una lettera di Cornelio, vescovo di Roma, a Fabio d'Antiochia. Gli ostiari erano necessari nel tempo in cui i cristiani vivevano in mezzo agli infedeli, per evitare che questi entrassero nelle chiese a disturbare le celebrazioni e a profanare l'Eucaristia. Inoltre, essi avevano cura che nelle celebrazioni ciascuno stesse al proprio posto: clero separato dal popolo, e uomini separati dalle donne, e che tutti vi partecipassero in silenzio e con la maggior modestia. Dopo le letture e il sermone, gli ostiari facevano uscire i catecumeni, i penitenti, gli ebrei e gli infedeli, ai quali era permesso ascoltare le istruzioni, e chiudevano le porte della chiesa[3]. A Roma una particolare categoria di ostiari erano i fossori, che erano i custodi dei cimiteri cristiani: essi non solo seppellivano i morti, ma ne ornavano le tombe. Nel IV secolo i fossori appaiono come il penultimo grado della gerarchia ecclesiastica davanti agli ostiari[4].
Compiti
modificaPrima della riforma liturgica, nel rito di ordinazione degli ostiari era ricordato come loro compito quello di aprire le porte ai fedeli e chiuderle sempre agli infedeli, oltre che suonare le campane[2] e presentare ai celebranti i libri liturgici aperti. Il servizio offerto da quest'ordine aiutava a disporre i fedeli alla degna ricezione dell'Eucaristia, vigilando sulla loro buona tenuta corporale (e quindi togliendo il più esterno degli ostacoli alla ricezione stessa) e in generale rammentando loro la santità della Casa del Signore.[5]
In teologia, nell'intento di cercare nell'opera di Gesù Cristo l'istituzione di ogni ministero, si vedeva la fonte biblica dell'ostiariato in Mc 11,15-17 e paralleli, dove il Maestro scaccia i cambiavalute e i venditori di colombe dal Tempio, divenuto una spelonca di ladri. "Materia" di questo ordine era la consegna delle chiavi della chiesa da parte del vescovo, accompagnata da una "forma" appropriata, che era l'orazione che il medesimo vescovo pronunciava nell'atto di consegnare le chiavi all'ordinando: "Regolati in maniera come se avessi a rendere ragione a Dio di quelle cose, che si chiudono con queste chiavi"[6].
Nei primi secoli del cristianesimo, i compiti dell'ostiario coincidevano sostanzialmente con quelli dell'attuale sacrestano, anche se in seguito, quando gli ordini minori si ridussero ad essere delle tappe progressive in vista dell'ordinazione presbiterale, l'ordinazione all'ostiariato non comportava nessun incarico particolare: quando la formazione al presbiterato era confinata ad un seminario di ispirazione monastica, è ovvio che ai seminaristi ordinati ostiari non toccasse effettivamente chiudere le porte della chiesa o suonare le campane. Subito dopo la loro ordinazione, i neo-ostiari esercitavano formalmente la propria funzione, scendendo a chiudere e aprire una porta della chiesa (o un cancello della balaustra) e suonando una campanella, dopodiché generalmente si procedeva alla loro ordinazione al lettorato.
L'ostiario oggi
modificaL'ordine dell'ostiariato viene ancora conferito in alcuni gruppi cattolici e anglicani tradizionalisti. Per altro, la lettera apostolica Ministeria quaedam prevede la possibilità di istituire l'ostiariato come ministero laicale nelle regioni dove si rilevasse necessario o utile[1]; il ministero è stato istituito nell'arcidiocesi di Campobasso-Boiano in Molise, come "servizio ministeriale legato alla carità, all'accoglienza, alla gioia di ricevere e preparare ogni cosa perché le [...] comunità non siano anonime e la gente non resti sparsa per tutta la chiesa"[7][8].
Nel Duomo di Milano il termine ostiario è ancor oggi usato per denominare i sacrestani[9].
Nel tempo della pandemia da Covid-19, nella parrocchia di Cicognara (nella diocesi di Cremona) con il termine ostiari sono detti i volontari incaricati di accogliere i fedeli alla messa e di misurare loro la temperatura corporea[10].
In senso lato, tutti i fedeli sono chiamati ad essere ostiari, cioè ad aprire le porte della chiesa per accogliere la gente[11].
Altri usi
modificaIn Teologia, Ostiario è stato definito lo Spirito Santo in quanto apre la porta a Cristo[12] ed anche lo stesso Cristo[13], ostiario celeste è detto san Pietro, in quanto ricevette da Cristo il potere delle chiavi[14].
Nella corte pontificia vi erano nei secoli scorsi varie categorie di membri della famiglia pontificia col titolo di ostiari, i più importanti dei quali erano i maestri ostiari, deputati alla custodia delle croci papali[15]. Lo stesso titolo di maestro ostiario veniva usato nella corte del re di Napoli per indicare il Capitano della Porta[16]. Vari ostiari con funzioni diverse vi erano alla corte del duca di Milano[17]. Nella comunità di Chiavenna l'ostiario era il titolo che oggi diremmo di messo comunale[18].
Talvolta il termine ostiario / ostiaria è stato usato per indicare il religioso / religiosa portinaio o portinaia del monastero o convento[19][20].
Altri significati
modificaNella Chiesa cattolica, il termine ostiario / ostiaria è adoperato anche in riferimento all'ostia (in latino hostia, letteralmente 'vittima'), con tutt'altri significati:
- Nel cammino neocatecumenale l'ostiario è un membro della comunità incaricato di preparare la sala per le celebrazioni liturgiche[21].
