Il sinodo di Grado è un sinodo di vescovi del patriarcato di Aquileia, convocato dal patriarca Elia nella basilica di Sant'Eufemia a Grado il 3 novembre 579 oppure tra il 571/572 e il 576/577.[1]

Ritratto del patriarca Elia nella Sala del Trono nel palazzo patriarcale di Udine.
La basilica di Sant'Eufemia a Grado.

Fonti, critica e datazione

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La menzione più antica circa l'esistenza del sinodo di Grado è contenuta negli atti del concilio di Mantova dell'827, nei quali sono citati l'introduzione degli atti sinodali e i nomi dei vescovi partecipanti.[2] Cronache veneziane successive riportano ampi stralci degli atti sinodali, che sono pubblicati in extenso da Andrea Dandolo nel suo Chronicon Venetum nel XIV secolo.[3]

Gli studiosi ritengono che i testi riportati dalle diverse cronache veneziane e dal Dandolo sono falsificazioni, dove, agli atti originali e genuini, sono state aggiunte nel corso dei secoli numerose interpolazioni,[3][4] introdotte per sostenere le posizioni del patriarcato di Grado contro quelle dei patriarchi di Aquileia.[1] Roberto Cessi fu il primo a pubblicare un'edizione critica degli atti sinodali di Grado, distinguendo la parte originale e genuina dalle manipolazioni aggiunte posteriormente.[5]

Le scelte di Cessi non sono unanimamente accolte da tutti gli studi successivi, a partire dalla data del sinodo, attribuito, stando alla cronaca di Dandolo, al 3 novembre 579. In questa cronaca, tra i firmatari degli atti figura anche Agnello di Trento, mentre nelle sottoscrizioni riportate dai verbali di Mantova, che sono la fonte più antica, il vescovo di Trento si chiama Flaminio.[6] Se si ammette come genuina la lista riportata dai verbali di Mantova, poiché Agnello iniziò il suo episcopato a Trento nel 577,[3] il sinodo di Grado deve essere precedente a questa data, presumibilmente tra il 571/572 e il 576/577.[1][7][8]

Contesto storico

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Scisma tricapitolino.

Svolgimento del sinodo

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Secondo la versione degli atti sinodali, pubblicati per esteso da Andrea Dandolo nel XIV secolo, il sinodo fu convocato dal patriarca Elia di Aquileia e celebrato nella basilica di Sant'Eufemia a Grado il 3 novembre 579. Al sinodo fu presente anche il legato pontificio, il prete Lorenzo. Durante la riunione, i vescovi approvarono il trasferimento della sede aquileiese a Grado, chiamata Nova Aquileia, ed Elia scrisse una lettera a papa Pelagio II esprimendo i motivi di questo trasferimento e chiedendone le necessarie autorizzazioni. Alla fine i vescovi sottoscrissero una professione di fede, dove viene ricordato il concilio ecumenico di Calcedonia del 451 e i precedenti di Nicea (325), Costantinopoli (381) e Efeso (431).[9]

Questa versione dei fatti è tuttavia un falso, e il motivo principale è l'assenza, nella professione di fede, della memoria del concilio di Costantinopoli del 553, nel quale furono condannati i Tre Capitoli.[9]

Scrive Gabriella Braga:

«È evidente che questa implicita professione di fede scismatica mal si accorda con la presenza di un legato pontificio e con l'approvazione papale. Perciò, se il Baronio, il Noris e il Troya avevano considerato gli atti autentici, già il Muratori, il De Rubeis e il Mansi li ritennero falsi o almeno interpolati. Il Cessi, sottoponendo a un attento esame tutte le fonti che tramandano gli atti e le notizie relative a essi, giunse alla conclusione che la sinodo gradense fu realmente convocata nel 579; mentre il Friedrich[10] ritenne che si fosse svolta tra il 571 e il 576 o al più tardi nel 577. Unico scopo di tale sinodo era quello di confermare l'adesione di Elia e dei suoi vescovi suffraganei allo scisma tricapitolino. La lettera di Pelagio II che riconosceva il trasferimento della sede vescovile e la supremazia patriarcale di Grado nonché la presenza del legato Lorenzo sono interpolazioni inserite in vari momenti, identificabili tra i secoli IX e XI, legati alle fasi della lotta tra Aquileia e Grado per il riconoscimento della sede vescovile e della supremazia metropolitica.»

