Utente:Scipione3/sacco di Mestre

TRATTATO ENCICLOPEDICO: il "Sacco di Mestre".

foto 2012: la Torre di Mestre, liberata dall'edificio "Cel-Ana" (1962). La parte inferiore, quella ancora "deturpata" era coperta dall'edificio confinante demolito.

Il "Sacco di Mestre", ovvero la storia di come venne effettuata la devastazione di una città che in precedenza fu addirittura nominata "una piccola Versailles",

devastazione in nome del danaro e dell'ignoranza, con la connivenza della mala amministrazione "coloniale" del vicino "Comune di Venezia" alla quale la città di Mestre fu assoggettata (tramite anche "doppio imbroglio e tradimento") conclusosi col "Decreto Fascista n° 183 - 1317" nel 1926.

Carlo Goldoni descrive Mestre nel 1791 modifica

" E sì mo in ancuo Mestre xè deventà una Versaglies in piccolo.

La scomenza dal canal de Malghera, la zira tutto el paese, e po la scorra el Terragio fin a Treviso: la stentarà trovar in nissun logo de Italia, e fora de Italia, una villeggiatura cusì longa, cusì unita, cusì popolada come questa.

Ghe xè casini, che i par gallerie, ghe xè palazzi da città, da sovrani. Se fa conversazion stupende; feste de balo magnifiche; tole spaventose, tutti i momenti se vede correr la posta, sedie, carrozze, cavalli, lacchè, flusso, reflusso, da tutte le ore.

Mi m'ho retirà fra tera lontan dai strepiti, perché me piase la mia libertà.

Per altro, sento a dire che a Mestre se fa cosazze, che se spende assae, e che se fa spiccar el bon gusto, la magnificenza, e la pulizia de tutti i ordini delle persone che fa onor alla nazion, alla patria, e anche all'Italia medesima." [1].

Questa citazione, per dare l'idea di quanto Mestre, anche se poi ai primi '900 era "solo" una "piccola cittadina di provincia", quanto fosse "bella", particolare, vivibile e piena di verde.

La descrizione di Parco Ponci, com'era (dov'era) e cosa successe, fu il primo tassello dello scempio storico, urbanistico, culturale, identitario perpetrato alla città, fenomeno purtroppo (e tristemente) conosciuto appunto come "Sacco di Mestre" e che portò alla distruzione della maggior parte della Mestre Storica, sostituita da "casermoni delle periferie" (ed altre nefandezze connesse) ancor peggio di come mostrato nel famosissimo film di Rosi, "Le mani sulla città".

Come comincia il "sacco di Mestre" modifica

Il "sacco di Mestre" non ha eguali in nessun posto d'Italia (e forse nel mondo), anche grazie all'amministrazione (che avrebbe dovuto sorvegliare, tutelare, programmare diversamente, ecc.) non del "Comune di Mestre" (com'era fin al 1926 ...) ma del Comune di Venezia che considerava Mestre non una città con la sua storia - sentire - identità (ecc.),

ma purtroppo Mestre città vista con la "mentalità veneziana" del veneziano che vede Mestre come "campagna" senza nemmeno riconoscere la forma di una città snodo e porto, ma porto particolare di una laguna da cui dipende e vive anche e soprattutto la vicina Venezia,

che vede una Mestre "campagna", borgo di cui non riconosce nemmeno quasi il "suo onore" e bellezza, i suoi abitanti, la sua cultura, la sua urbanistica (ecc.), ma la vede solo come "un'anonima periferia dove tutto era (ed è) permesso".

Mestre è ben più antica di almeno 1000 anni di Venezia.

Infatti Mestre aveva già almeno 1000 anni quando era Castrum, già ai tempi "dei primi cristiani", quando ancora nemmeno nelle isole prospicenti Altino - Torcello, Mazzorbo, Burano, ed altre - i primi pescatori eressero i loro primi "capannoni e casolari in canne e legno" - tipo "Laguna di Caorle" ed altre - da cui derivò poi la successiva "fondazione" di Venezia, dopo la caduta dell'Impero d'Occidente (Mestre aveva già 1500 anni allora), Venezia forse era in gestazione, forse nata, non si sa ... ebbene Mestre non aveva alcuna dignità agli occhi del suo "tutore forzato" (con doppio inganno!! nel 1917 e 1926), tutore strabico e che contemporaneamente avrebbe dovuto "fare da arbitro" poichè agiva anche in nome e per conto di altri, sulla casa di altri .... a Mestre ....

