Utente:Lupo rosso/Sandbox/vvdimostrazione per soluzione di equazione algebrica di terzo grado

Lupo Rosso

La cubica di equazione

Si definisce equazione di terzo grado o cubica quell'equazione polinomiale in cui il grado massimo dell'incognita è il terzo. Nella forma canonica, si presenta come

la prima soluzione generale dell'equazione di terzo grado si deve al matematico italiano Scipione del Ferro, ma lo scopritore per così dire ufficiale è Girolamo Cardano, dal quale la formula prende il nome.

Cenni storici da rivedere modifica

Sin dai tempi della matematica babilonese erano noti i metodi risolutivi delle particolari equazioni di terzo grado che possono essere ricondotte ad un'equazione di secondo grado. I greci riuscivano a risolvere geometricamente alcune equazioni di terzo grado tramite l'uso delle coniche, metodo reso famoso dall'aneddoto della duplicazione dell'altare di Apollo. Durante l'età della matematica araba, Omar Khayyam credeva che, a parte i casi riducibili, non esistesse un metodo risolutivo generale per le equazioni di terzo grado, opinione che ancora Luca Pacioli riportava nella sua opera del 1494 Summa de arithmetica, geometria, proportioni et proportionalità.

Un primo procedimento risolutivo di buona generalità venne scoperto da Scipione del Ferro; la data esatta di questa scoperta resta ignota, ma egli la comunicò in fin di vita (ca. 1526) ad un suo allievo, Antonio Maria Flor, detto Floridus in latino.

Niccolò Fontana detto Tartaglia già nel 1541 sapeva risolvere problemi implicanti equazioni di terzo grado: quando si diffuse la voce, Floridus e Tartaglia si sfidarono a vicenda, ognuno sottoponendo all'altro trenta "questioni" da risolvere entro una certa data. Quando arrivò il giorno stabilito, Tartaglia aveva risolto tutti problemi di Floridus, ma questi nemmeno uno. All'epoca infatti i numeri negativi non venivano usati, ricorrendo a diversi metodi risolutivi con soli numeri positivi: Floridus conosceva solamente un metodo per coefficienti positivi, ossia per equazioni della forma

 

mentre Tartaglia gli aveva sottoposto tutti problemi con coefficienti negativi, e nella forma

 

probabilmente riconducendo questo caso al precedente. Era infatti noto che, se il coefficiente di terzo grado è l'unità, allora quello di secondo grado cambiato di segno è la somma delle radici.

Sorse poi nel 1545 un'aspra polemica tra Tartaglia, Gerolamo Cardano e Ludovico Ferrari, cui si deve la soluzione generale dell'equazione di quarto grado, circa la paternità della soluzione. Venuto a sapere della vittoria su Floridus, Cardano aveva invitato Tartaglia a recarsi da lui nella città di Milano, con la vaga promessa di trovargli un mecenate. Tartaglia non aveva fonti di reddito stabili forse a causa della balbuzie, causatagli da una sciabolata ricevuta da ragazzo durante l'assalto di Brescia da parte di truppe francesi nel 1512. Il difetto, a cui si deve anche il soprannome autoimpostosi di Tartaglia, lo rendeva inadatto all'insegnamento, per cui l'offerta venne accettata. Cardano era un medico di fama europea, tanto che venne chiamato in Scozia per diagnosticare il malanno dell'Arcivescovo di St. Andrews. Tartaglia dunque rivelò a Cardano il procedimento che conosceva sotto vincolo di segretezza: Tartaglia infatti intendeva pubblicare la sua scoperta a coronamento del suo trattato sull'algebra, la traduzione degli Elementi del matematico greco Euclide.

