Sessa Aurunca
Sessa Aurunca è un comune italiano di 20 158 abitanti della provincia di Caserta in Campania.
Sessa Aurunca comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Lorenzo Di Iorio (PD) dal 4-10-2021 |
Territorio | |
Coordinate | 41°14′N 13°56′E / 41.233333°N 13.933333°E |
Altitudine | 203 m s.l.m. |
Superficie | 162,18 km² |
Abitanti | 20 158[1] (31-7-2022) |
Densità | 124,29 ab./km² |
Frazioni | Aulpi, Avezzano, Baia Azzurra-Levagnole, Baia Domizia, Carano, Casamare, Cascano, Castellone, Cescheto, Corbara, Corigliano, Cupa, Fasani, Fontanaradina, Gusti, Lauro, Levagnole, Li Paoli, Maiano, Marzuli, Piedimonte, Ponte, Rongolise, San Carlo, San Castrese, San Limato, San Martino, Santa Maria a Valogno, Sorbello, Tuoro, Valogno, Vigne, Zelloni |
Comuni confinanti | Carinola, Castelforte (LT), Cellole, Falciano del Massico, Galluccio, Minturno (LT), Mondragone, Rocca d'Evandro, Roccamonfina, Santi Cosma e Damiano (LT), Teano |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 81037 |
Prefisso | 0823 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 061088 |
Cod. catastale | I676 |
Targa | CE |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona C, 1 355 GG[3] |
Nome abitanti | sessani |
Patrono | san Leone IX Papa |
Giorno festivo | 8 maggio |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
Geografia fisicaModifica
TerritorioModifica
Sessa Aurunca è il primo comune della provincia di Caserta per estensione territoriale, il secondo in Campania dopo Ariano Irpino.[4] È collocata al confine nord-ovest della Campania. Dispone di una fascia costiera sul litorale domizio a breve distanza dal golfo di Gaeta. È separata dal Lazio, provincia di Latina, dal fiume Garigliano. Il centro cittadino che dà il nome alla municipalità è collocato sul pendio di tufo vulcanico a sud-ovest del vulcano spento di Roccamonfina, su di un piccolo affluente del Garigliano. Il centro storico della città fa parte del parco regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano.
ClimaModifica
Origini del nomeModifica
Il toponimo deriva da Colonia Julia Felix Classica Suessa (o in breve Suessa), città appartenente alla Pentapoli Aurunca, nucleo storico del centro. Si presume che il nome possa derivare dalla felice posizione (sessio, cioè sedile, dolce collina dal clima mite del territorio denominato dai Romani Campania felix).[5]
StoriaModifica
Questa voce o sezione sull'argomento centri abitati della Campania non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.
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Le origini: SuessaModifica
Sessa Aurunca è di antichissima origine come confermano tracce di insediamenti preistorici e le necropoli dell'VIII secolo a.C., epoca in cui qui risiedevano gli Aurunci, popolazione di origine indoeuropea, che si stabilì nel basso Lazio, probabilmente intorno al I millennio a.c. Il loro territorio, a sud di quello dei Volsci, era compreso nell'area di Roccamonfina, tra il Liri e il Volturno, i monti Aurunci e il monte Massico. Una delle città principali fu Terracina. Socialmente non erano particolarmente evoluti, o almeno così li descrissero i Romani, costruivano le loro città sempre in cima a un colle a scopo difensivo, con alcune caratteristiche umbro-osche.
Il territorio degli Aurunci si estendeva dal Circeo al Monte Massico, tra Monti Aurunci e i Monti Ausoni e il Mar Tirreno con a capo la Pentapoli di Ausona, Minturnae, Sinuessa, Suessa e Vescia, che ricopriva gran parte di questo territorio.
Minturnae è uno dei centri più antichi del Basso Lazio, alla foce del fiume Garigliano, al confine tra Lazio e Campania, sulla riva destra. Il suo nome si fa risalire a Minothauros, Dio cretese, ma non ce ne sono prove sufficienti.
Insieme alle città di Ausona, Sinuessa, Suessa (Sessa Aurunca) e Vescia, faceva parte della Pentapoli Aurunca, fulcro della confederazione degli Aurunci (o Ausoni), che secondo alcuni anziché di origine indoeuropea, sarebbero discendenti dei Tirreni, quindi popolo di stirpe italica.
Intorno al IV sec. a.c. questo popolo entrò a contatto coi Romani, schierandosi contro di essi e alleandosi coi Sanniti. Le conseguenze furono disastrose: la Pentapoli venne annientata nel 314 a.c. (Livio, IX, 25 "Deletaque Ausonum Gens"), tanto che di Ausona e di Vescia non è rimasto che il nome e poche notizie. Nel 312 la costruzione della Via Appia, che collegava Roma con Capua, interessò anche il sito di Minturnae diventandone il Decumano Massimo, e la città divenne colonia romana nel 295 a.c. Iniziò così un nuovo periodo di prosperità, che raggiunse l'apice nel I sec. d.c.
