Tamasso

Antica città cipriota oggi non più esistente

Tamasso (in greco: Ταμασσός, Τάμασος, Ταμοσίτης, Ταμύσιος; corrispondente forse alla città omerica di Τεμέση) era un'antica città posta nella parte centrale dell'isola Cipro, i cui resti si trovano su una collinetta a circa 20 km a sud ovest di Nicosia, sulla riva sinistra del fiume Pedieos, vicino al moderno villaggio di Politiko.

Tamasso
Localizzazione
StatoBandiera di Cipro Cipro
Mappa di localizzazione
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Storia modifica

L'antica Tamasso modifica

 
Le dieci città-stato di Cipro; Tamasso è in posizione centrale

Non è noto quando Tamasso sia stata fondata, e da chi. Si ritiene che la fondazione della città sia avvenuta intorno all'VIII secolo a.C. in una zona che era abitata fin dalla tarda età del bronzo. Nella prima metà del VII secolo era comunque diventata un'importante città-regno di Cipro[1]. Dalla sua fondazione fino al periodo romano la città divenne notevolmente più ricca grazie allo sfruttamento delle risorse minerarie, soprattutto di rame, dei dintorni. Nella seconda metà del IV secolo Pasikypros, re di Tamasso, vendette la città a Poumiathon, re di Kition, e Tamasso quindi passò sotto il dominio fenicio. La dominazione dei Fenici non durò a lungo poiché Tamasso e le sue miniere furono concesse al regno di Salamina dove rimase fino alla soppressione definitiva dei regni di Cipro operata dai Tolomei nel 312-311 a.C. In seguito le miniere di rame delle vicinanze si esaurirono e l'economia di Tamasso, situata in un territorio fertile (ager Tamasenum)[2], si fondò sull'agricoltura.

La Temesa omerica modifica

Nel primo libro I dell'Odissea, la dea Atena ha assunto sembianze di un navigante che si dirige a Temesa per acquistare rame in cambio di ferro:

(EL)

«Μέντης Ἀγχιάλοιο δαΐφρονος εὔχομαι εἶναι
νῦν δ' ὧδε ξὺν νηῒ κατήλυθον ἠδ' ἑτάροισι,
πλέων ἐπὶ οἴνοπα πόντον ἐπ' ἀλλοθρόους ἀνθρώπους,
ἐς Τεμέσην μετὰ χαλκόν, ἄγω δ' αἴθωνα σίδηρον.»

(IT)

«Con nave io giunsi e remiganti miei,
Fendendo le salate onde, vêr gente
D'altro linguaggio, e a Temesa recando
Ferro brunito per temprato rame,
Ch'io ne trarrò.»

L'identificazione di questa Temesa con una località cipriota fu fatta già in età ellenistica per il riferimento al rame, metallo molto abbondante nell'isola di Cipro[3], e per assonanza. Nel I secolo, tuttavia, Strabone (63 a.C.-24 d.C.) fece intendere che la Temesa omerica potesse essere la città bruzia di Temesa:

Uno studio mirato sull’argomento, condotto dal Manfredi-Gigliotti nel 1994 “Temya-Temhsh, Memorie storiche sull’antica città di Temesa, con particolare riguardo all’individuazione del suo sito”, Ed. Brenner (CS) 1994, ha sostenuto trattarsi della Temesa brettia, offrendo le seguenti argomentazioni.

a)L’etimologia del nome (dall’ebraico t e m e s = liquefarsi, fonderia) evoca più l’esistenza di officine che quella di miniere in loco. Massimo Guarascio (Un contributo di dati e metodi della ricerca geomineraria in archeologia: il caso di Temesa-Cfr bibliografia) ha escluso l’esistenza di miniere in Temesa e nella sua cwra, per cui è giocoforza ammettere che la città andasse famosa nell’antichità per le sue officine e per l’abilità dei suoi maestri artigiani e non già per le sue miniere, talché è molto probabile che essa si rifornisse acquistando la materia prima da Campotenese (in realtà Campo Temese o Temesio, nel cui territorio le miniere esistevano realmente) e da altri mercati, nonché barattando la materia prima con quella lavorata (come, nella sostanza fa Mente o, se si preferisce, Minerva nel racconto omerico);