Ma l'arbitro era strabico, necessariamente strabico (e "volendola prendere in buona fede") in quanto la propria cultura e modo di essere veniva da una città dove il mito e la particolarità mondiale è anche un automito autocoltivato culturalmente nel sentire della città da sempre sin dalla nascita di ognun veneziano da almeno 1000 anni, il sentire la propria unicità al mondo,

giudice-arbitro strabico perchè ogni paragone che viene con il "diamante" della propria città ... Venezia .... le facce del diamante non possono convergere .... il "grande diamante" è strabico.

Vede strabico.

Già di suo. Ed in più, ha un cuore che batte lentamente, coi tempi dell'acqua e del sole e delle lune.

Allegoria del Diamante modifica

I due diversi cuori, di due città vicine, differentissime e particolari tra le quali è assolutamente necessario il "rispetto reciproco" (purtroppo dal novecento quasi mai avvenuto da parte di Venezia).

Quindi, "il grande diamante strabico sull'acqua", "el leon in barca" quando gli viene presentato un piccolo diamante vicino, "la piccola Versailles" .... non è in grado di riconoscere la sua bellezza e particolarità.

E' strabico. Da dentro il diamante, le sfaccettature non possono convergere per la vista "a fuoco".

Il diamante Grande, nel suo vedere, vede quale "campagna" tutto quello che è "fuori da Venezia", ovvero fuori dalla Laguna, dall'acqua e dai tempi del suo cuore.

File:Stemma CSSM OK.jpg
C.M. ovvero "Communitas Mestrensis": L'antico stemma di Mestre, anch'esso poi sostituito dalla Repubblica Veneziana quando la "conquistò" (tramite la corruzione delle guardie mercenarie Veronesi di guardia al Castello di Mestre, nel 1337).

E anche lo disprezza. Per ignoranza, perchè non lo capisce il cuore altrui, come funziona ... sulla terra un cuore batte diversamente ... il paesaggio è diverso, ci si muove diverso .... si nota e ammira invece solo la particolarità del proprio vivere, della propria città (ed architetture, ecc.), se ne fa vanto .... non è in grado di capire quelle degli altri ... e c'è l'automito cittadino ... da sempre, da 1000 anni ... chi può reggere tale paragone? nessuno. "Fora da Venessia tutto el resto xe campagna" (fuori da Venezia tutto il resto è campagna) ... questo pensa automaticamente dalla nascita, il veneziano, verso tutti! ma tutti tutti, tutto il resto del mondo. Molto spesso senza nemmeno rendersene conto. Automaticamente.

Il diamante Grande, in quanto pieno di sè, troppo pieno di sè, il giudice strabico - senza nemmeno rendersene conto - motivato anche dal dover far qualcosa per la sua città, per il futuro della propria città particolare, Venezia .... il giudice strabico vede Mestre come "campagna da depredare" senza nemmeno rendersene conto - dandola proprio per "buonafede".

Ci sono però anche casi e casi ... e molti casi di chi esce da Venezia invece per depredare ... lui si, ci vede bene eccome, ma deve depredare, e non gli importa di insozzare per depredare il "piccolo diamante", sin dal suo cuore; e così facendo il "diamante grande" anche si autodanneggia senza nemmeno rendersene conto (vedi poi).

Il modo di vedere del cittadino veneziano che non esce dal suo diamante, dalla sua città,

come invece fa Carlo Goldoni, che uscito a visitare Mestre, ... si accorge che è "un piccolo diamante":

"ancuo Mestre xè deventà una Versaglies in piccolo" (traduzione: "...oggi Mestre è diventata una Versailles in piccolo."), un "piccolo diamante" accanto ad un "grande diamante".

Ed anche "un piccolo diamante eroico", sempre depredato, venduto, tradito, ma che ancor si sacrifica per il "diamante grande" [i Lanzichenecchi e poi i Francesi, nel 1513 e poi ancora, e ancora, ... Mestre devastata a difesa di Venezia, la "Mestre Fedele" che onora lo stemma usurpatore datole, dopo la "presa a tradimento" (1337), la Mestre che si ritrova non più coi propri colori (bianco-rosso, ed il proprio nome...), ma invece coi colori "vassalli" veneziani (l'Azzurro, colore dei nobili veneziani) ed il simbolo - aggiuntivo - del Leone Veneziano.].

Ed a Mestre, sull'asta della bandiera di Piazza Ferretto c'è il leone "di guerra" con la spada alzata!