- Declinato al femminile, il termine "ostiaria" è adoperato nell'espressione "suore ostiarie" o "suore delle ostie" per indicare le suore della Congregazione delle Figlie di San Giuseppe di Rivalba, che tra i vari compiti hanno quello di confezionare le ostie per la Messa.
- "Ostiario" è usato talvolta per indicare un contenitore di ostie[22], ma anche la pisside, il tabernacolo e l'ostensorio[23].
Note
modifica- ^ a b Paolo VI, Ministeria quaedam, su La Santa Sede, Libreria Editrice Vaticana, 15 agosto 1972.
- ^ a b ostiario, in Enciclopedia Treccani on-line, Istituto Treccani. URL consultato il 14 dicembre 2017.
- ^ Enciclopedia dell'ecclesiastico, Vol. 3, Napoli, Stamperia G. Ranucci, 1º gennaio 1845, p. 353. URL consultato il 28 maggio 2018.
- ^ Pasquale Testini, Archeologia cristiana, 2ª ed., Bari, Edipuglia, 1980, p. 153. URL consultato il 1° giugno 2018.
- ^ Luigi Valli, Del culto esterno della religione, ovvero esposizione delle sacre cerimonie della Chiesa Cattolica per istruzione dei fedeli (Prima parte), Pisa, Pieraccini, 1854, p. 373. URL consultato il 26 aprile 2021.
- ^ Gabriello Savonarola, Dottrina cristiana spiegata in quattro libri, Vol. 4, Padova, Stamperia Conzatti, 31 dicembre 1773, p. 200. URL consultato il 28 maggio 2018.
- ^ Gian Carlo Bregantini, La Vita, Fioritura dell'Accoglienza. Lettera Pastorale per la Diocesi di Campobasso-Bojano per la famiglia che educa alla vita (PDF), Centro Pastorale Diocesano, 4 novembre 2011, p. 54. URL consultato il 1º giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2017).
- ^ Redazione, Campobasso, VII convocazione diocesana: le nomine e gli incarichi [collegamento interrotto], in L'Osservatore d'Italia. URL consultato il 1º giugno 2018.
- ^ I libri liturgici. Una via alla celebrazione del mistero rivelato (PDF), su sacristiassociazione.files.wordpress.com.
- ^ Giacomo Gambassi, Nel Cremonese la scelta di Cicognara, Cogozzo e Roncadello «Meglio un'unica liturgia». Così tre paesi di uniscono, in Avvenire, 24 maggio 2020, p. 17.
- ^ Francesco, Meditazione mattutina nella Cappella "Domus Sanctae Martae". Siamo tutti ostiari., su La Santa Sede, Libreria Editrice Vaticana, 12 maggio 2014.
- ^ Giovanni Buseo, Meditazioni, Parte II, Pavia - Macerata, Giuseppe Francesco Ferri, 1736, p. 179. URL consultato il 1° giugno 2018.
- ^ Marsilio Onorati, Vita di Gesù Christo redentor nostro cavata dagli evangelisti e da quello che ne scrivono i sacri dottori, Vol. 5, Francesco Cavalli, 1649, pp. 222-223. URL consultato il 1° giugno 2018.
- ^ Antonio Rimoldi, L'Apostolo San Pietro fondamento della Chiesa, principe degli apostoli ed ostiario celeste nella Chiesa primitiva dalle origini al Concilio di Calcedonia, collana Analecta Gregoriana, 96, Roma, Università Gregoriana, 1958.
- ^ Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Vol. 40, Venezia, Tipografia Emiliana, 1846, pp. 191-199. URL consultato il 28 maggio 2018.
- ^ Pietro Giannone, Dell'istoria civile del Regno di Napoli libri XL, Tomo 3, Napoli, Stampatore Niccolò Naso, 1723, p. 150. URL consultato il 1° giugno 2018.
- ^ Cfr. missive varie del duca Francesco Sforza, http://www.istitutolombardo.it/pdf/15missive.pdf Archiviato il 22 febbraio 2016 in Internet Archive.
- ^ Stabilimenti consolari (1626-1797), su Lombardia Beni Culturali. URL consultato il 1º giugno 2018.
- ^ P. Imerio da Castellanza, L'Ostiario di Dio. Il santo portinaio S. Corrado da Parzham Cappuccino, Tipografia delle Missioni, 1934.
- ^ Alberto da "Cormano" (a cura di), Regola di Abelardo. Estratto da “Abelardo ed Eloisa – Epistolario”, su Hora, lege et labora, UTET, 26 marzo 2017. URL consultato il 27 maggio 2018.
- ^ Convivenza di Kiko Arguello con i responsabili ostiari del cammino neocatecumenale (PDF), su webalice.it. URL consultato il 26 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2016).
- ^ Borse vesti, ostiario, croce astile [collegamento interrotto], su Articoli Religiosi Bhozerk di Enzo Bozzer. URL consultato il 2 giugno 2018.
- ^ Vedi le immagini di "ostiario" in Wikimedia Commons
Bibliografia
modifica- F. Wieland, Die genetische Entwicklung der sog. Ordines Minores in den drei ersten Jahrhunderten, in Römische Quartalschrift, suppl. 7, Roma 1897, pp. 54-56.
Voci correlate
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