Pieve di San Pietro in Mercato

edificio religioso di Montespertoli

La pieve di San Pietro in Mercato è un edificio sacro situato a Montespertoli.

Pieve di San Piero in Mercato
Facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàMontespertoli
Coordinate43°37′50.91″N 11°04′23.36″E / 43.630808°N 11.073156°E43.630808; 11.073156
Religionecattolica
TitolarePietro apostolo
Arcidiocesi Firenze
Consacrazione1057
Stile architettonicoromanico

Storia modifica

La chiesa sorge sul versante sud dell'abitato di Montespertoli, vicino al primo nucleo fortificato del paese, ed era al centro di un piviere esteso per circa 80 km² composto da ben 26 chiese suffraganee[1].

L'edificio è di origini altomedievali ed appare citato per la prima volta nel 1008 come una delle pievi chiamate a pagare una decima al vescovo di Firenze[2]. La consacrazione della chiesa è documentata nel 1057, questo ha fatto ipotizzare ad alcuni studiosi che l'edificio dovesse esistere almeno dal secolo precedente e se tale ipotesi venisse confermata la pieve di San Pietro in Mercato sarebbe una delle più antiche del territorio valdelsano unitamente alla pieve di San Lazzaro a Lucardo e alla pieve di Sant'Appiano[3][4]. Nel nome della chiesa è inserito il toponimo in Mercato, di questo mercato che si doveva tenere nei pressi dell'edificio esiste una testimonianza in un documento risalente al 1108[2].

La pieve nel XIII secolo godeva di una rendita economica superiore a molte sue pievi limitrofe come si evince dalle decime pagate tra il 1276 e il 1299 quando paga sempre quaranta lire[5] mentre nello stesso periodo la pieve di sant'Appiano paga solo quindici lire[6].

Dalla metà del Trecento al piviere di San Pietro vennero uniti i pivieri di San Pancrazio e di Coeli Aula che andarono a formare la Lega dei Popoli che comprendeva cinquantadue parrocchie[3]; tale lega rimase attiva fino alla fine del XVIII secolo quando con le riforme del granduca Pietro Leopoldo vennero abolite le leghe e sostituite dalle comunità (più o meno gli attuali comuni) e così san Pietro in Mercato e Coeli Aula entrarono a far parte della Comunità di Montespertoli mentre San Pancrazio della Comunità di San Casciano[3].

Nel XV secolo era patrona della pieve e del suo piviere la famiglia Machiavelli che aveva ereditato dai Signori di Montespertoli tale privilegio[7].

Nel XVI secolo ad opera del pievano Baldassarre Machiavelli la pieve venne completamente ristrutturata alterando i caratteri romanici[8]. Quasi tutti gli interventi barocchi vennero rimossi in occasione di una radicale campagna di restauri effettuata alla metà del XIX secolo.

Descrizione modifica

L'edificio, restaurato nella facciata con una decorazione a falsa incrostazione marmorea, è fiancheggiato da una poderosa torre con coronamento a beccatelli e merli in cotto (rifacimento posteriore), mentre i tre semicilindri delle absidi sono ancora coperti da intonaco.

Molte delle opere che erano ospitate in questa pieve si trovano adesso nell'attiguo Museo.

Esterno modifica

La facciata è il frutto di un invasivo intervento di restauro effettuato ai primi del Novecento e presenta una decorazione a intonaco raffigurante una falsa incrostazione marmorea. L'intonaco è presente anche sui muri laterali e sulla tribuna. Sebbene le tre absidi siano intonacate è possibile intravedere la muratura effettuata con arenaria.

Sulla destra della facciata è collocato il poderoso campanile che tuttora presenta gran parte delle strutture medievali in vista. È una massiccia torre quadrata di 5,50 metri per lato[8] e presenta un paramento murario realizzato con bozze di arenaria grigia disposte molto regolari. Il campanile è aperto in vetta dalla cella campanaria ma sul lato settentrionale vi è un'apertura realizzata con una stretta monofora. Il coronamento è frutto del restauro novecentesco e presenta una merlatura guelfa come molte altre torri del territorio montespertolese restaurate all'inizio del XX secolo[9]. Possiede un concerto di 4 campane elettrificate con il sistema a slancio a battaglio volante, sono state fuse da Terzo Rafanelli di Pistoia nel 1887 con intonazione in nota Mi³ in scala diatonica con salto di 4° ad eccezione del sonello, l'unico rimasto a sistema a corda, è fuso da Giovanni Gamberti da Sangallo nel 1470.

Interno modifica

 
Interno

La struttura attuale delle pieve è sostanzialmente quelle dell'edificio consacrato nel 1057[8], nonostante la ricostruzione postbellica, che comunque ha ricostruito le forme originarie. Questo è dimostrato proprio dall'organizzazione dello spazio interno che è tipica degli edifici realizzati alla metà dell'XI secolo. La chiesa ha una struttura a tre navate terminante con altrettante absidi, ma a differenza di quanto accade negli edifici realizzati nel XII secolo, qui le quattro ampie campate hanno i pilastri a distanze diverse l'uno dall'altro[8], infatti le prime tre sono distanziate di circa quattro metri mentre la quarta supera i cinque metri. I pilastri sono di forma rettangolare di un metro di lunghezza per settanta centimetri di larghezza mentre la navata centrale è abbastanza stretta; le sue dimensioni sono circa una volta e mezza ciascuna delle due navate minori[8], e questi elementi, simili a quelli presenti nella pieve di san Lazzaro, danno all'interno una notevole spinta verticale.

Fonte battesimale modifica

 
Fonte battesimale

Il fonte battesimale di San Pietro è un raro esempio di decorazione bicroma inseribile nel filone del cosiddetto romanico fiorentino del territorio valdelsano[9].