b)A parere del Manfredi-Gigliotti, il problema, riguardante l’esatta individuazione della città (Temesa brettia o Tamasso cipriota?) è stato generato dalla errata traduzione che è stata effettuata del luogo letterario di Strabone ove è scritto di Temesa (Geografia VI, 1, 5) quanto segue:

kai deiknutai calkourgeia plhsion, a nun ekleleiptai”. L’inciso è stato generalmente tradotto: “E, infatti nelle vicinanze (di Temesa) vi erano miniere di rame, ormai abbandonate”. L’errore della traduzione si riferisce al termine greco calkourgeia che è stato tradotto come “miniere di rame", mentre è di tutta evidenza che la sua semantica proviene da calkos (rame) e da ergomai (lavorare): non già, dunque, miniere di rame, ma officine per la lavorazione del rame. Ancora oggi nelle immediate vicinanze del sito di Temesa esiste una contrada detta le Mattonate che evoca chiaramente la presenza di fornaci metallurgiche (per altro, attestate anche in epoca medioevale);

c)La circostanza, infine, che toglie ogni dubbio sulla identificazione della città è rappresentata dalla affermazione di Omero (Odissea, I, 180-184), laddove si può leggere che, andando a Temesa, si va presso un popolo che parla un'altra lingua ἐπ'ἀλλοθρόους ἀνθρώπους, alterità intesa, ovviamente, con riferimento alla lingua greca. A Cipro la lingua parlata era quella di Omero.

(EL)

«ἀπὸ δὲ Λάου πρώτη πόλις ἐστὶ τῆς Βρεττίας Τεμέση (Τέμψαν δ᾽ οἱ νῦν καλοῦσιν) Αὐσόνων κτίσμα [...] ταύτης δὲ τῆς Τεμέσης φασὶ μεμνῆσθαι τὸν ποιητήν, οὐ τῆς ἐν Κύπρῳ Ταμασσοῦ: λέγεται γὰρ ἀμφοτέρως. καὶ δείκνυται χαλκουργεῖα πλησίον, ἃ νῦν ἐκλέλειπται.»

(IT)

«La città posta dopo Lao, appartenente ai Bretti, è Temesa (sebbene oggigiorno la chiamino Tempa) e fu fondata dagli Ausoni [...] Si dice che Omero avesse in mente Temesa, e non Tamasso di Cipro (entrambe le forme sono in uso) quando afferma che vi si andava alla ricerca del rame. E infatti nelle vicinanze vi erano miniere di rame, ormai abbandonate.»

L'evidenza geologica ha mostrato assenza di rame nel territorio calabrese (Strabone situava Temesa lungo la costa tirrenica; secondo la Tavola Peutingeriana Temesa si troverebbe circa 14 miglia romane a nord del Savuto, ossia in prossimità dell'odierna Serra d'Aiello[4].

La diocesi di Tamasso modifica

La città non ebbe un ruolo importante in età ellenistica né in quella romana, se si eccettua il fatto che vi venne istituita nei primi anni del Cristianesimo la sede vescovile per opera di San Barnaba nel corso del suo secondo viaggio a Cipro. Primo vescovo fu Eraclide, il quale nacque a Tamasso, accompagnò San Paolo e San Barnaba nel viaggio a Cipro, ed è considerato santo dalla chiesa ortodossa; la sua ricorrenza è fissata al 27 settembre, giorno in cui si celebra anche la festa del secondo vescovo, San Miro martire. Il vescovo Ticone prese parte al Primo Concilio di Costantinopoli nel 381, e il vescovo Epafrodito al concilio di Calcedonia nel 451[5]. Non è noto quando la diocesi fu soppressa. La diocesi di Tamasso è una sede titolare conferita dalla Santa Sede[6][7].