Cardano e Ferrari a quel punto lavorarono sul materiale fornito loro dal Tartaglia, andando oltre le sue scoperte e riuscendo a fornire una dimostrazione rigorosa della soluzione; è proprio in questo periodo che Ferrari risolve l'equazione di quarto grado. Il procedimento risolutivo individuato dal matematico bolognese richiedeva però la soluzione dell'equazione di terzo grado scoperta da Tartaglia, e che non poteva essere pubblicata a causa della promessa fatta da Cardano. Dopo qualche tempo tuttavia, quest'ultimo venne a sapere delle precedenti deduzioni di Scipione del Ferro e si recò quindi presso Annibale della Nave, genero di del Ferro e suo successore alla cattedra di matematica dell'Università di Bologna, nella speranza di riuscire a carpire le informazioni di cui aveva bisogno. Il della Nave mostrò a Cardano il manoscritto sul quale il suocero aveva annotato la soluzione dell'equazione, la stessa trovata da Tartaglia; fu così che Cardano, sentendosi svincolato dalla promessa fatta, pubblicò il risultato noto come formula di Cardano.

Pur se figlio illegittimo, astrologo, eretico e giocatore incallito, non di meno Cardano era un rispettabile professore a Bologna e Milano, tanto che ebbe una pensione dal Papa. Non era certamente uno stinco di santo, dato che uno dei figli gli avvelenò la moglie, l'altro divenne criminale e lo stesso Ferrari, suo segretario, morì forse avvelenato dalla propria sorella. Tuttavia fu uno scrittore prolifico nel campo della medicina, delle scienze naturali e della matematica. Con l'uscita dell'Artis Magnae sive de regulis algebraicis nel 1545, in cui vennero pubblicate le soluzioni per le equazioni di terzo e quarto grado, divampò la polemica con Tartaglia. Pur riconoscendo la paternità delle rispettive scoperte a Ferrari e Tartaglia, quest'ultimo non sopportò il torto subito e abbandonò Milano.

Metodo risolutivo modifica

Sia Cardano, che Tartaglia, che altri algebristi italiani rinascimentali pubblicarono loro metodi per la risoluzione delle equazioni di 3° grado. Tempo dopo Vieta, dopo l'introduzione dei coefficienti letterali, pubblicò nell'Isagoge un metodo molto lineare, che prevede la risoluzione di un'equazione di terzo grado completa riducendola, tramite una multipla sostituzione delle variabili, ad una particolare equazione quadratica. Il procedimento è il seguente. Un'equazione del tipo

 

si riconduce alla forma

 

che coincideva di fatto con quella delle prime equazioni risolte da del Ferro; infatti, se si pone

 

si ottiene un'equazione in   ridotta in cui manca il termine di secondo grado. A questo punto si effettua un'ulteriore sostituzione: si ponga

 

dopo alcuni calcoli, e dopo aver moltiplicato per  , si ottiene l'equazione in questa forma

 

dove

 

che è un'equazione trinomia in  , riconducibile a una quadratica in   effettuando la sostituzione

 

e che può essere risolta agevolmente. Il risultato del procedimento è appunto la formula di Cardano

 

da cui :  

Operativamente per la risoluzione si deve ricondurre l'equazione di terzo grado alla 1), ponendo   . Le soluzioni della 1), equazioni di terzo grado, sono le seguenti tre nel caso che siano reali le due seguenti

 

 


avendo indicato con D quindi nel caso con D maggiore od uguale a zero.

 

ovvero il radicando della radice quadrata all'interno della cubica

 

dove   è l'unità immaginaria ( ) e   e  :

 ,

e

 .

Per verifica, deve risultare  .Quindi, noti i coefficienti dell'equazione di terzo grado si ricavano per sostituzione   e   della forma ridotta. Da questi, tramite   e  , si arriva alle tre soluzioni dell'equazione ridotta, e poi a quelle di terzo grado. Avendo posto  , vale che:

 , con  .

Si noti che non possono esistere tre soluzioni reali se il contenuto della radice quadrata, dentro la cubica, è maggiore od uguale a zero in quanto la radice cubica di un numero reale ammette una ed una sola soluzione reale, e due complesse coniugate, e da tale unica soluzione reale scaturità la radice reale dell'equazione da cui si deduce che le tre radici reali le avremo se e solo se il contenuto della radice quadrata dentro la cubica è minore di zero in senso stretto

 

«Infatti ogniqualvolta le tre radici di un’equazione di terzo grado erano reali e diverse da zero la formula di Tartaglia e Cardano portava inevitabilmente a radici quadrate di numeri negativi, ma poiché si sapeva che il risultato ultimo doveva essere un numero reale per raggiungerlo diventava necessaria una qualche comprensione dei numeri immaginari.[1]»

La formula di Cardano contiene la soluzione reale dell'equazione di terzo grado, le altre due sono numeri complessi coniugati. I numeri complessi , gia' conosciuti , erano oggetto di discussione all'epoca del matematico Cardano ma non era ancora stata elaborata una teoria che ne consentisse un comune uso nella pratica della matematica .

