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Architettura

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Dell'architettura preistorica in Sardegna sono presenti numerose testimonianze come le domus de janas, le tombe dei giganti, i circoli megalitici, i menhir, i dolmen e i templi a pozzo[1]; tuttavia, l'elemento che più di ogni altro caratterizza il paesaggio preistorico sardo sono i nuraghi[2]; ancora oggi sono visibili i resti di migliaia di queste costruzioni di varia tipologia (semplice e complessa). Numerose sono anche le tracce lasciate dai Fenici che introdussero sulle coste nuove forme urbane.

 
Interno della chiesa di San Pietro di Sorres, Borutta (SS)

I Romani diedero un nuovo assetto amministrativo all'intera isola attraverso la ristrutturazione di diverse città, la creazione di nuovi centri e la realizzazione di molteplici infrastrutture di cui rimangono le rovine, come il palazzo di Re Barbaro a Porto Torres o l'anfiteatro di Cagliari. Anche dell'epoca paleocristiana e bizantina rimangono diverse testimonianze in tutto il territorio sia sulle coste che all'interno, soprattutto legate ad edifici di culto.

Un particolare sviluppo ebbe nel periodo giudicale l'architettura romanica. A partire dal 1063 i giudici, attraverso cospicue donazioni, favorirono l'arrivo nell'isola di monaci di diversi ordini da varie regioni della penisola italiana e della Francia. Queste circostanze portarono a operare nell'isola maestranze di diversa provenienza: pisani, lombardi e provenzali, ma anche di cultura araba, provenienti dalla penisola iberica, dando luogo a manifestazioni artistiche inedite. La basilica di San Gavino a Porto Torres è considerato il testo architettonico di riferimento per lo sviluppo dell'architettura romanica in Sardegna[3]. Fra gli esempi più rilevanti del romanico pisano, lombardo e provenzale, non necessariamente puri, si possono citare rispettivamente la basilica di Saccargia a Codrongianos, la chiesa di San Pietro a Ghilarza e Santa Maria di Uta.

I francescani introdussero forme del gotico italiano a partire dal XIII secolo. Dopo il loro arrivo nel 1324, gli Aragonesi concentrarono le prime realizzazioni a Cagliari; la più antica chiesa gotico-catalana della Sardegna è il santuario di Nostra Signora di Bonaria[4]. Ad Alghero nella seconda metà del XV secolo fu iniziata la costruzione della chiesa di San Francesco e nel XVI secolo della cattedrale.

 
Portale gotico della cattedrale di Santa Maria di Alghero

L'architettura rinascimentale è scarsamente rappresentata e, in genere, si è manifestata in epoca tarda, spesso come interventi parziali su architetture preesistenti, come nel caso della cattedrale di San Nicola di Sassari. La chiesa di Sant'Agostino di Cagliari è uno degli esempi più identificabile negli stilemi rinascimentali. L'architettura barocca ha avuto un discreto sviluppo: esempi interessanti sono la facciata della cattedrale di San Nicola a Sassari e la Collegiata di Sant'Anna a Cagliari, la chiesa di San Michele a Cagliari, la chiesa di Santa Caterina a Sassari e la cattedrale di Oristano, ricostruita nel XVIII secolo.

A partire dal XIX secolo, grazie alle nuove idee ed esperienze importate da alcuni architetti sardi formatisi a Torino, si diffondono nell'isola nuove forme architettoniche di ispirazione neoclassica[5]. Tra le figure più rappresentative di questa fase architettonica spicca l'architetto cagliaritano Gaetano Cima. Altri da citare sono Giuseppe Cominotti e Antonio Cano (cupola di S. Maria di Betlem a Sassari e la cattedrale di Santa Maria della Neve a Nuoro). Nella seconda metà dell'Ottocento a Sassari fu realizzato il neogotico palazzo Giordano (1878) che rappresenta uno dei primi esempi di revivalismo nell'Isola, mentre risale al 1933 la facciata neoromanica della cattedrale di Cagliari. Un'interessante realizzazione di gusto eclettico, derivato dal connubio fra ispirazioni a modelli revivalisti e liberty, risulta essere il palazzo Civico di Cagliari, completato nei primi anni del XX secolo. L'avvento del fascismo ha influenzato fortemente negli venti e trenta l'architettura anche in Sardegna[6]con la creazione di esempi di architettura razionalista[7].

Lo sviluppo turistico iniziato negli anni sessanta ha fatto sì che in Costa Smeralda si procedesse alla costruzione di edifici di notevole pregio architettonico unitamente al villaggio di Porto Cervo.

Numerose manifestazioni di architettura spontanea con diverse tipologie abitative tradizionali, sono presenti in diverse parti dell'isola.

  1. ^ Architettura, su sardegnacultura.it, Regione Autonoma della Sardegna. URL consultato il 17 ottobre 2014 (archiviato il 10 ottobre 2014).
  2. ^ Una civiltà architettonica di alto livello, su sardegnacultura.it, Regione Autonoma della Sardegna. URL consultato il 17 ottobre 2014 (archiviato il 13 ottobre 2014).
  3. ^ Raffaello Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, 1953, p. 92
  4. ^ Cagliari, Santuario della Madonna di Bonaria, su sardegnacultura.it, Regione Autonoma della Sardegna. URL consultato il 17 ottobre 2014 (archiviato il 22 ottobre 2014).
  5. ^ Architettura neoclassica, su sardegnacultura.it, Regione Autonoma della Sardegna. URL consultato il 10 ottobre 2021.
  6. ^ Regione Autonoma della Sardegna, Le città di fondazione fascista, su sardegnacultura.it, Regione Sardegna. URL consultato il 1º marzo 2011 (archiviato il 30 dicembre 2018).
  7. ^ Masala, schede 114-118.