Scavi modifica

 
Apollo Chatsworth, bronzo scoperto a Tamasso (Londra, British Museum, GR 1958.4-18.1)

Gli scavi che portarono alla scoperta di Tamasso furono iniziati dall'archeologo tedesco Max Ohnefalsch-Richter nel 1889 e continuarono nel 1890 e nel 1894. Nel sito furono scoperte molte tombe della tarda età del bronzo e tre tombe reali del VI secolo a.C. di cui solo due sopravvivono oggi. Le pareti delle tombe sono decorate in modo tale che la loro costruzione assomiglia ad un edificio di legno con un frontone, una caratteristica che viene attribuita da alcuni archeologi a una certa influenza anatolica[8]. Nel 1997 sono state trovate anche sei sculture in pietra, due sfingi e quattro leoni, conservate nel Museo di Cipro a Nicosia.

Note modifica

  1. ^ Sir Ernest Alfred Wallis Budge, The history of Esarhaddon (son of Sennacherib) king of Assyria, «The Names of the Twenty-two Kings», London: Trübner and co, 1880, pp. 104-108 (pdf).
  2. ^ Secondo la testimonianza di Ovidio, I secolo: «est ager, indigenae Tamasenum nomine dicunt, / telluris Cypriae pars optima»(C'è un campo, che i locali chiamano Tamaseno, il luogo migliore dell'isola di Cipro), Ovidio, Le Metamorfosi, X, 644-5
  3. ^ Francesco Maria Avellino, Opuscoli diversi, Napoli: Tramater, 1826, pp. 120-122 (Google libri Archiviato il 28 maggio 2021 in Internet Archive.)
  4. ^ Gioacchino Francesco La Torre, a cura di, Dall'Oliva al Savuto. Studi e ricerche sul territorio dell'Antica Temesa (Atti del convegno di Campora San Giovanni, 15-16 settembre 2007), Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma.
  5. ^ Michel Le Quien, Oriens Christianus, in quatuor patriarchatus digestus; quo exhibentur ecclesiae, patriarchae, caeterique praesules totius orientis. Studio & opera R.P.F. Michaelis Le Quien, ... Opus posthumum. Tomus secundus, in quo Illyricum orientale ad patriarchatum Constantinopolitanum pertinens, patriarchatus Alexandrinus & Antiochenus, magnaeque Chaldoeorum & Jacobitarum dioeceses exponuntur, Parisiis: ex typographia Regia, 1740, p. 1058
  6. ^ «Tamasso». In: Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, Vol. LXXI, 1855, Venezia: Dalla Tipografia Emiliana, pp. 234-35 (Google libri Archiviato il 28 maggio 2021 in Internet Archive.)
  7. ^ catholic-hierarchy.org, Sede titolare di Tamaso, su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 15 aprile 2011 (archiviato il 10 agosto 2011).
  8. ^ George R. H. Wright, Ancient building in Cyprus, Leiden etc: E. J. Brill, pp. 525-8, ISBN 90-040-9547-0 (Google libri Archiviato il 28 maggio 2021 in Internet Archive.)

Bibliografia modifica

  • <<Sicily and Italy in the Odyssey>>. In.Bruno Currie, Oxford
  • «Tamassos». In: William Smith, A new classical dictionary of Greek and Roman biography, mythology and geography: partly based upon the Dictionary of greek and roman biography and mythology, London: Harper & Brothers, 1855, p. 852 (Google libri)
  • «Antica Tamassos». In: Lonely Planet, Cipro, Torino: EDT srl, 2003, pp. 89–90, ISBN 88-7063-669-0
  • <<Tempsa-Temhsh-Memorie storiche sull'antica città di Temesa, con particolare riguardo all'individuazione del suo sito >>,in M.Manfredi-Gigliotti, Edizioni Brenner (CS), 1994.
  • <<Il tempio arcaico di contrada Imbelli, Amantea, frazione Campora San Giovanni, provincia di Cosenza- Nuove prospettive per l'individuazione dei siti di Temesa e Terina>>,in M.Manfredi-Gigliotti, Lussografica Editrice, Caltanissetta 2015.
  • Tereneon, memorie storiche sulla città di Terina, M.Manfredi-Gigliotti, Pungitopo, 1984
  • Lukofron kai Okinaros, Licofrone e il fiume Savuto, M.Manfredi-Gigliotti, Ma. Per. Editrice 2010.

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