Sou Fujimoto

architetto giapponese

Sou Fujimoto, vero nome Sōsuke Fujimoto (藤本 壮介?, Fujimoto Sōsuke; Hokkaidō, 4 agosto 1971[1][2]), è un architetto giapponese. Laureatosi presso il dipartimento di architettura della facoltà di ingegneria dell'Università di Tokyo nel 1994, nel 2000 aprì il proprio studio, la "Sou Fujimoto Architects". È riconosciuto come uno dei principali e più noti progettisti di architettura contemporanea al mondo.

Sou Fujimoto nel 2009

Biografia modifica

Dopo aver studiato architettura presso la facoltà di ingegneria dell'Università di Tokyo, decise a inizio carriera di concentrarsi su piccoli progetti che caratterizzarono immediatamente il suo stile. Nel 2000 fondò l'agenzia "Sou Fujimoto Architects". Successivamente lavorò come docente presso l'Università delle scienze di Tokyo, l'Università femminile Showa, l'Università di Kyoto, la Keio University e la stessa Università di Tokyo. I suoi lavori iniziarono a essere riconosciuti nel 2005, quando vinse agli Architectural Review Awards nella categoria "Giovani architetti internazionali", un premio che gli verrà assegnato per tre anni consecutivi. Nel 2006 vinse anche nella categoria "Top Prize". Nel 2008 fece parte della giuria per l'assegnazione degli stessi Architectural Review Awards e, sempre nel 2008, vinse il "premio AIJ" (organizzato dall'Architectural Institute of Japan) e il più alto riconoscimento al World Architecture Festival nella categoria abitazioni private. Nel 2009 la rivista Wallpaper lo fregiò del Design Award.[3][4] Nel 2011 vinse il primo premio nel concorso organizzato dal Beton Hala Waterfront Center, mentre nel 2012 fece parte del team che si aggiudicò il Leone d'oro alla Mostra di architettura di Venezia. Fu inoltre il più giovane architetto a partecipare al progetto legato alla Serpentine Gallery di Londra, progettando il padiglione dell'edizione del 2013.[5]

Fujimoto è riconosciuto come uno dei principali e più noti progettisti di architettura contemporanea al mondo.[5] I suoi progetti traggono ispirazione dalla sua passione, coltivata in giovane età, per la non omogeneità e la deformazione degli ambienti,[6] e sono caratterizzati da un approccio fresco e innovativo al rapporto tra spazio architettonico e corpo umano.[5] Le sue creazioni sono in gran parte ispirate alla natura e gli stessi elementi naturali, quali foreste, grotte o nidi, rivestono un ruolo chiave nei suoi lavori.[5]

Progetti modifica

Progetti in corso modifica

Note modifica

  1. ^ (JA) Exclusive interview: 藤本 壮介, su Gaku-gei Cafe, Studio OJMM, gennaio 2011. URL consultato il 27 giugno 2014.
  2. ^ (EN) Rachel Cole, Sou Fujimoto, su Enciclopedia Britannica. URL consultato il 28 giugno 2014.
  3. ^ (ENES) Sou Fujimoto (PDF), in El Croquis, n. 151. URL consultato il 27 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  4. ^ (EN) Philip Jodidio, Architecture Now!, vol. 7, Taschen, 2010, pp. 253-259, ISBN 978-3836517362.
  5. ^ a b c d (EN) David McManus, Sou Fujimoto Architects: Architecture, su e-architect, 20 maggio 2014. URL consultato il 27 giugno 2014.
  6. ^ (EN) Sou Fujimoto Architects in profile [collegamento interrotto], su uk.phaidon.com. URL consultato il 27 giugno 2014.
  7. ^ (EN) Dormitory for the Mentally-Disabled, su europaconcorsi.com, 26 novembre 2008. URL consultato il 28 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2014).
  8. ^ (EN) Final Wooden House / Sou Fujimoto, su Arch Daily, 23 ottobre 2008. URL consultato il 27 giugno 2014.
  9. ^ (EN) T house / Sou Fujimoto, su Arch Daily, 29 novembre 2008. URL consultato il 27 giugno 2014.
  10. ^ (EN) Naomi R. Pollock, Sou Fujimoto Fractures Plans and Sections While Bringing Together People, su Architectural Record. URL consultato il 27 giugno 2014.
  11. ^ (EN) Group Home in Noboribetsu / Sou Fujimoto, su Arch Daily, 7 giugno 2009. URL consultato il 27 giugno 2014.
  12. ^ (EN) 7/2 house, su europaconcorsi.com, 26 novembre 2008. URL consultato il 27 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2014).
  13. ^ (EN) Sou Fujimoto House O Tateyama Japan (PDF), su concrete.net.au. URL consultato il 27 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2020).
  14. ^ Sou Fujimoto, House O, Chiba, Giappone, 2007, su floornature.it. URL consultato il 27 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2012).
  15. ^ (EN) Tokyo Apartment, su europaconcorsi.com, 6 dicembre 2012. URL consultato il 27 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2014).
  16. ^ (EN) House H / Sou Fujimoto, su Arch Daily, 6 dicembre 2011. URL consultato il 28 giugno 2014.
  17. ^ (EN) House N / Sou Fujimoto, su Arch Daily, 14 settembre 2011. URL consultato il 27 giugno 2014.
  18. ^ (EN) Primitive Future House 2008, su worldbuildingsdirectory.com. URL consultato il 28 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 19 gennaio 2012).
  19. ^ (EN) Garden House, Tochigi, su El Croquis. URL consultato il 28 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2014).
  20. ^ (EN) »House before House« in Utsunomiya, su Detail inspiration. URL consultato il 27 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2017).
  21. ^ a b (EN) Musashino Art University Museum & Library / Sou Fujimoto, su Arch Daily, 28 giugno 2011. URL consultato il 27 giugno 2014.
  22. ^ (EN) House OM - Yokohama - Japan by Sou Fujimoto Architects, su iwan.com. URL consultato il 27 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2014).
  23. ^ (EN) House NA / Sou Fujimoto Architects, su Arch Daily, 30 aprile 2012. URL consultato il 27 giugno 2014.
  24. ^ (EN) Naomi R. Pollock, House K Sou Fujimoto Architects, su Architectural Record, aprile 2013. URL consultato il 27 giugno 2014.
  25. ^ (EN) Oliver Wainwright, Sou Fujimoto's Serpentine pavilion promises a breath of fresh air, in The Guardian, 18 febbraio 2013. URL consultato il 27 giugno 2014.
  26. ^ (EN) Taiwan Tower First Prize Winning Proposal / Sou Fujimoto Architects, su Arch Daily, 5 dicembre 2011. URL consultato il 27 giugno 2014.

Bibliografia modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN126579109 · ISNI (EN0000 0001 1481 736X · ULAN (EN500248053 · LCCN (ENno2011018131 · GND (DE133597849 · J9U (ENHE987007431258905171 · NDL (ENJA01124123 · WorldCat Identities (ENlccn-no2011018131