In antichità per placito, si intendeva il parere del giudice su una lite o disputa.

Il vocabolo deriva dal latino plàcitum, da plàcere, piacere, da cui il significato secondario di ordinare e decidere.

Nel periodo franco i conti o i visconti, rappresentanti del potere temporale in vece dell'imperatore, erano chiamati ad intervenire sulle dispute perlopiù di genere immobiliare tra le parti.

Famosi sono i Placiti cassinesi, ossia le quattro testimonianze giurate del X secolo sulla disputa dell'appartenenza di alcuni terreni benedettini a Capua, Sessa Aurunca e Teano.

Solitamente il luogo in cui avveniva la disputa era il "mallo pubblico" (mallum), cioè il tribunale o la pubblica assemblea giudiziaria dell'epoca.

Bibliografia

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  • F. Bruni, L'italiano. Elementi di storia della lingua e della cultura italiana: testi e documenti, Torino, UTET, 1984.
  • Cipolla Carlo, Appunti per la storia di Asti, 1891
  • Mario Ascheri, Introduzione storica al diritto moderno e contemporaneo, 2ª edizione, Giappichelli, gennaio 2008, ISBN 9788834882542.

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