I Romani fondarono le colonie di Suessa Aurunca e Minturnae, riedificandole e abbellendole, oggi città omonime e con la stessa posizione.
Del periodo romano restano a Minturno l'acquedotto, il teatro, il foro coi suoi templi, le mura e l'anfiteatro. Dopo la devastazione dei longobardi nel 559 d.c., Minturnae venne depredata di marmi e colonne, per le nuove costruzioni, soprattutto da parte della Chiesa.
Per alcuni gli Aurunci coincidono con gli Ausoni, per altri sono popolazioni distinte. Fu comunque una delle più antiche popolazioni dell'Italia preromana, sovente confusa con gli Osci, intesa come abitanti preistorici della zona tra Lazio e Campania, come pure di restanti parti dell'Italia meridionale; Tito Livio la colloca tra i fiumi Liri e Volturno. Nelle loro terre si sono trovati molti reperti che non denotano però grandi insediamenti prima della colonizzazione romana. AUSONI Dionigi di Alicarnasso:
"Gli Arcadi, primi tra gli Elleni, attraversato l'Adriatico si stanziarono in Italia, condotti da Enotro.. nato 17 generazioni prima della guerra di Troia... giunse all'altro mare, quello che bagna le regioni occidentali d'Italia. Questo si chiamava Ausonio dagli Ausoni che abitavano le sue rive;... e fondò sulle alture piccoli centri abitati... E la regione occupata, che era vasta, fu chiamata Enotria ed enotrie tutte le genti su cui regnò. Popolazione di origine indoeuropea, che si stabilì nel basso Lazio, probabilmente intorno al I millennio a.c. Il loro territorio, a sud di quello dei Volsci, era compreso nell'area di Roccamonfina, tra il Liri e il Volturno, i monti Aurunci e il monte Massico. Una delle città principali fu Terracina. Socialmente non erano particolarmente evoluti, o almeno così li descrissero i Romani, costruivano le loro città sempre in cima a un colle a scopo difensivo, con alcune caratteristiche umbro-osche.
Il territorio degli Aurunci si estendeva dal Circeo al Monte Massico, tra Monti Aurunci e i Monti Ausoni e il Mar Tirreno con a capo la Pentapoli di Ausona, Minturnae, Sinuessa, Suessa e Vescia, che ricopriva gran parte di questo territorio.
Minturnae è uno dei centri più antichi del Basso Lazio, alla foce del fiume Garigliano, al confine tra Lazio e Campania, sulla riva destra. Il suo nome si fa risalire a Minothauros, Dio cretese, ma non ce ne sono prove sufficienti.
Insieme alle città di Ausona, Sinuessa, Suessa (Sessa Aurunca) e Vescia, faceva parte della Pentapoli Aurunca, fulcro della confederazione degli Aurunci (o Ausoni), che secondo alcuni anziché di origine indoeuropea, sarebbero discendenti dei Tirreni, quindi popolo di stirpe italica.
Intorno al IV sec. a.c. questo popolo entrò a contatto coi Romani, schierandosi contro di essi e alleandosi coi Sanniti. Le conseguenze furono disastrose: la Pentapoli venne annientata nel 314 a.c. (Livio, IX, 25 "Deletaque Ausonum Gens"), tanto che di Ausona e di Vescia non è rimasto che il nome e poche notizie. Nel 312 la costruzione della Via Appia, che collegava Roma con Capua, interessò anche il sito di Minturnae diventandone il Decumano Massimo, e la città divenne colonia romana nel 295 a.c. Iniziò così un nuovo periodo di prosperità, che raggiunse l'apice nel I sec. d.c.
I Romani fondarono le colonie di Suessa Aurunca e Minturnae, riedificandole e abbellendole, oggi città omonime e con la stessa posizione.
Del periodo romano restano a Minturno l'acquedotto, il teatro, il foro coi suoi templi, le mura e l'anfiteatro. Dopo la devastazione dei longobardi nel 559 d.c., Minturnae venne depredata di marmi e colonne, per le nuove costruzioni, soprattutto da parte della Chiesa.
Per alcuni gli Aurunci coincidono con gli Ausoni, per altri sono popolazioni distinte. Fu comunque una delle più antiche popolazioni dell'Italia preromana, sovente confusa con gli Osci, intesa come abitanti preistorici della zona tra Lazio e Campania, come pure di restanti parti dell'Italia meridionale; Tito Livio la colloca tra i fiumi Liri e Volturno. Nelle loro terre si sono trovati molti reperti che non denotano però grandi insediamenti prima della colonizzazione romana. AUSONI
Dionigi di Alicarnasso:
"Gli Arcadi, primi tra gli Elleni, attraversato l'Adriatico si stanziarono in Italia, condotti da Enotro.. nato 17 generazioni prima della guerra di Troia... giunse all'altro mare, quello che bagna le regioni occidentali d'Italia. Questo si chiamava Ausonio dagli Ausoni che abitavano le sue rive;... e fondò sulle alture piccoli centri abitati... E la regione occupata, che era vasta, fu chiamata Enotria ed enotrie tutte le genti su cui regnò.un antico popolo italico.
