Claude Henri de Belgrand de Vaubois

generale e senatore francese

Claude Henri de Belgrand de Vaubois (Longchamp-lès-Clervaux, 1º ottobre 1748Beauvais, 14 luglio 1839) è stato un generale e politico francese nel periodo della rivoluzione e del primo Impero francese.

Claude Henri de Belgrand de Vaubois
NascitaLongchamp-lès-Clervaux, 1º ottobre 1748
MorteBeauvais, 14 luglio 1839
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servitoBandiera della Francia Francia
Forza armataEsercito
Anni di servizio17681815
GradoGenerale di divisione
Campagne
Battaglie
Altre carichesenatore e Pari di Francia
Fonti nel testo
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Biografia modifica

Aspirante ufficiale di artiglieria nel 1768, divenne capitano nel 1791 e fu eletto tenente colonnello di un battaglione di volontari del Drôme,[1] l'11 ottobre 1791. Prestò servizio nell'"Armata delle Alpi", venendo nominato generale di brigata il 6 settembre 1793 e partecipò successivamente all'assedio di Lione (9 agosto – 9 ottobre 1793).[1]

L'8 maggio 1796 venne nominato generale di divisione ed inviato in forza all'Armata d'Italia sotto Napoleone Bonaparte.[1] Iniziò le operazioni partecipando alla occupazione della città di Livorno. Nel mese di settembre, mentre Bonaparte manovrava contro il generale austriaco Wurmser, che fu obbligato ad arrestarsi a Mantova, egli bloccò il corpo del generale austriaco Davidovitch a nord di Trento.[2] Il 4 settembre Vaubois prese parte attiva alla vittoria francese di Rovereto. Il 2 novembre, con la sua divisione, forte di 10 000 unità, venne attaccato a Cembra dalla divisione di Davidovitch, forte di 18 000 unità combattenti, che discendeva dal Tirolo.[2] Costretta a ritirarsi verso Trento, poi a Calliano,[2] la divisione di Vaubois perdette in 5 giorni 4 400 uomini e 6 cannoni mentre gli austriaci contarono 2 000 perdite, tra morti e feriti gravi, e 1 500 prigionieri.[3] Il generale francese istituì una linea di difesa tra Rivoli Veronese ed il lago di Garda, che gli austriaci non riuscirono ad infrangere.[4] Non più in grado di congiungersi al corpo principale dell'armata austriaca, comandato dal generale Alvinczy, Davidovitch dovette ritirarsi.[4]

Il 7 gennaio 1797 fu inviato in Corsica per combattere gl'insorti della Crocetta e vi ristabilì l'ordine.[1]

Partecipò alla Campagna d'Egitto ricevendo l'ordine di difendere Malta, ove la flotta che trasportava l'armata francese in Egitto si era fermata per rifornirsi di acqua il 9 giugno 1798, con una guarnigione di soldati ed ufficiali francesi, per un totale di 3 053 uomini e cinque compagnie di artiglieria. I provvedimenti presi dai francesi, secondo i criteri rivoluzionari, in particolare l'espulsione dei religiosi non maltesi, il saccheggio delle chiese, l'istituzione dei matrimoni civili, ecc. destarono un forte scontento nella popolazione, tanto che questa il 2 settembre 1798 si ribellò, la rivolta si estese rapidamente in tutta Malta e ed i Gozo. I ribelli chiesero ed ottennero aiuti da Gran Bretagna e Regno di Sicilia, che inviarono loro armi, munizioni e viveri, cosicché i francesi furono costretti a ritirarsi nelle loro fortificazioni, a Gozo ed a La Valletta. Una flotta della Royal Navy, al comando dell'ammiraglio Alexander Ball, istituì l'embargo dell'isola, che venne attaccata. L'isola di Gozo cadde in mano inglese con la resa del comandante francese e dei suoi 217 uomini, il 28 ottobre 1798. Vaubois chiese aiuto a Bonaparte, divenuto ora Primo Console, e questi inviò a Malta una spedizione di soccorso, costituita dalla nave da battaglia Le Généreux, tre corvette utilizzate come deposito di armi ed una nave da carico armata: il tutto con 3 000 uomini di rinforzo, armi, viveri e munizioni, al comando del contrammiraglio Jean-Baptiste Perrée. La formazione navale salpò da Tolone il 6 febbraio 1800, ma l'intera spedizione si rivelò un disastro. La mattina del 18 febbraio le navi inglesi presero contatto con lo squadrone navale francese al largo di Lampedusa: il contrammiraglio Perrée fu colpito a morte al primo scontro e alle 13 e 30 Le Généreux si arrese; le altre navi fecero ritorno a Tolone. Un altro tentativo, questa volta da parte di Vaubois, di violare l'assedio navale inglese, ebbe luogo il 24 agosto: Vaubois inviò le fregate La Diane e La Justice in Francia, ma esse vennero intercettate da una squadra inglese composta dal Success, dal Northumberland e dalla ex francese Le Généreux, ora condotta da marinai inglesi; La Diane venne catturata ma La Justice riuscì a sfuggire alla caccia con l'aiuto delle tenebre.

