Chiesa di San Pantaleo iuxta Flumen

chiesa scomparsa di Roma
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La chiesa di San Pantaleo iuxta Flumen, anche nota come San Pantaleo Affine,[1] era una chiesa di Roma che si trovava lungo la via Giulia, nel rione Ponte. Era dedicata a san Pantaleone. L'epiteto "iuxta Flumen" significa "presso il fiume" in latino, riferendosi al fiume Tevere.[2] "Affine" è una corruzione di "iuxta Flumen", di "ad Flumen" ("al fiume") oppure di "ad Finem" ("al confine"), che, in questo contesto, si riferiva ai limiti della regione urbana.[3] Fu demolita nel sedicesimo secolo per permettere la costruzione della basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini.

Chiesa di San Pantaleo iuxta Flumen
L'ubicazione della chiesa nella mappa delle chiese di Roma di Christian Hülsen (1927)
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàRoma
Coordinate41°53′58.2″N 12°27′53.3″E / 41.8995°N 12.464806°E41.8995; 12.464806
Religionecattolica
TitolarePantaleone di Nicomedia
Inizio costruzioneXII secolo circa
Completamento1344
Demolizione1519

Storia modifica

Probabilmente questa chiesa fu costruita nel dodicesimo secolo e la sua prima menzione, con il nome di S. Pantaleonis affinem, si ha in una bolla promulgata nel 1186 dal papa Urbano III, nella quale viene indicata come una chiesa sussidiaria della chiesa parrocchiale di San Lorenzo in Damaso.[1][4] Nel 1218, venne assegnata alla chiesa dei Santi Celso e Giuliano assieme ad altre due chiese, Sant'Angelo de Miccinellis e San Salvatore de Inversis.[4][5]

Inoltre, questa chiesa compare nel catalogo di Torino (1320 circa) come Ecclesia sancti Panthaleonis iuxta flumen[6] e nel catalogo del Signorili (1425 circa) come Sci. Pantalionis.[7] Secondo un'iscrizione oggi persa, la chiesa fu restaurata nel 1344:[3] "THOMAS ABBAS ET FRATER EIUS ANDREAS FECERUNT / FIERI HANC ECCLESIAM SUB ANNO / DOMINI MCCCXLIIII".

Nel 1519, il papa Leone X (1513-1521) affidò questa chiesa all'arciconfraternita della Pietà, un'arciconfraternita fondata nel 1448 da dei mercanti fiorentini per aiutare i malati di peste. La confraternita demolì la chiesa di San Pantaleo e diede iniziò alla costruzione della chiesa nazionale di Firenze a Roma, quella di San Giovanni dei Fiorentini.[4][8]

Note modifica

  1. ^ a b Lombardi 1998, p. 179.
  2. ^ Armellini 1891, p. 354.
  3. ^ a b Adinolfi 1860, p. 61.
  4. ^ a b c Hülsen 1927, pp. 410–411.
  5. ^ Marti 1997, p. 22.
  6. ^ Chiese di Roma nel Medio Evo • Il Catalogo di Torino, su penelope.uchicago.edu. URL consultato il 24 agosto 2023.
  7. ^ Chiese di Roma nel Medio Evo • Il Catalogo del Signorili, su penelope.uchicago.edu. URL consultato il 24 agosto 2023.
  8. ^ Pautrier 2013, p. 229.

Bibliografia modifica

  • Pasquale Adinolfi, Il canale di Ponte e le sue circostanti parti: terzo saggio della topografia di Roma nell'età di mezzo, Narni, Gattamelata, 1860.
  • Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma, Tipografia Vaticana, 1891.
  • Christian Hülsen, Le chiese di Roma nel medio evo, Firenze, Leo S. Olschki, 1927.
  • Licia Marti, «Santi Celso e Giuliano» in Roma Sacra: guida alle chiese della città eterna, Roma, Cosmofilm (11), dicembre 1997, pp. 22–25.
  • Ferruccio Lombardi, Roma: le chiese scomparse: la memoria storica della città, seconda edizione, Roma, Fratelli Palombi Editori, 1998, ISBN 88-7621-069-5.
  • Massimo Pautrier, I Santi delle Chiese medievali di Roma (IV–XIV secolo), Roma, 2013.
  • Ludovico Pratesi, Il rione Ponte, Roma, Newton Compton editori, 1995.

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