Sessa fu fortificata con mura ciclopiche che abbracciano una superficie di circa 1 ettaro: probabilmente questo era l'originario nucleo di Suessa, città preromana che aderiva a una federazione di città aurunche, nota come Pentapoli Aurunca. La superficie pare troppo esigua per un centro abitato e si ipotizza che le mura proteggessero solo un forte militare a difesa degli abitanti. Nel 337 a.C. la postazione fu abbandonata, sotto la pressione dei Sidicini, in favore della zona dell'attuale centro storico di Sessa.
Fu un centro importante degli Aurunci, ma nel IV secolo a.C. fu conquistato dai Romani che sconfissero nel 313 a.C. la Pentapoli Aurunca: vi si insediò allora una colonia di diritto latino, Suessa. Batté moneta dal 270 a.C. circa alla seconda guerra punica (219-202 a.C.), durante la quale si rifiutò di fornire armi, soldati e denari a Roma. Divenne un ragguardevole centro militare, commerciale e agricolo e venne elevata a "municipium" nel 90 a.C.; durante la guerra civile si schierò al fianco di Silla prima e più tardi di Pompeo. È di questo periodo la cinta muraria, di cui restano le tracce: lunga due opere e mezzo con cinque-sei porte, fu realizzata in opus quadratum. Al tempo di Augusto Sessa ospitò una colonia di veterani classarii ed estese i suoi confini.[6]
La posizione vantaggiosa tra la Via Appia e la Via Latina ne fa un centro di produzione agricola, i cui prodotti possono essere trasportati verso Roma o verso Capua. Cicerone menziona Suessa come di un'importante città. Cesare distribuì le terre di Sessa fra i suoi veterani qui, per cui la città assume in alcuni testi il nome di Colonia Julia Felix Classica Suessa.
Nell'età imperiale Suessa conosce la sua massima espansione urbana: il centro abitato si estendeva su un'area quasi doppia rispetto a quella attuale e contava numerosi e importanti monumenti. Nel 2001 gli scavi hanno riportato alla luce il Teatro Romano, struttura che poteva contenere più di 3 500 spettatori con una scena di circa 30 metri di fronte e 15 di profondità; il teatro ha come cornice naturale la campagna con il golfo di Gaeta all'orizzonte. Presso la città sorse una villa, proprietà di Matidia.
Il medioevoModifica
Al declinare dell'Impero romano, Sessa - diocesi almeno dal V secolo - vive un periodo di decadenza.
Dopo essere stata interessata alle vicende storiche di Capua, Salerno, Benevento e Gaeta, riacquista parte della sua antica importanza verso il XII secolo. Tra il XIV e il XV secolo i Marzano, signori di buona parte di Terra di Lavoro e una delle più potenti famiglie del Regno di Napoli, fecero di Sessa la capitale dei loro feudi.
La signoria dei Marzano ebbe termine nel 1464 e Sessa per breve tempo è eretta in arciducato. Nel 1507 è concessa in feudo a Gonzalo Fernández de Córdoba, che aveva portato a termine la definitiva conquista del Regno di Napoli da parte di Ferdinando il Cattolico e ne aveva ottenuto il titolo di viceré. Apparteneva ad una delle più illustri famiglie di Spagna.
Dal XIX secolo a oggiModifica
Agli inizi del XIX secolo in seguito agli avvenimenti che andavano scuotendo il Regno napoletano, Sessa si trovò priva di due pilastri della sua importanza: la nobiltà e gli ordini religiosi che sin dal XIII secolo, avevano formato uno dei cardini della vita cittadina. Conservò però la diocesi e mantenne un suo ruolo come centro importante della provincia di Terra di Lavoro nel Distretto di Gaeta. Nel 1975 venne scorporata la frazione Cellole divenendo comune autonomo.
Ducato di SessaModifica
Vi è stato un primo Ducato di Sessa, dal 1360 al 1466, un Arciducato, dal 1495 al 1507, e un secondo Ducato di Sessa dal 1507 in poi, il cui titolo nobiliare esiste ancora oggi. Le radici dell'antichissima famiglia Marzano si perdono nella notte dei tempi; probabilmente prese il nome da una omonima terra che possedevano in Principato Citra, infatti sin dal 1230, ai tempi di re Federico II di Svevia, subito dopo la vittoria in Lombardia, sono attestati Riccardo e Giovanni di Marzano.
