Toyoo Itō
Toyoo Itō (伊東 豊雄?, Itō Toyoo, spesso traslitterato Toyo Ito; Seul, 1º giugno 1941) è un architetto giapponese.
È considerato «uno degli architetti più innovativi e influenti al mondo»[1] ed è particolarmente apprezzato per la creazione ed elaborazione di concetti architettonici estremi, nei quali combina il mondo fisico con quello virtuale. È uno degli esponenti più significativi di quell'indirizzo architettonico che propugna la nozione contemporanea di città simulata.
Nel 2013 a Itō è stato assegnato il prestigioso Premio Pritzker[2].
"Architecture possible here? Home-for-All", il padiglione del Giappone progettato da Itō per la Biennale di Venezia del 2012, ha vinto il Leone d'Oro per la migliore Partecipazione nazionale. La giuria ha scritto nella motivazione «Toyo Ito, ha collaborato con architetti più giovani e con la comunità locale per affrontare in modo pratico e inventivo la progettazione di un nuovo centro per una regione devastata da una catastrofe nazionale»[3].
Itō si è laureato nel 1965 presso la facoltà di architettura dell'Università di Tokyo. Dopo un periodo di collaborazione nello studio Kiyonori Kikutake Architect & Associates dal 1965 al 1969, nel 1971 ha aperto il proprio studio Urban Robot (urbot), a Tokyo. Nel 1979 lo studio ha cambiato il nome con quello Toyo Ito & Associates, Architects.
Toyoo Itō è titolare di una cattedra presso la Università delle donne di Tokyo ed è professore emerito presso University of North London ed è visiting professor presso la Columbia University. Nel 2013 vince il Premio Pritzker.
Alcune sue opere
modificaLa sua opera realizzata in Italia è lo "Huge Wine Glass" ("Il bicchiere di vino"), un manufatto a base quadrata, alto 5 metri e largo 2 metri, prodotto in materiale plastico trasparente (polimetilmetacrilato PMMA). L'opera, la cui realizzazione è stata curata per la Clax Italia di Pomezia dall'ing. Stefano Marronaro di Roma (tra le opere di questi ricordiamo la copertura e le tamponature in PMMA del Museo dei Fori Imperiali ai mercati traianei), installata presso piazza della Rinascita di Pescara il 14 dicembre 2008 è costata oltre un milione di Euro, appena 64 giorni dopo l'inaugurazione, ha subito un cedimento strutturale spaccandosi il 16 febbraio 2009.[4] La responsabilità del disfacimento dell'opera è oggetto di contenzioso giudiziario[5] tra i committenti dell'opera: Comune di Pescara e Banca Caripe, contro la ditta che l'ha costruita: Clax Italia s.r.l. di Pomezia. La prima udienza giudiziaria è stata fissata per l'8 novembre 2011. Il giudice ha autorizzato il trasferimento dell'opera che entro la primavera tornerà a Pomezia, nello stesso stabilimento della Clax Italia che lo ha realizzato per una revisione non del manufatto, oggetto di un contenzioso giudiziario ancora aperto, ma della stessa gabbia in modo da restituire dignità e decoro alla struttura stessa, al ritorno dell'opera si deciderà se posizionarla davanti al Teatro D'Annunzio, sul lungomare di Porta Nuova o, come è volontà dell'opposizione e parte della maggioranza in comune, riposizionata nel suo posto originario, un'attrazione proprio perché si tratta di un'opera nata male.[6]
Galleria d'immagini
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Nagaoka Lyric Hall (1994, Nagaoka)
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Mediateca di Sendai (2000, Sendai)
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Mediateca di Sendai
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Serpentine Gallery (2002, Londra)
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TOD's Palazzo Omotesando (2004, Tokyo)
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Mikimoto Ginza 2 (2005, Tokyo)
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Torre di Ito (2005 Amsterdam)
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VivoCity (2006, Singapore)
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VivoCity
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Biblioteca della Tama Art University (2007, Tokyo)
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Stazione della metropolitana di Motomachi Chukagai,(Yokohama)
Onorificenze
modificaNote
modifica- ^ Designboom
- ^ (EN) Toyo Ito, Pritzker Prize 2013, su pritzkerprize.com, 7 ottobre 2015. URL consultato il 4 settembre 2017.
- ^ (EN) Toyo Ito, Pritzker Prize 2013, su domusweb.it, 29 agosto 2012. URL consultato il 4 settembre 2017.
- ^ Pescara, si spacca la fontana di Toyo Ito, su corriere.it. URL consultato il 16 febbraio 2009.
- ^ Calice rotto, il Comune chiede 2 milioni [collegamento interrotto], su ilcentro.gelocal.it, ilcentro.it. URL consultato il 26 agosto 2011.
- ^ Pescara: che fine ha fatto il Calice di Toyo Ito? - Rete8, in Rete8, 7 ottobre 2015. URL consultato il 26 giugno 2017.
- ^ Praemium Imperiale, su praemiumimperiale.org.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Toyo Ito
Collegamenti esterni
modifica- Toyo Ito alla DARC, su parc.beniculturali.it. URL consultato il 20 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 6 settembre 2010).
- Un'intervista su Designboom, su designboom.com.
- Alcune opere su Arcspace, su arcspace.com. URL consultato il 22 giugno 2007 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 4980996 · ISNI (EN) 0000 0001 2319 7537 · SBN CFIV056937 · ULAN (EN) 500004494 · LCCN (EN) n87918776 · GND (DE) 119033593 · BNE (ES) XX842295 (data) · BNF (FR) cb12215737g (data) · J9U (EN, HE) 987007422167605171 · NSK (HR) 000288548 · NDL (EN, JA) 00121252 · CONOR.SI (SL) 28516451 |
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