Rannuzio Pallavicino

cardinale e scrittore italiano

Rannuzio Pallavicino, indicato anche come Ranuccio Pallavicino o Pallavicini (Polesine Parmense, 19 ottobre 1633[1]Roma, 30 giugno 1712[2]), è stato un cardinale e scrittore italiano.

Rannuzio Pallavicino
cardinale di Santa Romana Chiesa
Ritratto del cardinale Pallavicino
 
Incarichi ricoperti
 
Nato19 ottobre 1633 a Parma
Ordinato presbiteroin data sconosciuta
Creato cardinale17 maggio 1706 da papa Clemente XI
Deceduto30 giugno 1712 (78 anni) a Roma
 

Biografia modifica

Nacque a Polesine nel Parmense il 19 ottobre 1633, dall'antica e nobile famiglia dei Pallavicino. Il padre fu il marchese Uberto Pallavicino, feudatario di Polesine, mentre la madre Ersilia (o Emilia) appartenne ai marchesi di Soragna, figlia di Guglielmo Lupi di Cremona.

Studi modifica

Per anni frequentò la corte di Baviera insieme al duca Ferdinando Maria di Baviera dopodiché studiò presso l'Università Ludwig Maximilian di Monaco, conseguendo il dottorato in diritto canonico e civile.

Carriera ecclesiastica modifica

Tornato a Parma, nel 1669 fu iscritto al Collegio dei Giudici. Fu poi canonico del Capitolo della Cattedrale di Parma. A questo seguirono altri ruoli di prestigio all'interno della curia romana. Diventato prelato, il 30 novembre 1669 fu prima referendario dei Tribunali della Segnatura Apostolica di Giustizia e di Grazia per poi divenire nel 1672, inquisitore presso Malta. Nel dicembre 1689 venne nominato segretario della suprema Sacra Congregazione (S.C.) del Sant'Uffizio nel Concilio di Trento. Assunse ufficialmente l'incarico l'anno dopo. Fu anche Governatore della Santa Sede e dal 15 marzo 1696 fino al 27 luglio 1706, vice camerlengo di Santa Romana Chiesa. Venne creato cardinale presbitero da papa Clemente XI, durante il concistoro del 17 maggio 1706. Il 25 giugno dello stesso anno assunse il titolo cardinalizio di Sant'Agnese fuori le mura. Il 2 gennaio 1708 divenne patrono dell'Ordine della Santissima Trinità ed in seguito si fregiò del titolo di prevosto degli Umiliati di Santa Maria della Ghiara di Verona.

Scrittore modifica

Appassionato di scrittura, pubblicò diverse opere, sotto lo pseudonimo di Asterio Sireo; si possono citare: L'intreccio di gigli e perle (1660), un'antologia di poesia, La Scalza di Avila (1661), una biografia di Santa Teresa, I Trionfi dell'Architettura (1667), dove descrive il palazzo del principe elettore di Baviera, Atalanta (1667), una tragedia ed infine Ritratto di una gran Principessa (Monaco, Luca Straub, 1668), una raccolta di odi dedicate ad Enrichetta Adelaide di Savoia.

Morte modifica

Morì alle 2 di notte del 30 giugno 1712[3], a causa di un ictus, nella sua residenza di Palazzo Farnese, a Roma. I suoi funerali avvennero il 2 luglio. Lasciò un testamento il quale asseriva che la tenuta di Polesine sarebbe stata ereditata dal cugino Vito Modesto. Oggi è sepolto davanti all'altare della Chiesa romana di San Francesco a Ripa.

Note modifica

  1. ^ Il Dizionario biografico degli italiani (Collegamenti esterni) indica il 17 ottobre 1632.
  2. ^ Il Dizionario biografico degli italiani scrive: «Morì a Roma il 1º luglio 1712 a palazzo Farnese, dove risiedeva dal 1706.»
  3. ^ Vedi nota sulla data della morte.

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