I Marzano hanno posseduto numerosi feudi tra i quali: Baia, Caggiano, Calvi, Carinola, Dragone, Formicola, Gioia, Laconia, Latino, Maida, Marzano, Monteleone, Monterotario, Rocca d’Aspro, Roccamonfina, Salvitella, Sant’Angelo di Ripacanina, Sant’Angelo le Fratte, Sasso, Sessa, Teano, Tufara, Vallo di Novi
La famiglia ricopri le più alte cariche del Regno e fu insignita coi titoli di:
conti di: Alife, Carinola, Melfi, Montalto, Squillace
duchi di: Sessa, Squillace
principi di Rossano
Ai tempi di re Carlo I d’Angiò viveva Riccardo, Signore di Marzano e Roccamonfina, che impalmò Rogata di Dragone, figlia di Goffredo, Signore di Dragone (feudo situato sul fiume Volturno a nord di Caiazzo) e di altri castelli del Regno di Napoli. Nel 1268 partecipò alla battaglia di Tagliacozzo dove Corradino di Svevia fu fatto prigioniero; per ricompensa ottenne l’avito feudo di Tufara, terra in Provincia di Capitanata e in diocesi di Benevento, che possedeva l’avo Riccardo Marzano ai tempi di re Guglielmo II detto il Buono. Acquistò in Principato Citra i feudi di Vallo di Novi e di Gioia (all’epoca denominati rispettivamente Cornuti e Ioio) e in Capitanata la terra di Monterotario.
Tommaso Marzano († 1344), figlio di Riccardo, Grange Ammiraglio del Regno di Napoli, nel 1313 ottenne il titolo di conte di Squillace; nel 1317 con la carica di Capitano generale comandò l’armata inviata in Sicilia dal sovrano angioino e mise sotto assedio molte città. Sposò, in seconde nozze, Simona Orsini, figlia di Raimondo e di Anastasia di Monforte, conti di Nola.Nel 1326 accompagnò il Duca di Calabria, primogenito di re Roberto in Firenze. Sposò in prime nozze Giovanna di Capua, figlia di Bartolomeo Gran Protonotario del Regno di Napoli; la sposa portò in dote la terra di Santangelo di Rupecanina. In seconde nozze impalmò Simona Orsini, figlia di Raimondo (o Romanello) e di Anastasia di Monforte, conti di Nola. Acquistò nel 1309, sempre in Principato citra, Rocca d’Aspro.
La regina Giovanna I d’Angiò confiscò la città di Sessa, in Terra di Lavoro, ai del Balzo e la vendette a detto Tommaso per 25.000 ducati.Goffredo Marzano († 1381), figlio di Tommaso, fu il 2º conte di Squillace e ricoprì nel 1344 l’ufficio di Grande Ammiraglio; nel 1333 in Sicilia, con la carica di Capitano Generale della cavalleria napoletana, conquistò il castello di Lipari facendo prigioniero il conte di Chiaromonte, mettendo in fuga le galee provenienti da Messina.
Acquistò in Calabria ultra le terre di Maida e Laconia; la moglie, Giovanna Ruffo di Calabria figlia di Giovanni conte di Catanzaro, portò in dote il feudo di Policastro.
Roberto Marzano, primogenito di Goffredo e terzo conte di Squillace, fu anch’egli Grande Ammiraglio del Regno; ereditò dal fratello Tommaso la contea di Alifi.Nell’estate del 1386 la Regina Margherita, vedova di Carlo III di Durazzo, e il figlio Ladislao dovettero rifugiarsi a Gaeta; l’esercito inviato da Luigi II d’Angiò, pretendente al trono, si avvicinava minaccioso. I nobili dei Sedili di Napoli, per amministrare la città, crearono la Lega del Buon Stato composto da otto membri: Stefano Marzano, Giovanni de Dura, Regio Consigliere e valente poeta, Giuliano di Costanzo, Martuscello dell'Aversana, Andrea Carafa, Tuccallo di Toro, Paolo Boccatorto e Ottone Pisano.
Giacomo Marzano († 1404), Gran Camerlengo del Regno, 4º conte di Squillace e conte di Melfi, nel 1400 fu creato duca di Sessa da re Ladislao di Durazzo e, quindi, fu il secondo di sangue non reale ad ottenere il titolo di Duca dopo Francesco del Balzo duca di Andria. Comprò la città di Teano, in Terra di Lavoro, e impalmò nel 1367 Caterina Sanseverino, figlio di Ruggiero conte di Mileto e di Terranova.Marino Marzano, figlio di Giovanni Antonio conte di Melfi e di Covella Ruffo contessa di Corigliano e Montalto, fu 3º duca di Sessa, principe di Rossano (1), duca di Squillace dal 1449, conte di Montalto e di Alife, Grande Ammiraglio del Regno di Napoli; sposò a Napoli nel 1442 Eleonora, figlia del Re di Napoli Alfonso I d'Aragona detto il Magnanimo.
Fu il protagonista della prima ribellione che anticipò la congiura dei baroni contro gli aragonesi (1485-1486).