Il sinodo di Grado fu dunque una assise, forse convocata in concomitanza con la consacrazione della chiesa di Sant'Eufemia,[11] dove Elia e gli altri vescovi non fecero che confermare la loro adesione allo scisma tricapitolino senza compiere alcun trasferimento ufficiale della sede vescovile da Aquileia a Grado, come invece affermano le cronache venete.[12]

Vescovi firmatari

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Al sinodo furono presenti molti vescovi della provincia ecclesiastica di Aquileia nel VI secolo, che rappresentavano la Rezia seconda, il Norico, la Pannonia, la Venezia e l'Istria.[13]

Il presente elenco dei vescovi è suddiviso in base alle fonti che riportano gli atti del sinodo di Grado.

N.
Verbali del sinodo di Mantova
(IX secolo)[2]
Cronica de singulis patriarchis
nove Aquileie

(XI secolo)[14]
Chronica per extensum descripta
(XIV secolo)[15]
Edizione degli atti
di R. Cessi[16]
1 Martianus Opitargensis Helias patriarcha Helias Aquileiensis episcopus Helias Aquileiensis episcopus
2 Leonianus Tyborniensis Marcianus Opetergine Marcianus Opitergine Marcianus Opitergensis
3 Petrus Altinatis Leonianus Tyborniensis Leonianus Tiborniensis Leonianus Tyborniensis
4 Helias, Aquileiensis patriarcha Petrus Altinatis Petrus Altinatis Petrus Altinatis
5 Vindemius Cessensis Vindemius Cessensis Vindeminus Cesensis Vindemius Cessensis
6 Vigulus Pataviensis Bergullus Patavine ecclesie Virgilius episcopus Patavi Virgilius ecclesiae Patavinae
7 Iohannes Caleianensis Ioannes Celeiane Clarisimus Celeiane Joannes Celejanae
8 Clarissimus Concordiensis Clarissimus Concordiensis Patricius Emonensis Clarissimus Concordiensis
9 Patricius Emolnensis Patricius Emonensis Adrianus Polensis Patricius Aemonensis
10 Hadrianus Polensis Adrianus Polensis Maxencinus Iuliensis Adrianus Polensis
11 Maxentius Iuliensis Maxencius Iuliensis Severus ecclesiae Triestine Maxentius Juliensis
12 Severus Tergestinus Severus Tergestinus Solacius Veronensis Severus ecclesiae Tergestinae
13 Iohannes Parentinus Solacius Veronensis Iohanes ecclesie Parentine Solatio Veronensis
14 Aaron Avoriensis[17] Iohannes Parentine ecclesie Arom Avociensis Joannes ecclesiae Parentinae
15 Materninus Sabionensis Aaron Avonciensis Marcianus locum faciens
Ingenuini episcopi sedis Recie
Aaron Avonciensis
16 Flaminius Tridentinus Ingenuus episcopus secunde Retie Virgilius Scaravaciensis Marcianus presbyter, locum faciens
Ingenuini ecclesiae secundae Rhetiae
17 Vigilius Scaravasiensis Agnellus episcopus Tridentinus Laurencius locum faciens
Frontei episcopi Feltrine
Agnellus ecclesiae Tridentinae
18 Laurentius Feltrinus Vigilius Scaravaciensis Marcianus Patenatis Vigilius Scarabaciensi
19 Martianus Petenatis Fontegius Feltrensis Laurentius presbyter, locum faciens
Fontesi ecclesiae Feltrinae
20 Marcianus Petenatis Marcianus Petenatis

Le differenze più notevoli tra le varie liste sono evidenziate dagli editori delle Monumenta Germaniae Historica[18] in questo modo:

  • il nome del vescovo di Padova è indicato in tre diversi modi, Vigulus, Bergullus e infine Virgilius;
  • nella lista del IX secolo il vescovo di Sabiona è Materninus, mentre in quella dell'XI secolo è Ingenuus; secondo Dandolo invece il vescovo si chiamava Ingenuinus e fu rappresentato al sinodo dal presbitero Marciano;
  • nella lista del IX secolo il vescovo di Trento si chiama Flaminio, nelle altre liste invece è Agnello;
  • nella lista del IX secolo il vescovo di Feltre si chiama Laurentius, mentre nella Cronica de singulis patriarchis il suo nome è Fontegius; secondo Dandolo invece il vescovo Fontesius non era presente al sinodo ma fu rappresentato dal presbitero Laurentius;
  • negli atti di Andrea Dandolo manca il vescovo di Trento, mentre quello di Celje è Clarissimo, che nelle altre liste è vescovo di Concordia, sede assente in Dandolo;
  • infine le cronache medievali aggiungono il vescovo di Verona, assente nella lista riportata negli atti del sinodo di Mantova.
  1. ^ a b c Gabriella Braga, Elia, Dizionario biografico degli italiani, volume 42, 1993.
  2. ^ a b (DELA) Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), pars II, recensuit Albertus Werminghoff, Hannoverae et Lipsiae, 1908, pp. 588, righe 15-20.
  3. ^ a b c Margetić, Il sinodo di Grado di Elia, p. 135.
  4. ^ Cuscito, La fede calcedonese e i concili di Grado e di Marano, pp. 213 e seguenti.
  5. ^ Roberto Cessi, Nova Aquileia, Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Tomo 88., Scienze morali e lettere (1928-1929), Parte seconda: Pubblicazioni letterarie e scientifiche, pp. 588-594.
  6. ^ Cessi, Documenti relativi alla storia di Venezia anteriori al Mille, vol. I, p. 88.
  7. ^ Margetić, Il sinodo di Grado di Elia, pp. 137-139.
  8. ^ Paschini, Le vicende politiche e religiose del territorio friulano da Costantino a Carlo Magno, p. 102.
  9. ^ a b Paschini, Le vicende politiche e religiose del territorio friulano da Costantino a Carlo Magno, p. 103. Cuscito, La fede calcedonese e i concili di Grado e di Marano, p. 214. Gabriella Braga, Elia, Dizionario biografico degli italiani, volume 42, 1993.
  10. ^ (DE) J. Friedrich, Die Ecclesia Augustana in den Schreiben der istrischen Bischöfe an Kaiser Mauritius von Jahre 591 und die Synode von Gradus zwischen 572 und 577, in: Sitzungsberichte der K. Bayerischen Akademie der Wissenschaften, Philos.-philol. hist. Klasse, 1906, 2, pp. 327-356.
  11. ^ Cuscito, La fede calcedonese e i concili di Grado e di Marano, p. 222.
  12. ^ Cuscito, La fede calcedonese e i concili di Grado e di Marano, p. 215.
  13. ^ Cuscito, La fede calcedonese e i concili di Grado e di Marano, p. 218.
  14. ^ (LA) Cronica de singulis patriarchis nove Aquileie, in: Istituto Storico Italiano, Cronache veneziane antichissime, pubblicate a cura di Giovanni Monticolo, volume I, Roma, 1890, pp. 7-8.
  15. ^ (LA) Ester Pastorello (ed.), Andreae Danduli ducis Venetiarum Chronica per extensum descripta, Rerum Italicarum scriptores, ser. 2, 12/1, Bologna 1942, p. 83, righe 22-39.
  16. ^ Cessi, Nova Aquileia, pp. 593-594.
  17. ^ Sede incerta. Gli editori delle Monumenta Germaniae Historica (cit., nota 15), identificano la sede di Aronne con Auronzo prope Cadore aut Innichen. Altri autori con la sede di Agunto. Cf. (FR) Jacques Zeiller, Les origines chrétiennes dans les provinces danubiennes de l'empire romain, Paris, 1918, pp. 134.
  18. ^ Cit., p. 588, note 1-20.

Bibliografia

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