Rex Ingram (regista)

regista, sceneggiatore e produttore cinematografico irlandese (1892–1950)

Reginald Ingram Montgomery Hitchcock, meglio conosciuto come Rex Ingram o come Rex Hitchcock (Dublino, 15 gennaio 1892Los Angeles, 21 luglio 1950), è stato un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e attore irlandese naturalizzato statunitense.

Rex Ingram

Attivo tra gli anni venti e gli anni trenta, è ricordato principalmente per i suoi lavori I quattro cavalieri dell'Apocalisse (1921) e Il prigioniero di Zenda (1922).

Il regista Erich von Stroheim in un'occasione lo definì "il più grande regista del mondo"[1].

Biografia

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Dublinese di nascita, Ingram studiò al Saint Columba's College, presso Rathfarnham, nella Contea di Dublino. Passò gran parte della sua adolescenza nella rettoria vecchia di Kinnitty, presso Birr, nella Contea di Offaly dove suo padre era un rettore della Chiesa d'Irlanda. Nel 1911 emigrò negli Stati Uniti[1].

Suo fratello Francis si unì all'esercito britannico e combatté durante la prima guerra mondiale, in cui ricevette la Military Cross e ascese al grado di colonnello.[senza fonte]

Ingram studiò scultura alla scuola d'arte dell'Università Yale, dove contribuì alla rivista umoristica del campus The Yale Record[2]. Poco dopo iniziò a occuparsi di cinema, dapprima come attore a partire dal 1913 e successivamente come scrittore, produttore e regista. Il suo primo lavoro come regista-produttore fu nel 1916 nel dramma romantico The Great Problem. Lavorò per gli Edison Studios, Fox Film Corporation, Vitagraph Studios e poi MGM, dirigendo per lo più film d'azione o sul soprannaturale[1].

Nel 1920 passò alla Metro Pictures sotto la supervisione di June Mathis, insieme alla quale avrebbe poi realizzato quattro film: Hearts are Trump, I quattro cavalieri dell'Apocalisse (1921), La commedia umana (1921) e Gente onesta (1922). Si pensa che i due fossero legati sentimentalmente. Ingram e Mathis iniziarono ad allontanarsi quando la nuova scoperta di lei, Rodolfo Valentino, cominciò a mettere in ombra la fama del regista. La loro relazione terminò nel 1921 quando egli si legò ad Alice Terry.

Nel 1923 Ingram e la Terry si stabilirono sulla Costa Azzurra, dove fondarono un piccolo studio a Nizza e realizzarono diversi film ambientati in Africa del nord, Spagna e Italia per la MGM e altre case[3].

Tra coloro che lavorarono per Ingram alla MGM in questo periodo ci furono il giovane Michael Powell, che successivamente avrebbe diretto (con Emeric Pressburger) Scarpette rosse (1948) e altri classici, e il tecnico Leonti Planskoy. Secondo quanto raccontò lo stesso Powell, Ingram ebbe una grande influenza su di lui, specialmente nelle sue tematiche illusive, oniriche, magiche e surreali. Anche David Lean disse di avere un debito con Ingram. Dore Schary, capo dello studio MGM, definì come personaggi più creativi di Hollywood (in ordine d'importanza decrescente) D. W. Griffith, Ingram, Cecil B. DeMille ed Erich von Stroheim[1].

Carlos Clarens scrisse: «Come i film di Rex Ingram divennero più esoterici, la sua carriera declinò. L'avvento del sonoro lo costrinse a dismettere i suoi studi a Nizza. Piuttosto che equipaggiarsi per i film sonori, scelse invece di viaggiare e puntare a una carriera come scrittore»[4]. Ingram realizzò un solo film parlato, Baroud (1933), girato per la Gaumont British Picture Corporation in Marocco. La pellicola non fu un successo commerciale, cosicché Ingram abbandonò il mondo del cinema, tornando a Los Angeles per lavorare come scultore e scrittore.

Interessato all'Islam almeno a partire dal 1927, si convertì a quella fede nel 1933[5].

Ingram morì di emorragia cerebrale a North Hollywood il 21 luglio 1950, all'età di 58 anni[6][7]. Fu sepolto Forest Lawn Memorial Park Cemetery di Glendale, in California.

Vita privata

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Dal 1917 al 1920 fu sposato con l'attrice Doris Pawn. Il 5 novembre 1921 si sposò con l'attrice Alice Terry, con la quale girò alcuni dei suoi più grandi successi. Non ebbe figli da nessuno dei due matrimoni.

Riconoscimenti

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Per il suo contributo al mondo del cinema è stato insignito di una stella sulla celebre Hollywood Walk of Fame, al 1651 di Vine Street.

Influenze

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Il critico Carlos Clarens ha scritto di Ingram:

«Un sanguigno irlandese affascinato dalle bizzarrie e dal grottesco (una volta usò un nano come valletto), Ingram era anche uno scrittore di un certo talento. Frequentemente mediocre e pretenziosi, ciononostante i film di Ingram contengono splendidi lampi di fantasia macabra, come la cavalcata dei Quattro Cavalieri nell'epopea di Valentino, o le "visioni di ghoul" che ci portano alla morte dell'infelice ne La commedia umana. Le sue tendenze più o meno mistiche erano evidenti in Mare Nostrum e The Garden of Allah, che girò rispettivamente nel Mediterraneo e in Africa settentrionale[4]»

Filmografia

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Regista

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Produttore

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Sceneggiatore (parziale)

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Montatore

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  1. ^ a b c d (EN) André Soares, Beyond Paradise: The Life of Ramon Novarro, New York, Macmillan, 2002, p. 27, ISBN 0-312-28231-1.
  2. ^ Leonhard Gmur, Rex Ingram: Hollywood Rebel of the Silver Screen, epubli GmbH, 2013, p. 473.
  3. ^ (EN) New British Film Company; Alastair Mackintosh Leads London Firm – Rex Ingram Is Director, in The New York Times, 8 maggio 1928..
  4. ^ a b (EN) Carlos Clarens, Horror Movies: An Illustrated Survey, London, Secker and Warburg, 1968, p. 73.
  5. ^ (EN) Rex Ingram Embracing Mohammedan Faith; Announces Abandoning Motion-Picture Field, in The New York Times, 2 luglio 1933.
  6. ^ (EN) Rex Ingram Dead, Film Director, 58. Screen Leader of Silent Era Credited With Discovery of Rudolph Valentino. Directed 'Four Horsemen' Handled Own Stories Scored Many Successes, in The New York Times, 23 luglio 1950. URL consultato il 13 marzo 2015.
    «Rex Ingram, film director of the silent era, who was credited with the discovery of Rudolph Valentino, died last night of a cerebral hemorrhage after a brief illness. He was 58 years old.»
  7. ^ (EN) NNDb profile, su nndb.com. URL consultato il 13 marzo 2015.

Bibliografia

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  • Liam O'Leary Rex Ingram - Master of Silent Cinema, Le Giornate del Cinema muto, 1993 ISBN 88-86155-01-8

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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