L’episodio, noto come l'abboccamento della Torricella, si svolse tra il 1459 ed il 1462, Marino Marzano ingannò il catalano Gregorio Coreglia, che era stato precettore di Ferdinando, confidandogli di volersi riappacificare con il Sovrano e chiederne la grazia. Riportato tale messaggio al Re fu deciso che i due dovessero incontrarsi in una chiesetta sita nel luogo detto Torricella nei pressi di Teano il 29 maggio 1460 e fu posta quale condizione che ognuno potesse portare due compagni. Pertanto l’Aragonese recò con sé lo stesso Coreglia e Giovanni Ventimiglia, conte di Montesarchio, il quale, con un passato di uomo d’armi, in là con gli anni, era tra i consiglieri di Ferrante; mentre il Duca di Sessa fu accompagnato da due condottieri del tempo: Deifobo dell’Anguillara, il quale a capo di un esercito aveva in precedenza costretto le truppe di Ferdinando a ritirarsi da Venafro a Calvi e Giacomo da Montagano, noto alle cronache come uomo pericolosissimo e di mano pronta, che era calato in Terra di Lavoro la Vigilia di Natale per unirsi all’esercito di Giovanni d’Angiò. All’incontro fallito il tentativo da parte del Principe di Rossano di condurre Ferdinando in luogo più riparato, adducendo quale scusa di non farsi scorgere dai francesi accampati sulla Rocca di Teano, i due cominciarono a parlare e mentre nacque un alterco, Deifobo affermando di volersi riconciliare anch’egli con il Sovrano gli mosse incontro, ma Ferdinando scorto il pugnale che nascondeva nella mano, estrasse la spada affrontando i due, mentre il Montagano teneva a bada il Conte ed il Coreglia. Il Re ebbe la meglio e prima che giungessero le proprie truppe riuscì a ferirli e metterli alla fuga. Nella concitazione il pugnale che era caduto dalla mano dell’Anguillara fu raccolto da un soldato di Ferrante e si scoprì che era avvelenato, poiché avendo sfiorato un cane, questi cadde all’istante morto. Il Marino che aveva adottato prima il cognome MARZANO RUFFO per poi cambiarlo in MARZANO RUFFO D'ARAGONA, privato di tutti i suoi feudi e cariche, compreso i feudi di Paola in Calabria citra e di Calvi in Terra di Lavoro, fu imprigionato ad Ischia dove mori nel 1494 pugnalato da uno schiavo.Dopo la congiura dei Baroni, re Ferdinando I d'Aragona volle la riconciliazione e per ricordare l'avvenimento creò l'Ordine dell'Ermellino.
Giovanni Battista Marzano (1448 † 1508) fu così reintegrato nel 1496 nei titoli di duca di Sessa, duca di Squillace, conte di Montalto, Alife e Carinola.
A seguire, una lista dei Duchi di Sessa del 1° Ducato:
- I Tommaso Marzano (1360-?)
- Giacomo Marzano (?-?)
- II Roberto Marzano (1370-?)
- III Giovanni Antonio Marzano (?-1453)
- IV Marino Marzano (1453-1460)
- V Antonio Piccolomini (1460-1463)
- VI Marino Marzano (1463-1466)
- dal 1466 al 1495 il ducato di Sessa fu affidato ad un Viceré regio;
- Al seguente collegamento è consultabile una lista dei Duchi di Sessa dal 1453 ad oggi: Duchi di Sessa.
- Gonzalo Fernández de Córdoba (Montilla, 1º settembre 1453 – Granada, 2 dicembre 1515) è stato un generale spagnolo, noto come
- Consalvo Ernandes di Cordova, Gran Capitano del Regno di Napoli finché fu viceré di Ferdinando il Cattolico
- nella stessa città dal 1504 al 1506 e duca di Terranova e di Sessa.
- .Giuseppe Asmundo Paternò, 1º Marchese di Sessa (1694-1772), erede dello zio materno Consalvo Asmundo a condizione di assumere il cognome e le armi della famiglia Asmundo, fu presidente dei Tribunali del Concistoro e del Supremo Magistrato di Commercio. Giovanni Battista Asmundo Paternò (1720 ca.-1805) fu Giudice della Regia Gran Corte, maestro razionale onorario del Tribunale del Reale Patrimonio e reggente consultore della Giunta di Sicilia a Napoli. Nel 1787 divenne Presidente del Regno di Sicilia. Emanuele Paternò (Asmundo Paternò) (1847-1935), politico e chimico, fu Presidente della Società Italiana delle Scienze, senatore e vice presidente del Senato del Regno d'Italia. È questo un ramo cadetto della famiglia siciliana dei Paternò. Secondo alcune fonti, originaria di Pisa, conosciuta anche come Sismondo o Sismondi fin dai tempi di Carlo Magno, sarebbe arrivata in Sicilia al momento della conquista normanna dell'isola al seguito del conte Ruggero. Sarebbe in questo caso legata alla famiglia pisana Sismondi, citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia, di cui fecero parte Sigismondo, divenuto Priore della Repubblica di Pisa nel 774, e Kinzica de' Sismondi. Altri la ritengono originaria di Malta, trasferitasi in Sicilia al tempo dei vespri siciliani nel XIII secolo. La discendenza potrebbe derivare dagli Asmundo, re di Svezia prima dell'anno mille.
