Trasimaco

filosofo e oratore greco antico

Trasimaco (in greco antico: Θρασύμαχος?, Thrasýmachos; Calcedonia, 460 a.C. circa – dopo il 413 a.C.) è stato un filosofo e oratore greco antico.

Poche e controverse sono le notizie sulla sua vita: sappiamo che nacque a Calcedonia[1] e che prese parte alla vita politica di Atene, dove giunse nel 427 a.C. Incerta è la data della morte,[2] come incerta è la notizia che vorrebbe si fosse suicidato.[3]

Per quanto riguarda invece la sua attività di sofista, sappiamo che scrisse molte opere di retorica, tra cui importanti trattati sullo «stile medio»[4] - opere di cui non ci restano che scarsi frammenti. La fama di Trasimaco, tuttavia, è dovuta al Libro I della Repubblica di Platone, dove svolge il ruolo di interlocutore di Socrate.

Il pensiero: tra retorica e politica

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Sappiamo che Trasimaco, sofista minore del V secolo a.C., nel corso della propria attività si occupò principalmente di retorica e politica. Per quanto riguarda la prima, Trasimaco è tra i principali sofisti ad occuparsi del cosiddetto «stile medio» o «misto», cioè quello stile retorico nato dalla commistione del sublime con l'umile. Oratore raffinato, pare fosse abilissimo nell'incitare il pubblico all'ira come al pianto, e per questo lodato e gettonato come insegnante.

Per quanto riguarda la sua attività politica, Trasimaco partecipò alla vita di Atene con vari discorsi pubblici. Il più importante di questi, intitolato Sulla costituzione,[5] è dedicato alla costituzione ateniese e alla crisi del governo democratico. Il sofista individua la causa del declino in cui versa la polis nella cattiva condotta dei governanti, i quali si sono distaccati dalla costituzione degli antenati ingenerando scontri intestini: per favorire la concordia si dovrà allora tornare alla costituzione dei padri (in particolare alla lezione di Solone), che è semplice e retta guida per i cittadini (si noti che tali argomenti erano tipici della propaganda oligarchica).

Trasimaco nel Libro I della Repubblica

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La fama di Trasimaco come filosofo politico, tuttavia, è dovuta a Platone, che lo scelse come interlocutore di Socrate nel Libro I della Repubblica. Si è molto discusso sulla datazione di questo libro, anteriore agli altri che compongono l'opera: in particolare, si è messo in relazione il personaggio di Trasimaco con quello di Callicle nel Gorgia, per via delle consonanze tra le tesi proposte dai due. Callicle individua il bene con il piacere: felice è colui che, grazie alla propria forza, è in grado di soddisfare ogni desiderio e sottomettere i più deboli. Similmente, Trasimaco definisce la giustizia come l'utile del più forte: è il più forte a dettare legge secondo i propri interessi, e quindi a essere felice. Da ciò si è ipotizzato che il Libro I della Repubblica e il Gorgia siano pressoché contemporanei, e pertanto la loro stesura andrebbe collocata attorno al 390 a.C. Qualche studioso ha inoltre avanzato l'ipotesi che il Libro I fosse stato in un primo momento pubblicato come dialogo a sé stante, forse intitolato Trasimaco, e solo successivamente inglobato nella Repubblica - tesi che però desta non poche obiezioni.[6]

Veniamo ora alle tesi sostenute da Trasimaco nella Repubblica. Il sofista fa il suo ingresso nella discussione in 336b, dopo aver ascoltato il dialogo tra Socrate, Cefalo e Polemarco sulla giustizia, e il suo esordio si dimostra piuttosto violento, tanto da intimorire Socrate e gli altri interlocutori. Questo tipo di approccio è perfettamente in linea con l'ideale di pleonexia al quale aderisce Trasimaco.[7] La tesi di Trasimaco ruota attorno ad una visione utilitaristica della giustizia, articolata in due tesi: dapprima egli sostiene che «il giusto (dikaion) è l'utile (sympheron) del più forte»,[8] mentre in seguito, nello sviluppo del discorso, aggiunge che «la giustizia è un bene altrui».[9] Ogni governo, infatti, promulga le leggi in base al proprio utile, e in base al proprio utile stabilisce quindi cosa sia giusto per i sudditi, punendo i trasgressori di conseguenza. È così che i regimi tirannici promulgano leggi tiranniche, le democrazie leggi democratiche, e via dicendo, secondo il proprio bene. D'altra parte, però, ne risulta che la legge reca danno a chi obbedisce, poiché osservandole, e quindi perpetrando l'utile di chi comanda, i sudditi faranno del bene ai potenti, rendendo felici loro e non certo se stessi. Come fa notare Vegetti, l'identificazione di potere e ingiustizia permette a Trasimaco di sostenere che l'ingiusto, essendo forte, è in grado di sopraffare i giusti (più deboli), e quindi di trarne felicità. Tale identificazione, tuttavia, non è basata su un assunto logico, ma su una fallacia retorica, poiché dalla prima tesi risulta che il potere, all'atto della promulgazione della legge, è eticamente neutro. È dunque possibile ipotizzare, seguendo Vegetti, che Platone attribuisca a Trasimaco la seconda tesi come conseguenza della prima con lo scopo di dimostrare come il rigorismo del sofista e le sue tesi sulla neutralità etica del potere portino in realtà all'affermazione del potere autarchico del tiranno.[10] Vi è inoltre da notare che la somiglianza di tali conclusioni con quanto affermato da Callicle, pone la questione se Trasimaco abbia effettivamente sostenuto queste tesi, o se esse invece siano state attribuite al sofista da Platone.

Opere principali

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Di Trasimaco, come già ricordato, non ci restano che pochi frammenti in testimonianze indirette. Tra le sue opere, le principali dovevano essere:

  • Sulla costituzione (410 a.C. circa), dedicata al tema della costituzione ateniese e al ritorno ai valori dei padri, in particolare Solone;
  • Per i Laresei (DK 85 B2), opera dedicata alla situazione politica della Tessaglia, in cui proponeva un ideale panellenico in funzione antimacedone;
  • Grande trattato (DK 85 B3-7a), opera di argomento retorico.
  1. ^ DK 85 A1
  2. ^ L'ultima sua opera fu il Discorso per i Laresei del 413 a.C.: l'anno di morte va dunque ipotizzato dopo tale data. Cfr. M. Untersteiner, I sofisti, Milano 2008, p. 477.
  3. ^ DK 85 A7.
  4. ^ DK 85 B1
  5. ^ DK 85B1
  6. ^ M. Vegetti, Introduzione a: Platone, Repubblica, Milano 2007, p. 21.
  7. ^ Platone, Repubblica 336d5: Socrate suggerisce un accostamento di Trasimaco a un lupo.
  8. ^ Repubblica 338c.
  9. ^ Repubblica 343c.
  10. ^ M. Vegetti, Introduzione a: Platone, Repubblica, Milano 2007, p. 48-49.

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