Stefano II di Napoli: differenze tra le versioni

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Fu, signore assoluto della città e fautore della riaffermazione della lingua e della cultura latina, sottratta così all'influenza bizantina e fu il fautore della scomparsa dalla [[moneta]] cittadina dell'effigie dell'imperatore, sostituita con quella di [[San Gennaro]].
 
Nei suoi primi anni di regno, Stefano mostrò comunque una sorta di deferenza almeno formale verso l'imperatore, come ad esempio in occasione della nomina del vescovo [[Paolo II]] ([[761]]) al quale il duca vietò di recarsi a [[Roma]] per essere consacrato dal [[papa Paolo I]]; in tale occasione il presule, allontanatosi comunque da Napoli, fu respinto al suo ritorno in città e relegato nella [[Chiesa di San Gennaro Extra Moenia]].
 
Nonostante l'appoggio dato alla [[iconoclastia|guerra iconoclasta]] di [[Bisanzio]], nel [[763]] Stefano riconobbe l'autorità papale e consentì al vescovo Paolo di fare il suo ritorno in città; questo gesto, probabilmente politicamente calcolato, coincise con la caduta dell'[[Esarcato di Ravenna]] per mano [[Longobardi|longobarda]], e con i problemi dei patrizi di [[Sicilia]] a fronteggiare le scorrerie dei [[Saraceni]].