- Emanuele Paternò, 9º marchese di Sessa (Palermo, 12 dicembre 1847 – Palermo, 18 gennaio 1935), è stato un chimico e politico italiano. Fu vicepresidente del Senato del Regno dal 1904 al 1919. "Certamente massone" secondo Giordano Gamberini, nel 1889 fu regolarizzato Maestro nella Loggia "Ercta" di Palermo. Iniziato nel 1896 fu eletto consigliere delegato dal Supremo Consiglio massone del Rito scozzese antico ed accettato e nel 1908 prese parte alla scissione del Grande Oriente d'Italia che portò alla creazione della Serenissima Gran Loggia d'Italia.Marchese di Sessa, era discendente da un'antica famiglia (i Paternò) di origine provenzale-catalana dell'XI secolo proveniente da Embrun, in Francia, e giunta in Sicilia al seguito dei re normanni. Il capostipite del ramo dei Sessa fu Giuseppe Asmundo Paternò, 1º Marchese di Sessa (1694-1772). Fu signore di Sciare. Emanuele studiò chimica all'Università di Palermo dove fu allievo di Stanislao Cannizzaro. Nel 1871, a soli 24 anni, fu nominato docente di chimica presso l'Università degli studi di Torino. L'anno successivo subentrò a Cannizzaro all'Università di Palermo, della quale fu anche Magnifico rettore dal 1886 al 1890. Fu uno dei fondatori della Gazzetta Chimica Italiana nel 1871 . Nel 1883 divenne accademico dei Lincei. A Palermo ricoprì alcune importanti cariche pubbliche: Sindaco di Palermo dal maggio 1890 al gennaio 1892 e presidente della Giunta provinciale di Palermo dal 1898 al 1914. Nel 1890 fu nominato senatore e fu per molti anni vicepresidente del Senato del Regno. Nel 1892 passò all'Università di Roma come docente di Chimica analitica, e dal 1910, sulla cattedra di Chimica generale. Nel 1923 divenne professore emerito dell'Università di Roma. Come chimico, si interessò di fotochimica, dell'azione della luce sulle molecole organiche. Scoprì nel 1909 la reazione Paternò-Büchi con George Büchi, consistente nella formazione per via fotochimica di ossidi trimetilenici da miscele di olefine trisostituite o tetrasostituite con aldeidi o chetoni. Presidente dal 1902 della Commissione consultiva sugli esplosivi, negli anni successivi spinse per l'istituzione di un Laboratorio chimico che affiancasse i lavori della commissione. Il laboratorio fu effettivamente istituito nel 1907 (legge 491 del 11 luglio). Paternò ne assunse la direzione fino al termine dei lavori di costruzione, per poi nominare come suo successore ad interim l'ingegner Dino Chiaraviglio A lui fu dedicato nel 1920 da F. Millosevich il minerale Paternoite, un borato, successivamente identificato con il nome di Kaliborite. Fu per molti anni direttore del laboratorio di chimica del Consiglio superiore di sanità e, dal 1931 primo direttore del Laboratorio di Chimica di Sanità Pubblica. Fin dal 1911 ebbe come assistente, prima all'Università di Roma, poi al "Laboratorio di chimica di Sanità Pubblica", il giovane Domenico Marotta, futuro direttore dell'Istituto Superiore di Sanità. Nel 1945 fu istituita con decreto luogotenenziale la Fondazione «Emanuele Paternò», con sede a Roma, presso l'Istituto superiore di sanità
SimboliModifica
Lo stemma del Comune di Sessa Aurunca è stato riconosciuto con decreto del Capo del governo del 18 maggio 1936.[7]
Nello stemma è raffigurato Eracle, nume tutelare del luogo in antichità, nell'atto di strangolare il Leone di Nemea.
Monumenti e luoghi d'interesseModifica
Architetture religioseModifica
- Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo (1183),
- Chiesa di Santo Stefano (XIII-XIV secolo),
- Chiesa di San Giovanni a Piazza (XIV-XVIII secolo),
- Chiesa e convento di San Germano (XIII-XVIII secolo),
- Chiesa di Sant'Agostino (XV secolo),
- Chiesa di San Giovanni a Villa (XIII-XVIII secolo),
- Chiesa di San Benedetto,
- Chiesa di San Michele,
- Chiesa di Santa Lucia,
- Chiesa del Santissimo Rifugio,
- Chiesa di San Carlo Borromeo.
- Chiesa Rupestre di Santa Maria in Grotta
Architetture civiliModifica
- Castello ducale (X secolo),
- Convitto Nazionale Agostino Nifo,
- Fontana dell'Ercole,
- Centrale nucleare del Garigliano, in fase di bonifica (vedi energia nucleare in Italia).
ArcheologiaModifica
- Scavi di Suessa,
- Ponte Auruncus
- Teatro romano di Suessa,
- Criptoportico.
- Chiesa rupestre San Michele in Gualana
Aree naturaliModifica
SocietàModifica
Evoluzione demograficaModifica
Abitanti censiti[8]

ReligioneModifica
Tradizione e folcloreModifica
- Settimana Santa;
- Gran Torneo dei Quartieri.
CulturaModifica
Sessa Aurunca dispone di scuole di ogni ordine e grado che vanno dal Liceo Classico - istituito, col Convitto Nazionale, nel secolo scorso - all'Istituto d'Arte di Cascano nato per la valorizzazione di un antico e caratteristico artigianato locale.
