San Marzano di San Giuseppe: differenze tra le versioni

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[[File:San Marzano di San Giuseppe - Palazzo Capuzzimati.jpg|miniatura|upright=1.5|Palazzo Capuzzimati con la chiesa San Gennaro del XVI secolo]]
Con regio assenso di Carlo IV, la [[compravendita]] venne confermata al collocatore<ref>José M. Floristán, p. 134</ref> Demetrio Capuzzimati († 17 febbraio 1557 a San Marzano di San Giuseppe), probabile figlio o fratello del capitano degli stradioti, Giorgio Capozimadi di [[Nauplia]], il 5 febbraio del 1536 affinché "''possit rehabitare de hominibus et incolis ibidem habitare volentibus de exteris lamen et non regnicolis hec numeratis in ulla numeratione''" con il privilegio d'esenzione fiscale per dieci anni. Nello stesso anno, l’8 novembre, il Capuzzimati acquisì in [[enfiteusi]] dal clero di Taranto anche l'adiacente feudo ''“de li Riezzi” (Rizzi''),<ref name=":52" /><ref>Pietro Dalena, p. 6160</ref> dove si trovava il medievale Castrum Carrellum.<ref name="storia">{{cita web|url=http://www.prolocomarciana.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=89:cenni-storici-su-san-marzano&Itemid=178 |titolo=Cenni storici su San Marzano |accesso=8 febbraio 2019}}</ref> Per questa concessione Capuzzimati avrebbe dovuto pagare al clero tarantino annualmente 50 ducati in [[Carlino (moneta)|carlini]] d'argento.<ref name=":66">San Marzano di San Giuseppe - Un'isola culturale in Tera di Puglia. p. 66</ref> La fusione dei due feudi creò l'attuale San Marzano.
 
Pertanto, durante il dominio del Capuzzimati, il territorio si popolò di numerose famiglie albanesi che concorsero a riedificare il casale e a riscattare alla coltura diverse zone del feudo che erano macchiose ed incolte.<ref name=":66" />
 
Durante il dominio del Capuzzimati il contado si popolò di numerose famiglie albanesi che, oltre alla lingua di origine, portarono nella nuova patria gli usi, costumi e la propria fede [[Chiesa ortodossa|orientale]].<ref name="arbitalia" /> Le famiglie concorsero a riedificare il casale e a riportare alla coltura diverse zone del feudo.<ref>Pietro Dalena, p. 62</ref> Il Capuzzimati iniziò immediatamente la costruzione del palazzo feudale al confine dei due feudi. Il confine era esattamente tra le porte dell'antico cancello d'ingresso.<ref name=":5" /> Da un lato c'era un piccolo gruppo di case dietro le odierne Vie Cisterne, Trozzola e, forse, una parte delle vie Vignale e Garibaldi. Dall'altra parte si trovava la parte principale del centro storico tra le vie Addolorata e Casalini con accesso al Palazzo Capuzzimati da destra e da sinistra.<ref name=":11" /> I due quartieri abitativi furono separati dal parco baronale, dagli uliveti e vigneti che raggiungevano la piazza dell'odierna chiesa madre. Questi boschetti esistevano ancora dopo l'unione d'Italia.<ref name=":12" />