 
Mestre piazza Barche, rinominata XXVII ottobre, con la Colonna della Sortita. Si noti il bellissimo approdo (del celebre quadro del Canaletto, Mestre alle Barche- nonchè altri celebri ...), l'edificio delle Poste sulla destra (il Garage Reale), la Torre sul fondo e di scorcio, le alberature da Parco Ponci e vicini ....

Ed invece, nella Colonna della Sortita, il Leone è col Libro aperto, di Pace (ormai c'è l'unità d'Italia).

Ma Mestre come suoi simboli, ha anche il Grifone. Il felino snello, alato, agile, con i potenti artigli ed il becco da rapace! Un ventaglio notevole di possibilità, modi di vita e conoscenze ed onore.

Ma Mestre è vecchia, ha 3.000 anni, almeno, forse di più .... è da sempre nata e stata "il porto interno della Laguna", un crocevia: da Treviso a Nord, poi Venezia e la laguna ad est - nord-est- sud, fino a Chioggia, e poi via terra, e tutte le diramazioni "a ventaglio" verso Cavarzere, Padova, Castelfranco, Mira e la Riviera del Brenta, San Donà e le vie da nord-est ...), un incredibile crocevia "a ventaglio",

Mestre Diamante come una rete a doppio maglio della quale è perno ed incrocio: "a ventaglio per "la terra" ed a riflusso per l'acqua, la laguna e la città di Venezia, grande diamante sull'acqua.

Mestre è sempre stata sempre fondamentale per il diamante grande, per la difesa anche del suo cuore con una velocità particolare, unica al mondo, che è quella dell'acqua.

Mestre crocevia a ventaglio e poi nodo per la vita ed i rifornimenti e la difesa dell'inviolabilità di Venezia, città "vergine".

Venezia città Vergine fino alla caduta della Repubblica, quando Venezia per la prima volta si donò a chi poi la depredò e la vendette, ... ,

e poi con il compratore tedesco che le insegnò anche la disciplina (mica tanta ne ha imparata, però: ... la disciplina significa soprattutto "saper rispettare"), rispettandola e persino cercando di "organizzarla al meglio" onde farla sopravvivere in un futuro industriale però incompatibile con i tempi dell'acqua, della Laguna e del suo rispetto ambientale e funzionamento idrogeologico .... e quindi per la sopravvivenza di Venezia, del "diamante grande".

Il "Compratore tedesco" che aveva egualmente rispettato Mestre, permettendole quindi anche di arrivare ancora al primo dopoguerra del '900 quale "piccola Versailles".

Infatti, la ferrovia, tutta la zona della Stazione di Mestre era ben lontana e distante dal centro della piccola bella cittadina,

l'austriaco colto imperiale aveva riconosciuto la particolarità del piccolo diamante, lui che - disciplinato e "garante" imparziale - aveva organizzato le cose in modo rispettoso ed equilibrato, compreso il territorio di Mestre, che era sin dal 1806-10 era praticamente "tutta la attuale terraferma veneziana"

 
La sortita di Mestre del 27 ottobre 1848.

Mestre è stata sempre tradita, venduta, stuprata, devastata,

ma mai doma !!!

e Mestre non ha mai tradito !!!

e si era ricostruita, sempre, sempre più forte, perchè ha due cuori, uno antichissimo (quello del sito del castrum, l'attuale area del "vecchio Ospedale Umberto Primo", quello attualmente da reinventare ... ),

ed il cuore novecentenario del "Castelnuovo", della Torre di Mestre attorno al quale si era poi costruita e ricostruita la "piccola Versailles", coi suoi fiumi e canali, Mestre con 2 cuori "di terra" ma anche un po' d'acqua (che sono i due rami del suo fiume, nonchè i suoi approdi ed il rapporto con la laguna ...), cui dal '900 si è aggiunto il terzo cuore, Marghera, e poi in rete, della quale Mestre è "nodo principale", per tutti i piccoli e medi cuoricini (paesi, borghi, cittadine) da tutte le direzioni, "a ventaglio",

tutti in rete assieme alla terza città del Veneto (che è oggi Mestre con circa 181.000 abitanti ...),

questo è sempre stato, quel che sarà perchè è così nella natura dell'ambiente dei due diamanti, grande ed indebolito, e quello "ex piccolo" che fu devastato e sporcato e quasi cancellato. E che oggi è diventato grande, ancora "tutto sformato ed incasinato" al suo interno a causa delle devastazioni subite,

e che se continua a star così vicino e legato e soggiogato al "diamante grossissimo" (ma delicato, scalfito ed incrinato),

e se dovesse continuare così, a forza di continui colpi sbagliati a causa della "mala gestione", si può andare anche a rischio che "Mestre regge il colpo (ci è abituata), Venezia no!".