Museo civico di Sessa AuruncaModifica
Presso il Castello Ducale di Sessa Aurunca vi è una sala espositiva in cui sono ospitati una piccola parte dei reperti archeologici provenienti dagli scavi, condotti dalla Soprintendenza tra il 1999 e il 2003, nell’area del Teatro Romano della città[9].
Geografia antropicaModifica
FrazioniModifica
Il territorio comunale attualmente conta 30 frazioni, fra cui:
- Baia Domizia, località turistica balneare nata nei primi anni sessanta nel mezzo della "pineta" o "pantano di Sessa".
Il comune di Sessa Aurunca vendette l'area dopo deliberazione del consiglio comunale del 29/9/1962 alla società Aurunca Litora, a condizione che rimanesse aperta a tutti e che fosse sviluppata e valorizzata per scopi "turistici-balneari-residenziali" come citato nell'atto di compravendita. - Carano, borgo agricolo, il cui toponimo risale all'età romana, noto per il Santuario di Maria SS. della Libera, meta di pellegrinaggi. La chiesa, a navata unica con cappelle laterali e cupola maiolicata, conserva all'altare maggiore un affresco campano-bizantino attardato (XIV secolo) e una statua in legno policromo della Vergine, di Giacomo Colombo. La festa patronale in onore della Madonna della Libera si svolge la prima domenica di maggio.[10]
- Cascano. Il borgo, d'origine romana come evidenzia il toponimo, è un centro noto soprattutto per l'artigianato della ceramica, la cui lavorazione è documentata nel sito almeno dal IV secolo d.C.[11]
- Corbara, piccola frazione, conta circa 200 abitanti, anch'essa nota per la lavorazione della terracotta. Vi è situata la parrocchia di San Clemente.[12]
- Avezzano-Sorbello, piccola frazione, conta circa 600 abitanti.
- Fasani. In località Gualana è situata la grotta di San Michele, dove si conservano ancora le strutture architettoniche di tre absidiole sulle cui superfici sono visibili alcune figure di santi, e affreschi di pregevole fattura, risalenti al VIII secolo dell'era cristiana.[13]
- Fontanaradina è una frazione di circa 110 abitanti. Il villaggio, secondo quanto narra la leggenda, è stato fondato agli inizi degli anni Mille; prima di questa data si narra che in tale luogo ci fossero soltanto delle sorgenti (da qui il nome Fontanaradina, ossia "fontana gradita", per il fatto che i viandanti che passavano in quella zona, potevano trovare refrigerio e ristoro nell'acqua della sorgente). Costruito sulle pendici del vulcano di Roccamonfina, in prossimità di una bocca laterale, è situato a 400 metri sul livello del mare. Il villaggio gode di un clima mite e di un panorama che va dal promontorio di Mondragone (CE) al golfo di Gaeta (LT). Il paese è sede di una delle più antiche chiese del comune sessano e anche una delle più grandi, costruita nei primi anni del 1400 unica sulle toraglie con le sue tre navate. I santi patroni di Fontanaradina sono i santi Martiri Nazario e Celso che si festeggiano il 28 luglio.
- Lauro, frazione di circa 2 000 abitanti situata a circa 100 m s.l.m. La festa patronale principale ricorre la seconda domenica di maggio, in onore di Maria SS. delle Grazie sotto il titolo dei Pozzi, particolarmente suggestivo è il luogo ove sorge il Santuario della Madonna. Altri santi patroni venerati a Lauro sono Sant'Antonio abate (17 gennaio), San Michele Arcangelo (29 settembre) e Santa Lucia (13 dicembre). Nel mese di agosto si tiene la sagra degli "Strangolaprievoti". Presente una sempre crescente attività culturale nell'ambito della musica con diverse scuole e formazioni bandistiche. Il centro storico è pavimentato da tipiche basaltine.
- Ponte, piccola frazione di Sessa Aurunca con circa 450 abitanti, uno dei più suggestivi e antichi paesini di montagna del Casertano, al centro di un'ampia zona per le escursioni a piedi e in mountain bike. Il suo nome deriva da un ponte aurunco, che attraversava il rivo ivi presso. La via di cui il ponte era parte, era a lastre di basalto e veniva da Sessa. Questa strada era la via Fistula, che fu attraversata dal console Marcello con le sue truppe per raggiungere il campo trincerato di Suessa durante la guerra contro Annibale.
- Rongolise. Da Segnalare la Chiesa di S. Maria in Grotta, ricavata nel tufo, conserva nell'interno notevoli affreschi del XII secolo. Alla parete destra, di particolare interesse, è Il transito della Vergine, segue l'Arcangelo Michele che pesa le anime; S. Tommaso Apostolo, Madonna in trono con Bambino. Alla parete sinistra, in un riquadro, S. Esdra, S. Margherita e S. Onofrio. Altri affreschi sono di epoche successive.
- San Carlo.