Vaubois, trinceratosi a La Valletta con la sua guarnigione, dovette arrendersi agl'inglesi il 3 settembre 1800,[5] ottenendo l'onore delle armi ed il diritto al rimpatrio a Marsiglia.

Rientrato in Francia, Vaubois venne nominato, il 3 settembre 1800, senatore[6] e nel 1808 conte dell'Impero.

Alla caduta di Napoleone, Vaubois si riavvicinò alla monarchia rappresentata da Luigi XVIII il quale, essendosi Vaubois rifiutato di tornare con Napoleone durante i cento giorni, lo nominò pari di Francia.

Il suo nome è inciso sotto l'Arco di Trionfo di Parigi, al pilastro Sud, colonna 24.

Il giudizio di Napoleone modifica

Il 24 novembre 1796 Bonaparte scriveva di lui:

«Vaubois è un brav'uomo. Ha le qualità per comandare una piazza assediata ma non quelle per comandare una divisione in un esercito molto attivo o in una guerra condotta in tal modo.»

Onorificenze modifica

Araldica modifica

Stemma Descrizione Blasonatura
Claude Henri de Belgrand de Vaubois
Conte senatore dell'Impero francese
Di rosso alla banda composta di nero e d'argento. Quarto da conte senatore dell'impero. Ornamenti esteriori da conte dell'Impero francese, grand'ufficiale dell'Ordine della Legion d'onore.
Claude Henri de Belgrand de Vaubois
Conte e pari di Francia
Di rosso alla banda composta di nero e d'argento. Ornamenti esteriori da conte e pari di Francia, grand'ufficiale dell'Ordine della Legion d'onore.

Note modifica

  1. ^ a b c d (FR) Jean Tulard, Dictionnaire Napoléon, I-Z, Fayard, 1999, p. 920, ISBN 2-213-60485-1.
  2. ^ a b c (FR) Jacques-Olivier Boudon, Jacques Garnier, La campagne d'Italie 3 : Vers la paix de Campoformio, in Napoléon Ier: Le magazine du Consulat et de l'Empire, n. 26, 2004, pp. 44-52.
  3. ^ (EN) Digby Smith, The Greenhill Napoleonic Wars Data Book - Actions and Losses in Personnel, Colours, Standards and Artillery, 1792-1815, Greenhill Books, 1998, p. 127, ISBN 1-85367-276-9.
  4. ^ a b (FR) Frédéric Hulot, Le Maréchal Masséna, Pygmalion, 2005, p. 82, ISBN 2-85704-973-0.
  5. ^ (EN) Digby Smith, The Greenhill Napoleonic Wars Data Book - Actions and Losses in Personnel, Colours, Standards and Artillery, 1792-1815, Greenhill Books, 1998, p. 188, ISBN 1-85367-276-9.
  6. ^ (FR) Georges Six, Les généraux de la Révolution et de l'Empire, Bernard Giovanangeli Editore, 2002, p. 269, ISBN 2-909034-29-1.

Bibliografia modifica

Altri progetti modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN316737320 · ISNI (EN0000 0004 5095 2392 · LCCN (ENn2019009750 · BNF (FRcb15600295z (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n2019009750