«L’idea di servirsi di numeri immaginari per operare con radici quadrate di numeri negativi nella risoluzione di equazioni è però precedente e coinvolge la storia di molti matematici del Cinquecento: Scipione dal Ferro (1465-1526) e il suo allievo Antonio Maria Flor, Niccolò Fontana detto Tartaglia (1500-1557), Girolamo Cardano (1501-1576) e Raffaele Bombelli (1526-1572) i quali in quegli anni lavorano, discutono, si sfidano, gareggiano e litigano riguardo la scoperta e la paternità della formula risolutiva delle equazioni di terzo grado.[2]»

Problemi relativi alle soluzioni modifica

Cardano incontrò però alcune difficoltà, dati i metodi dell'epoca, a trattare casi come

 

Infatti applicando la formula risolutiva si trova

 

e la radice di un numero negativo non si sapeva trattare. Però, cercando una soluzione con i metodi geometrici di Omar Khayyam, si trova che una soluzione è   e di conseguenza altre due soluzioni sono ottenibili risolvendo la  . Quindi l'equazione ha tre radici reali, ovvero si ha la fattorizzazione

 

mentre la formula risolutiva porta a numeri non reali.

In generale si incorre in numeri non reali con equazioni della forma (1) per le quali

 

Questa disuguaglianza caratterizza quello che veniva chiamato caso irriducibile, caso ritenuto intrattabile. Gli autori posteriori (primo fra tutti Rafael Bombelli) riprenderanno questi risultati giungendo alla introduzione dei numeri complessi[3], entità indispensabili per disporre di un procedimento generale per la risoluzione delle equazioni di terzo grado a coefficienti reali. I numeri complessi si sono poi rivelati fondamentali per moltissimi altri sviluppi matematici, in particolare per il teorema fondamentale dell'algebra.

Un caso particolare modifica

Se è vera l'equazione

 

allora abbiamo ovviamente almeno una soluzione perché l'equazione della cubica sarà così rappresentabile:

 

È quindi supponibile che una eventuale equazione universale per la risoluzione delle cubiche si possa presentare nella forma

 

Appendice:dimostrazione soluzione modifica

inizio dimostrazione modifica

partiamo da qui

 

[ NB questa formuletta si ottiene annullando la derivata seconda della funzione di terzo grado da cui scaturisce l'equazione di terzo grado in quanto mediante il calcolo integro differenziale utilizzando la Serie_di_Taylor si sviluppa la funzione di terzo grado da cui scaturisce l'equazione di terzo grado e dopo si puo' azzerare uno dei qualsivoglia termini facendo una traslazione di assi che porti a zero il termine che si desidera azzerare[4] :e' ovvio che questo metodo generale per togliere termini alle equazioni algebriche è assai posteriore all'epoca di Cardanoinoltre sia ben chiaro che si può fare questa manovra su ogni termini a parte quello di grado più alto altrimenti si andrebbe contro il teorema fondamentale dell'algebra

  .

nel caso in studio

 

per cui derivata prima :  


derivata seconda: 


derivata terza: 


derivata quarta: 

 

trascurando il fatto che è impossibile farla sul termine di grado più alto [5]'] dopo aver fatto sostituzione che ci porta

 

 

 

dove   ,   ,   sono coefficienti di

 

ovvero equazione di terzo grado divisa per il primo coefficiente in modo tale da aver  come coefficiente di  .


poniamo  

tale sostituzione viene fatta perchè introducendo due incognite in una sola equazione avrei infinite soluzione fissandone a piacere una e calcolandone l'altra e per un ottimo matematico quali i primi studiosi dell'eqauzione era facile prevedere che tale sostituzione portava a due pezzi separati per cui imponendli pari a zero si perviene ad un sistema che permette di arrivare ad un nyumero finito di soluzioni che scelti seguendo le condizioni poste sia dall'equazione che dall'algebra in generale daranno come somma le soluzione dell'equazioni ovvero le tre radici


 

le soluzioni di u e v i che soddisfa la [1] saranno daricercare fra le soluzioni del sistema seguente

 .