L'opera ha una forma esagonale ed è spartito da una cornice aggettante nella parte superiore, cornice ripetuta nella parte inferiore dove fa da basamento. L'uso del marmo bianco, gli intarsi di marmo verde di Prato e il rigore delle cornici che inquadrano i motivi decorativi di ogni specchio danno al fonte un aspetto di marcata classicità.

Questo fonte battesimale è molto vicino alle decorazioni del timpano della facciata della Basilica di San Miniato al Monte[9][10], opera data tra il decorso del XII secolo e l'inizio del XIII. Il fonte di San Pietro in Mercato appartiene proprio a quest'ultima fase di quel filone decorativo e nella zona era stato preceduto dal fonte battesimale della pieve di Coeli Aula (oggi conservato nella chiesa di Sant'Andrea a Montespertoli) il quale a sua volta è paragonabile al fonte conservato nella pieve mugellana di Sant'Agata e datato 1175[11].

Note modifica

  1. ^ Cecconi-Cuccuini-Nesi 1981, pag.119.
  2. ^ a b Cioni 1911, pag.214.
  3. ^ a b c Chiese medievali della valdelsa....., pag. 131.
  4. ^ addirittura è stata avanzata l'ipotesi che la chiesa possa essere di origine carolingia, Cecconi-Cuccuini-Nesi, pagg.119-120
  5. ^ Giusti-Guidi 1942, pag.34-35.
  6. ^ Guidi 1932, pag.22.
  7. ^ nel 1383 ebbero una donazione che comprendeva il patronato della Pieve di San Pietro in Mercato e nel piviere di quest'ultima i patronati delle chiese di Santa Maria alla Torre, di Sant'Andrea a Montespertoli, di San Michele a Mogliana, di San Paolo, di San Piero e di San Quirico alla Sodera, Cecconi-Cuccuini-Nesi 1981, pag.123
  8. ^ a b c d e Chiese medievali della valdelsa....., pag. 132.
  9. ^ a b c Chiese medievali della valdelsa....., pag. 133.
  10. ^ Moretti-Stopani 1974, pag.100.
  11. ^ Chiese medievali della valdelsa....., pag. 134.

Bibliografia modifica

  • Giovanni Lami, Sanctae Ecclesiae Florentinae monumenta, Firenze, Tipografia Salutati, 1758.
  • Giovanni Targioni Tozzetti, Relazioni d'alcuni viaggia fatti in diverse parti della toscana, Firenze, Stamperia Granducale, 1775.
  • Emanuele Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico del Granducato di Toscana, Firenze, 1833-1846.
  • Luigi Santoni, Raccolta di notizie storiche riguardanti l'arcidiocesi di Firenze, Firenze, Tipografia Mazzoni, 1847.
  • Emanuele Repetti, Dizionario corografico-universale dell'Italia sistematicamente suddiviso secondo l'attuale partizione politica d'ogni singolo stato italiano, Milano, Editore Civelli, 1855.
  • Attilio Zuccagni-Orlandini, Indicatore topografico della Toscana Granducale, Firenze, Tipografia Polverini, 1857.
  • Marcello Nardi Dei, Monografia storica e artistica del comune di Montespertoli, Firenze, 1873.
  • Cesare Paoli, Il Libro di Montaperti (MCCLX), Firenze, Viesseux, 1889.
  • Michele Cioni, Elenco di varie costruzioni monumentali in Valdelsa e notizie di pubblicazioni, Miscellanea Storica della Valdelsa, 1903.
  • Michele Cioni, La Valdelsa: guida storico-artistica, Firenze, Lumachi, 1911.
  • Pietro Guidi, Rationes Decimarum Italiae. Tuscia. Le decime degli anni 1274-1280, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1932.
  • Pietro Guidi, Martino Giusti, Rationes Decimarum Italiae. Tuscia. Le decime degli anni 1295-1304, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1942.
  • Robert Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze, Sansoni editore, 1956-1968.
  • Italo Moretti, Renato Stopani, Chiese romaniche in Valdelsa, Firenze, Salimbeni, 1968.
  • Carlo Celso Calzolai, La Chiesa Fiorentina, Firenze, Tipografia Commerciale Fiorentina, 1970.
  • Italo Moretti, Renato Stopani, Architettura romanica religiosa nel contado fiorentino, Firenze, Salimbeni, 1974.
  • Renato Stopani, Il contado fiorentino nella seconda metà del Duecento, Firenze, Salimbeni, 1979.
  • AA. VV., Toscana paese per paese, Firenze, Bonechi, 1980.
  • Andrea Cecconi, Piero Cuccuini,Antonella Nesi, Il territorio di Montespertoli. Note di storia e d'arte, Firenze, Sigla, 1981.
  • Renato Stopani, Storia e cultura della strada in Valdelsa nel medioevo, Poggibonsi, Centro Studi Romei, 1986.
  • Vittorio Cirri, Giulio Villani, La Chiesa Fiorentina. Storia Arte Vita pastorale, Firenze, LEF, 1993.
  • AA. VV., Chiese medievali della Valdelsa. I territori della via Francigena tra Firenze, Lucca e Volterra, Empoli, Editori dell'Acero, 1995, ISBN 88-86975-18-X.
  • Marco Frati, Chiesa romaniche della campagna fiorentina. Pievi, abbazie e chiese rurali tra l'Arno e il Chianti, Empoli, Editori dell'Acero, 1997, ISBN 88-86975-10-4.
  • Rosanna Caterina Proto Pisani, Empoli, il Valdarno inferiore e la Valdelsa fiorentina, Milano, Mondadori, 1999, ISBN 88-04-46788-6.

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