I due Diamanti devono star vicini ed aiutarsi, non tentare prevaricarsi uno sull'altro.

L'abbraccio diventa mortale proprio per Venezia !!!

Venezia permettendo la distruzione di Mestre, lasciando fare ed anzi spesso contribuendo con vari interessi alle devastazioni del dopoguerra, fregando Mestre, la sua bellezza, la sua storia, onore, urbanistica, cancellandone quasi completamente l'identità,

così facendo il grande diamante si è "fregato da solo" senza nemmeno rendersene conto.

Ai primi del '900 non si è resa contro che il "piccolo diamante", con tanti cuori, più è devastato ma più ancora è forte;

Venezia non si è resa conto che il piccolo diamante ha un cuore che si muove con tempi incompatibili a quello del grande diamante, e questo ha portato a colpi fortissimi che hanno fatto moltissime incrinature allo stanco cuore veneziano, che non può "andare coi tempi di terra", poichè lui - unico al mondo - ha "tempi d'acqua".

Perchè questo ha portato di conseguenza anche la devastazione del delicatissimo ambiente dell'acqua con cui batte il cuore di Venezia. Depredando e malgestendo, il territorio e la "casa altrui" che pensava di conoscere, ma non conosceva, ... Venezia si è autolesionata.

l'aggrapparsi al fiero, mai domo e mai traditore amico (Mestre), tradendolo ancora una volta (1917 e 1926) e poi contribuendone alla "nuova devastazione", causata da "mala gestione" nonchè da "male interpretazioni e visioni",

tutto ciò ha causato tantissime crepe (di varia entità) al delicato cuore del "grande diamante" veneziano dei tempi dell'acqua e che non può tenere il passo ai "tempi di terra".

Per quelli c'era Mestre, mai tradito, rimasta persino "piccolo diamante" perchè sapeva ben gestirsi, il cuore che batteva era quello dei mestrini, per Mestre e per il vicino (ma "quasi simbiotico" gemello "alter ego" Venezia) diamante d'acqua.

E Mestre sapeva gestirsi, per sè ed anche per il vicino "grande diamante".

L'aveva sempre fatto, avrebbe saputo continuare a farlo sicuramente meglio di poi come purtroppo è andata.

Per l'ennesima volta nella sua storia Mestre è stata devastata e stuprata per 40 anni dal dopoguerra (e dopo 35 aveva il tristissimo primato di soli 0,20 mq di "aree verdi" ogni abitante, ... lei Mestre, che era stata "la piccola Versailles"), ed il tutto cominciò con la devastazione del Parco Ponci, nel pieno centro cittadino.

Parco Ponci che appunto rappresentava l'anima del "vivere" a Mestre, in una città bella (la "piccola Versailles") ed a "misura d'uomo".


Situazione amministrativo - Urbanistica di Mestre modifica

 
Mestre, Corso del Popolo visto dal cavalcaferrovia, anni '30. Non c'è nulla, solo il filobus e qualche casetta ... Sullo sfondo si intravede sulla sinistra la città con la Torre. Si osservi l'incredibile sfondo rappresentato dall'estensione delle alberature del Parco Ponci, al centro della foto proprio sul finire visivo del Corso stesso. Proseguendo verso sinistra, dal Parco Ponci alla sagoma della "Scuola de Amicis" alla vicina Torre, al campanile di San Lorenzo, alle alberature della via Cappuccina, alle "case dei ferrovieri" nei pressi della stazione (vie Dante e Sernaglia).

Il previsto Piano Regolatore Generale di Mestre del 1937 (purtroppo mai approvato) prevedeva lo sviluppo della città nella zona dove attualmente è il viale San Marco, zona compresa tra il Canal Salso ed il canale Osellino, l'espansione della zona a sud, verso la Stazione Ferroviaria e Marghera (quindi tra le vie Piave e Capuccina - con le "Case dei Ferrovieri" ed il Corso del Popolo e poco altro, oltrechè il mantenimento di tutta Mestre (com'era) con un'eventuale adeguamento degli edifici esistenti (compatibilmente con le zone - ecc., con eventuale sopraelevazione di un piano mantenendo le caratteristiche architettoniche e culturali della città.