 

in quando soddisfacendo tale sistema è soddisfatta la condizione di nullita' della [1]

artifizi per soluzione modifica

elevando al cubo [2]

arriveremo al sistema

 .

 

e sostituendo

 . utilizando l'incognita di supporto z che fornirà soluzioni per u e v

avremo u e v

 .

 .


da cui ottengo


 .

NB:facciamo una premessa per render chiaro il risultato di tre soluzioni per una radice cubica consideriamo per esempio:   notazione esponenziale per radice cubica presenta tre soluzioni che valgono:

 

 


oltre ovviamente che  

ricordando che

per  ,  ;


per   avremo   e quindi  

per   avremo   e quindi  


ovvero la radice cubica di un numero reale ha tre soluzioni di cui una reale e due complesse coniugate e se il radicando delle radici cubiche della [3] riscritta sotto è reale avremo proprio questa condizione che ci fornirà il caso di soluzione più semplice per l'equazione di terzo grado , piu' complesso risulta il caso in cui nei radicandi compaiano radici quadrate di numeri negativi ;lo vedremo in seguito



 .

uso dei numeri complessi per dimostrazione di soluzione modifica

un esponenziale di grado   ovvero radice di grado ennesimo ha   soluzioni nel caso specifico di  )avremo una radice reale che varra'   mentre le altre due sono complese coniugate . Per comprendere ciò serve un richamo alla notazione esponenziale per un numero complesso


 

Un numero complesso può essere visto come un punto del piano cartesiano. Una rappresentazione di questo tipo si chiama diagramma di Argand. Nella figura si vede che

 

essendo   e   funzioni trigonometriche. Le formule inverse per   sono:

 
 

Per   vale invece l'uguaglianza:

 

Usando la formula di Eulero, possiamo esprimere   come

 

tramite la funzione esponenziale. Qui   è il modulo (o valore assoluto o norma) e   è l'argomento di  . L'argomento è determinato da   se è inteso nell'intervallo  , altrimenti è definito solo a meno di somme con   per qualche intero  .



per cui   con   intero positivo quindi per avere tre radici metteremo K=0;K=1;K=2 e poi varemo la radice cubica di |8|=8 e separatamente le radici cubiche dell'esponenziale che per sua intrinseca proprieta' si fa dividendo per 3 l'argomento quindi


per  ,  ;


per   avremo   e quindi  

per   avremo   e quindi  


i risultati complessi son due numeri complessi che van moltiplicati per |8|^1/3=2 e ci forniscono le due radici complesse

 

 

proseguimento procedimento dimostrazione modifica

ottenute ricordanco che se   che in notazione trigonometrica   ed in notazione esponenziale  .

Quindi ponendo 8 in notazione esponenziale come numero complesso si trovano le radici e cio' vale per qualsivoglia radica cubica.

ricordando:  .


[3] qui nuovamente riportata per semplicita'

 .

fornisce 9 valori [combinando ogni singola radice di un radicando con le tre dell'altro radicando per l'incognita in quanto ogni radice cubica ne fornisce 3] e, fra questi nove valori, ne debbono essere scelti solo tre per il teorema fondamentale dell'algebra, si considerano validi unicamente quelli che soddisfano

 .

prendo il primo radicale fra quelli trovati e lo chiamo u1 poi calcolo:

 

inoltre   tratta dalla generica  .


NB: Prendo il primo radicale è in questo senso , i valori di u1 sono tre da considerare per cui se uno solo è reale debbo prendere quello in quanto mi fornirà l'unica soluzione reale in quanto v1 sarà reale pure lui conseguentemente e percio'   [1 nel senso di prima radice calcolata]sarà reale.

