Partito della Libertà e del Progresso

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Il Partito della Libertà e del Progresso (in francese: Parti de la liberté et du progrès - PLP), o Partito per la Libertà e il Progresso (in olandese: Partij voor Vrijheid en Vooruitgang - PVV), fu un partito politico belga di orientamento liberale. Affermatosi nel 1962 dalla trasformazione del Partito Liberale, nel 1972 si scisse in due distinte formazioni:

Partito della Libertà e del Progresso
Parti de la liberté et du progrès
Partij voor Vrijheid en Vooruitgang
Partei für Freiheit und Fortschritt
LeaderOmer Vanaudenhove
(1961-1969)
Pierre Descamps
(1969-1972)
StatoBelgio (bandiera) Belgio
Fondazione1961
Dissoluzione1972
IdeologiaLiberalismo
CollocazioneCentro; Centro-destra
Affiliazione internazionaleInternazionale Liberale

Nella comunità germanofona del Belgio, invece, nel 1961 era stato fondato il Partito per la Libertà e il Progresso.

Il Partito della Libertà e del Progresso, nella sua compagine unitaria, si presentava come erede del , fondato nel 1846. Si caratterizzò per posizioni alquanto anticlericali e per una politica attenta nei confronti delle classi meno abbienti, in particolare quella operaia. Fino agli anni venti del Novecento il PL rappresentò la componente di "sinistra" della politica belga, contrapposta ai partiti di ispirazione cristiana. Dopo l'affermazione del movimento socialista durante gli anni venti i liberali si spostarono progressivamente verso il centro e cominciarono ad allearsi con i partiti conservatori.

A seguito della crisi legata alla decolonizzazione del Congo, nel 1961 il Partito Liberale cambiò nome e divenne Partito della Libertà e del Progresso. Alle elezioni del 1965 il partito quasi raddoppiò il suo tradizionale peso elettorale, superando il 20% dei consensi[1].

Al congresso del gennaio 1966 il partito adottò il cosiddetto "compromesso di Liegi" sulle tensioni tra fiamminghi e valloni. Il compromesso era stato accolto con soddisfazione dall'ala francofona del partito ma era stato attaccato da alcuni esponenti fiamminghi[2]. Le crescenti tensioni comunitarie portarono alle elezioni anticipate del 1968. Il PLP/PVV impostò la campagna elettorale sulla difesa dell'unità nazionale[3]. Il risultato elettorale fu buono ma inferiore alle aspettative dei dirigenti del partito. In particolare, il partito guadagnò consensi in Vallonia ma ne perse nelle Fiandre[4]. Nei mesi seguenti si accentuarono le tensioni interne al partito tra francofoni e fiamminghi.

Nel 1969 l'ala fiamminga della federazione del PLP/PVV di Bruxelles uscì dal partito[5]. Il 2 aprile 1969 venne stabilito che la federazione fiamminga e la federazione vallona del partito avrebbero potuto riunirsi separatamente, anche se venivano mantenuti gli organi a livello nazionale[6]. Dopo la divisione del partito tra fiamminghi e francofoni nel voto del Senato sulla riforma istituzionale del giugno 1970 anche l'ala francofona della federazione del PLP/PVV di Bruxelles lasciò il partito, fondando il "Partito della libertà e del progresso della regione di Bruxelles", che poco dopo si divise a sua volta per via di divergenze sull'atteggiamento da tenere nei confronti dei Federalisti Democratici Francofoni[7].

Dopo la sconfitta alle elezioni del 1971 il Partito della libertà e del progresso si scisse definitivamente nei due tronconi, che tennero i loro congressi fondativi nel maggio 1972[7]. Successivamente i due partiti si fusero con altre formazioni politiche: l'erede attuale del PLP/PVV in Vallonia è dunque il Partito Riformatore Liberale, nelle Fiandre i Liberali e Democratici Fiamminghi. L'erede del PLP/PVV nella comunità germanofona del Belgio, il Partito per la Libertà e il Progresso, sussiste tuttora.

Risultati elettorali

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Elezione Voti % Seggi
Parlamentari 1965 1.120.081 21,62
48 / 212
Parlamentari 1968 1.080.894 20,87
47 / 212
Parlamentari 1971 865.655 16,39
31 / 212
  1. ^ Pascal Delwit, La vie politique en Belgique de 1830 à nos jours (Bruxelles: Éditions de l'université de Bruxelles, seconda edizione, 2009), pag. 168.
  2. ^ Pascal Delwit, La vie politique en Belgique de 1830 à nos jours (Bruxelles: Éditions de l'université de Bruxelles, seconda edizione, 2009), pagg. 177-178.
  3. ^ Pascal Delwit, La vie politique en Belgique de 1830 à nos jours (Bruxelles: Éditions de l'université de Bruxelles, seconda edizione, 2009), pagg. 176-177.
  4. ^ Pascal Delwit, La vie politique en Belgique de 1830 à nos jours (Bruxelles: Éditions de l'université de Bruxelles, seconda edizione, 2009), pag. 177.
  5. ^ Pascal Delwit, La vie politique en Belgique de 1830 à nos jours (Bruxelles: Éditions de l'université de Bruxelles, seconda edizione, 2009), pag. 178.
  6. ^ Pascal Delwit, La vie politique en Belgique de 1830 à nos jours (Bruxelles: Éditions de l'université de Bruxelles, seconda edizione, 2009), pag. 180.
  7. ^ a b Pascal Delwit, La vie politique en Belgique de 1830 à nos jours (Bruxelles: Éditions de l'université de Bruxelles, seconda edizione, 2009), pag. 181.

Voci correlate

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