Tawfiq Barhum

attore palestinese
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Tawfīq Barhūm (in arabo توفيق برهوم?; in ebraico תאופיק ברהום?; Ein Rafa, 1990) è un attore palestinese con cittadinanza israeliana.[1][2]

Biografia modifica

Nasce da una famiglia arabo israeliana nel villaggio di Ein Rafa, fuori Gerusalemme Ovest, da dove si allontana all'età di 16 anni per studiare in un liceo agrario nei pressi di Zikhron Ya'aqov.[1] Il suo primo ruolo da attore è come parte del cast principale versione originale della serie TV Euphoria, interpretando poi a 24 anni il protagonista del film israeliano Dancing Arabs (2014), tratto dal romanzo autobiografico di un altro arabo israeliano, Sayed Kashua.[1][3] Si è fatto notare a livello internazionale nel 2015,[1] interpretando Mohammed Assaf, il vincitore gazawi del popolare concorso canoro Arab Idol, nel film palestinese The Idol: è stato paragonato per la sua presenza scenica dal Washington Post all'attore Adam Driver.[4] In seguito, lascia Israele,[1][2] apparendo esclusivamente in produzioni americane ed europee: per il film La cospirazione del Cairo (2022) è stato candidato al premio Guldbagge per il miglior attore, il maggior riconoscimento nel cinema svedese.[5]

Filmografia parziale modifica

Cinema modifica

Televisione modifica

Premi e riconoscimenti modifica

Doppiatori italiani modifica

Nelle versioni in italiano delle opere in cui ha recitato, Tawfiq Barhum è stato doppiato da:

Note modifica

  1. ^ a b c d e (HE) Idao Dagan, הכוכב הפלסטיני: הסתירו ישראליותי ולא שילמו לי, in Makor Rishon, 23 ottobre 2015. URL consultato il 12 novembre 2022.
    «[...] ברור שאני פלסטינאי»
  2. ^ a b (EN) Baghdad Central: Interview with Tawfeek Barhom: Amjad, su channel4.com, Channel 4, 20 gennaio 2020. URL consultato il 12 novembre 2022.
    «I’m Palestinian [...]»
  3. ^ (EN) Tom Tugend, Broken hearts in a land divided in ‘A Borrowed Identity’, in The Times of Israel, 18 luglio 2015. URL consultato il 12 novembre 2022.
  4. ^ (EN) Ann Hornday, ‘The Idol’ dramatizes the triumph of a gifted Palestinian singer, in The Washington Post, 2 giugno 2016. URL consultato il 12 novembre 2022.
  5. ^ a b (SV) Stina Dahlgren e Jan-Olov Andersson, Alla vinnare på Guldbaggegalan 2023, in Aftonbladet, 23 gennaio 2023. URL consultato il 20 febbraio 2023.

Collegamenti esterni modifica