Questo era il senso della città, dell'architettura, urbanistica nel Comune autonomo di Mestre.

L'ultima opera del Comune di Mestre, del sindaco Paolino Piovesana nel 1925, era stata il Restauro del Palazzetto della Provvederia con l'apposizione della bella lampada "del Grifone" (lampada col particolare vetro color azzurro-blu), Grifone anch'esso simbolo cittadino e che appare anche negli affreschi della sottostante Loggia e vicina cancellata del "capitello della Madonna", nel sottoscala dello stesso Palazzo della Provvederia.

Ma eravamo ormai nel 1949, il Piano Regolatore di Mestre non era stato approvato, l'amministrazione comunale era veneziana, e nonostante l'illuminata Legge Urbanistica del 1942 impedisse la speculazione edilizia, salvaguardava le città (poichè, in mancanza di P.R.G. bloccava le nuove aree di espansione, e le lottizzazioni "abusive"), ma vi fu poi nel dopoguerra il Decreto (...) che sospendeva tali norme di tutela storico-urbanistica delle città, rinviando (in mancanza di PRG approvato) ai "Regolamenti Edilizi".

 
Mestre via Poerio. Sulla cartolina è indicata ancora "via Monache" per il convento che si affaccia sulla via. Il fiume è appunto il Marzenego, "Ramo delle Muneghe" (in piena). La via è stata poi ribattezzata "Alessandro Poerio" in onore allo stoico combattente ivi ferito nella famosa Sortita di Mestre del 27 ottobre 1948 (e deceduto il 03 novembre).

Nel caso di Mestre, nel "Regolamento Edilizio" le planimetrie di riferimento erano delle semplici mappe catastali della città (scala 1:2000), dove eran disegnati sopra in rosso i confini dei lotti sulle strade "in ampliamento" (centro cittadino), qualche "nuova strada" e null'altro (ed in tale modo, per ampliare la via Poerio, fu tombato nel 1953 il fiume Marzenego, Ramo delle Muneghe, e poi ancora la "Piazza Barche - XXVII ottobre", il Canal Salso (più volte) e tutto il resto ... ).

Pertanto si rinviava al "Regolamento d'Igiene" che come norma edilizia prevedeva solamente un massimo rapporto tra "superficie coperta" e "superficie totale" del lotto pari ad 1/2 (un mezzo), e praticamente senza limiti d'altezza degli edifici.

E per i confini, le norme del Codice Civile prevedevano l'edificazione "in aderenza" oppure a 1,5 metri dal confine od anche massimo 3 metri totali, anche per le distanze tra i fabbricati (poi, dal 1962 con il P.R.G. Generale, che non tutelava alcun edificio o zona od altro, le distanze furono 3 + 3 metri o "in aderenza").

Nessun disegno e/o nessuna previsione o progettazione su tutte le restanti zone di Mestre.

Qualsiasi appezzamento, piccolo o grande che fosse, poteva venire "lottizzato" e diventava "automaticamente edificabile". Questo successe da allora, negli anni '50 e poi soprattutto 60 e primi anni '70 (anche col P.R.G. del 1962, che non faceva altro che individuare i parametri per le "cubature massime previste", in ragione al suolo). Ed anche purtroppo fino ad oggi.

Le prime devastazioni anni '50 modifica

Le devastazioni negli anni '60 modifica

Le devastazioni negli anni '70 modifica

Le devastazioni negli anni '80 modifica

Gli anni '90 ed i nuovi Piani Regolatori modifica

Il primo decennio del nuovo millennio modifica

Galleria immagini d'epoca modifica

per Mestre, Scipione3

Note modifica

  • [[1]] Post n°9 pubblicato il 08 Gennaio 2008, Post n°8 pubblicato il 07 Gennaio 2008
  • [[2]] Post n°3 pubblicato il 06 Dicembre 2006 (Parco Ponci)

vedi anche: Relazioni alle Varianti PRG di Mestre (dal 1980): Piano Particolareggiato Piazza ferretto, Variante Tecnica (1993), Variante al Centro Storico di Mestre (1994-97), Variante al PRG dei Centri storici minori della Terraferma (1998), Variante alla casa (1995-98), Variante Generale (2004).

sulle leggi urbanistiche in Italia (ecc.) vedi: "G. Ferracuti - M. Marcelloni, La casa, Einaudi 1982".

sulla "problematica territoriale dello sviluppo italiano": "A. Bagnasco, Tre Italie, Il Mulino 1977".

Collegamenti esterni modifica


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