Non e' possibile trovare treradici reali s i radicandi della [3] sono reali in quanto la radice cubica di un numero reale ho solo una soluzione reale e due complesse coniugate per cui le soluzioni reali si troveranno quando i radicandi della [3] saranno nel campo complesso e questo è l'unico caso di tre soluzioni reali, per il teorema fondamentale dell'algebra non ho alternative le soluzioni reali sono una o tre perchè il teorema non ammette l'esistenza di una sola radice complessa in quanto se vi è radice complessa   esiste inequivocabilmente la sua coniugata  ;

Se vi è una sola radice reale e l'ho trovata posso passare ad un abbassamento di grado dal terzo al secondo dividendo la funzione di terzo grado da cui scaturisce l'equazione di terzo grado presa in considerazione per il binomio formato dalla differenza fra la incognia y e la radice trovata quindi avro' una funzione di secondo grado da cui scaturisce l'equazione di secondo grado che mi darà senza problemi le due radici complese coniugate.

NB:ricordo quanto gia' detto: il risultato di tre soluzioni per una radice cubica   notazione esponenziale per radice cubica presenta tre soluzioni:

 


 


 

ottenute ricordanco che se   che in notazione trigonometrica si scrive   ed in notazione esponenziale  . Quindi ponendo   in notazione esponenziale si trovano le radici e cio' vale per qualsivoglia radica cubica.


in pratica il problema tramite l'abbassamento di grado ( se e solo i radicandi della [3] sono reali ) è risolto in maniera piuttosto semplice per cui iniziamo a discutere i vari casi ed il più complicato è quello con radicandi nel campo complesso che da le soluzioni tutte reali e che non permette soluzione tramite abbassamento di grado

Studio vari casi modifica

indichiamo con  

 


Con D indico cio' che sta sotto la radice quadrata all'interno della radice cubica della [3]

 .

premettiamo modifica

tre soluzioni reali le avremo con [D] minore di zero e questo è il caso piu' complesso mentre invece avremo una soluzione reale e due complesse coniugate se [D] maggiore o uguale a zero e questo è per l'appunto il caso in cui l'abbassamento di grado per pervenire ad una equazione di secondo grado è la scorciatoia piu' facile --Lupo rosso

Poniamo D maggiore o uguale a zero da cui fra tutti radicali ce ne deve essere uno reale sempre per il teorema fondamentale dell'algebra per cui una radice reale della equazione di terzo grado devo averla , per quanto detto sulla radice cubica gli altri radicali saranno complessi per cui trovato   radice cubica reale negativa utilizzando


 .

troveremo


  e sommandole avremo la radice reale dell'equazione di terzo grado

NBricordiamo adesso che la radice cubica di -1ha come tre risultati

 ;

 ;

e la sua complessa coniugata per forza esistente

 ;


ci servirà quanto detto sopra per proseguire


cio' premesso calcoliamo le radici complesse di u



chiamando:

 

che altro non è che la radice cubica reale del primo radicale di

 .


avremo:

 


ed  


chiamando


 


che altro non è che la radice cubica reale del secondo radicale di

 .



avremo


 


 


abbiamo 4 modi [in quanto abbiamo   di fare  ] e ne sceglieremo 2 ovvero quelli che soddisfano  .


che saranno le radici complese coniugate cercate



  radice cubica reale positiva trovato   e formata la soluzione completa ; come già detto il metodo più semplice è eseguire un abbasamento di grado pervenendo ad un equazione di secondo grado una volta calcolata la radice reale

poniamo D minore di zero in senso stretto modifica

le radici cubicche saranno complesse cio' signifiva   ,   ,   ,   ,   ,  ; ed essendo numeri complessi il metodo di calcolo migliore è quello di esprimerli tramite modulo ed angolo e non tramite notazione cartesiane a causa proprio della presenza di radici


 


[6]

e' il modulo nel piano complesso cartesiano del cosidetto vettore che indica il numeo complesso ;   e' l'angolo di inclinazione relativo all'asse X nel piano complesso cartesiano del cosidetto vettore che indica il numeo complesso  


 

 

 


[7]

 

 

 



[8]

 

con simboli semplificati


 