- San Castrese. La comunità di San Castrese vive nel territorio di Sessa Aurunca. Il suo nome gli deriva dal Santo Vescovo Castrese che, espulso dall'Africa settentrionale durante la persecuzione vandalica, verso la metà del V secolo, si è, probabilmente, rifugiato in questi luoghi, dove ha continuato la sua missione apostolica. Il nucleo urbano sorge su una collina, a ridosso della piana del Garigliano, ad un'altitudine di 46 metri s.l.m. Il clima mite e la fertilità del suolo, favorisce ancora le colture e le piantagioni. Il paese è collegato attraverso la strada provinciale con il centro di Sessa Aurunca, distante 9 km e con la SS. 430 a 100 metri.
- San Limato. Frazione agricola situata nei pressi del Villaggio Turistico di Baia Felice, nota per i resti della Villa Romana di Punta San Limato.
- Piedimonte Massicano di Sessa Aurunca. Località agricola posta tra il Monte Massico e il mare. Nel suo territorio vi sono le vestigia della Magna Grecia (resti delle mura della colonia greca presso spiaggia di San Limato).
EconomiaModifica
La particolare dislocazione geografica del Centro e delle 30 frazioni fra un'ampia zona collinare e la fertilissima "Piana del Garigliano", rende importante il territorio comunale per una produzione agricola differenziata e apprezzata soprattutto per quanto riguarda olio e vini noti già nell'epoca romana (numerose sono sul territorio le tracce di grossi insediamenti produttivi di età imperiale).
Da queste terre, fino alle pendici del Massico proviene il vino Falerno e l'olio d'oliva Terre Aurunche DOP.
Non mancano l'allevamento del bestiame (in modo particolare delle "bufale" in pianura e degli ovini in collina), recenti impianti ittici, né insediamenti industriali.
Centrale nucleare del GariglianoModifica
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Nelle campagne di Sessa Aurunca sorge la centrale nucleare dismessa "del Garigliano"[14], aperta nel 1964 e chiusa nel 1982 a causa di un guasto e della classificazione della zona come zona sismica in seguito alla rivalutazione conseguente al terremoto dell'Irpinia. Tale centrale non compare nelle carte geografiche perché "abusiva", in quanto sorta in terreno agricolo. Essa contiene a tutt'oggi dei residui radioattivi (anche se non il combustibile, traslato a Sellafield negli anni ottanta). I residui a bassa e media attività sono circa 3 000 metri cubi di materiale, contenuti in 700 fusti di cemento: una parte di tale materiale è stato stoccato (conformemente ai parametri di sicurezza dell'epoca) sottoterra, in buste di plastica.[senza fonte]
Infrastrutture e trasportiModifica
Sessa Aurunca è attraversata dalla Strada statale 7 Via Appia e dalla Strada statale 7 quater Via Domitiana.
Dispone della stazione ferroviaria di Sessa Aurunca-Roccamonfina sulla ferrovia Roma-Formia-Napoli.
AmministrazioneModifica
SportModifica
Hanno sede nel comune le società di calcio: U. S. Sessana 1915 e A.S.D. Real Piedimonte Calcio, che hanno disputato campionati dilettantistici regionali.
NoteModifica
- ^ Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
- ^ Comuni della Campania per superficie territoriale, su Tuttitalia.
- ^ Daniela Galliano, L'aerarium-tabularium di Sessa Aurunca. Il tesoro e l'archivio dei romani, su VesuvioLive, 28 febbraio 2016. URL consultato il 14 giugno 2016.
- ^ Claudia della Corte, Caserta e la sua Provincia, in Ente Provinciale per il Turismo di Caserta, 2001, p. 25.
- ^ Sessa Aurunca, DCG 1936-05-18, riconoscimento di stemma, su dati.acs.beniculturali.it, Archivio centrale dello Stato, Ufficio araldica, Fascicoli comunali, busta 154, fascicolo 11568. URL consultato il 5 aprile 2021.
- ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
- ^ Sala Espositiva presso il Castello Ducale di Sessa Aurunca, su beniculturali.it.
- ^ Conoscere il territorio aurunco: Il Santuario di Maria SS. Della Libera e l'Episcopio di Ventaroli, su Il Punto Quotidiano. URL consultato il 14 marzo 2020.
- ^ Salvatore Bertolino, Monte Massico ed il territorio tra i fiumi Garigliano e Volturno: Hand made: nel laboratorio di un ceramista a Cascano di Sessa Aurunca, su Monte Massico ed il territorio tra i fiumi Garigliano e Volturno, sabato 23 settembre 2017. URL consultato il 14 marzo 2020.
- ^ La frazione di Corbara nel comune di Sessa Aurunca (CE) Campania, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 14 marzo 2020.
- ^ Tesi di laurea (PDF), su rilievoarcheologico.it.
- ^ Archivio Istituto Luce - La nascita della Centrale del Garigliano (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
BibliografiaModifica
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- Antonio Marcello Villucci, Mario D'Onofrio, Valentino Pace, Francesco Aceto, La Cattedrale di Sessa Aurunca, Caramanica Editore, Marina di Minturno (Lt), 1983.
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sessa Aurunca
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Collegamenti esterniModifica
- Sito ufficiale, su sessaaurunca.net.
- Sèssa Aurunca, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Sessa Aurunca, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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