Nella terminologia buddista e induista, e successivamente teosofica, il Kamaloka è il luogo post-mortem dove si provano desideri, sentimenti (piacevoli o spiacevoli) e passioni, con cui il dipartito prova su di sé tutti gli eventi (positivi e negativi) che ha fatto provare a tutte le persone conosciute nella sua vita terrena.

La divinità Kama le cui frecce innescano ogni tipo di desiderio, da quelli materiali a quelli più spirituali
Esempio di piacere estetico generato dalla natura

Origine e significato del termine modifica

Il termine viene dal sanscrito Kama = «desiderio» e Loka = «mondo». Traducibile pertanto come «mondo dei desideri», viene detto anche piano astrale. Esso corrisponde solo da un certo punto di vista al Purgatorio della religione cristiana.

Nell'antroposofia modifica

Rudolf Steiner afferma che questo periodo dipende da quanto ci si è distaccati dalla materialità. Se infatti si è operato un progressivo distacco il periodo si accorcia.

«L'arte sensuale e materialistica rende più difficile il periodo del kamaloca, mentre un'arte spirituale lo facilita. Ogni piacere nobile e spiritualizzato abbrevia il kamaloca. Dobbiamo quindi già ora disabituarci da quei piaceri e da quei desideri che possono venir appagati soltanto per mezzo dell'organismo fisico. Nel periodo del kamaloca ci si deve appunto disabituare ai piaceri e agli istinti dei sensi; questo periodo dura circa un terzo della lunghezza della vita terrena. Le esperienze del kamaloca sono molto singolari: in esso si comincia veramente a risperimentare la propria vita, e mentre il quadro mnemonico apparso subito dopo la morte era puramente oggettivo, ora si rivivono le gioie e i dolori, ma al rovescio, in modo da sentire in sé le gioie e i dolori cagionati ad altri.»

Note modifica

  1. ^ Rudolf Steiner, La saggezza dei Rosacroce, traduzione di Iberto Bavastro, Opera Omnia n. 99, Editrice Antroposofica, Milano, 2013 pp. 36-37 ISBN 978-88-7787-422-1

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