 

 



[9]

 

 

 


ricordando   le tre soluzioni saranno

 

 


 


  [10]

tutte e tre reali in quanto la somma di 2 numeri complessi coniugati è reale



e soddisfano la  . in quanto il prodotto di 2 numeri complessi coniugati è reale e i casi suddetti sodisfano la condizione risolutiva

Un metodo pratico per la soluzione di caso particolare modifica

E' stato inventato da A.Demanet nel 1898 e tratta il caso particolare[11]

 

in cui   ,   ,  ,   e si basa sulla teoria dei vasi comunicanti usando un vaso a cono rovesciato collegato ad uno cilindrico introducendo le vaso a cono rovesciato un cilindro di calibrato volume il volume del liquido rovesciato dal vaso cilindrico ci fornisce un numero proporzionale alla soluzione dell'equazione , problemi di tensione superficiale essendo il vaso cilindrico tenuto a livello di traboccamento possono rendere meno accurata la precisione della soluzione.

 
uno schizzo

ponendo l'equazione in modo semplificato

  ;

il cono nello "schizzo " ha un rapporto fra raggio della base r ed altezza H del cono siffatto

 

ricordando che il volume del cono vale

 



sostituendo troviamo il volume del cono pari ad   che indicheremo con   mentre imponendo la superficie di base del cilindro unitaria il volume del cilindro si potra' indicare con  

Vacqua=volume d’acqua rovesciato = Va, con Vt=volume d’acqua nel tubo= Vt;con x il livello , avremo la successiva equazione:

 

 


formalmente identico a

  ;

il livello comune ai due vasi comunicanti è la radice reale della equazione di terzo grado. [12]

[13]

Note modifica

  1. ^ http://www2.polito.it/didattica/polymath/htmlS/argoment/ParoleMate/Giu_08/Numberi.htm. politecnico di Torino]
  2. ^ politecnico di Torino
  3. ^ politecnico di Torino
  4. ^   se pongo la derivata seconda uguale a zero nel caso della funzione generatrice equazione di terzo grado e faccio traslazione in ascissa di azzeramento di tale derivata non comparira' il termine di secondo grado
  5. ^ come esempio molto semplice si può usare l'equazione di secondo grado ed applicare la stessa metodologia con la derivata prima quinid scomparira' il termine di I grado tale metodo si applica anche per lo studio delle equazioni di 5° grado
  6. ^ R=|-q/2 +j*( -D )^1/2| [j indica la radice quadrata di -1]
  7. ^ = R*exp( jΦ/3 ) ; u°°= R*exp ( ( jΦ +2*π)/3 ); u°°°=R*exp( (jΦ +4*π )/3 )
  8. ^ =R*exp( -jΦ/3 ); v°°= R*exp ( ( -jΦ +2*π)/3 ) ); v°°° =R*exp( ( -jΦ +4*π )/3 ) [Φ indica l'inclinazione del cosidetto vettore sull'asse x]
  9. ^ = [ R , Φ/3 ]; u°°= [R ,( Φ +2*π)/3] ); u°°°=R , (Φ +4*π )/3 =[R , -Φ/3]; v°°= [R , ( -Φ+2*π)/3] v°°° =[R, (-Φ +4*π )/3]
  10. ^ y_1=u_1+v_1 y_2=u_2+v_2 y_3=u_3+v_3
  11. ^ equazioni ad acqua università di Pisa
  12. ^
     
    schizzo vasi comunicanti per risoluzione pratica di equazione di secondo grado
     
    schizzo vasi comunicanti per risoluzione pratica di equazione di quinto grado
  13. ^ utilizzando 3 vasi comunicanti si può risolvere nella pratica il terzo grado completo e Demanet calcolando opportunamente il profilo dei 2 vasi comunicanti ha risolto l'equazione di 5° grado mancante del 4° , 3° e 2°.Il metodo si basa sul sostituire il cono rovesciato con un solido di rotazione la cui sezione abbia caratteristiche adatte ,ad esempio per l'equazione di secondo grado è ovvviamente un paraboloide di rotazione




















Voci correlate modifica

Bibliografia e riferimenti modifica