Villa Maurogordato

Villa storica di Livorno

Villa Maurogordato si trova in località Monterotondo, a Livorno.

Villa Maurogordato
I resti del corpo principale della villa nel 1998
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàLivorno
Indirizzovia di Monterotondo 74
Coordinate43°30′44.3″N 10°20′50.16″E / 43.512306°N 10.347266°E43.512306; 10.347266
Informazioni generali
Condizionirudere
CostruzioneXVIII-XIX secolo
Usovilla
Realizzazione
ProprietarioProvincia di Livorno
Committentefamiglia Calamai
Interno (anno 2007)

Storia e descrizione modifica

Conosciuta anche come la Villa di Monterotondo, fu acquistata nel 1771 dal ricco commerciante livornese Giuseppe Calamai, console di Russia, e utilizzata come residenza di campagna. La famiglia Calamai detenne la villa fino al 1821, quando, in seguito a un crollo finanziario, fu venduta insieme ad altre proprietà del Calamai al conte Giovanni Giraud[1], residente a Livorno. Pochi anni più tardi passò, insieme alle altre proprietà che il Giraud aveva comprato dal Calamai, al principe polacco Stanisław Poniatowski che nel 1822 si era trasferito a Firenze dopo una permanenza a Roma con la moglie Cassandra Luci. In seguito alla morte del principe avvenuta nel 1833, la villa passò di proprietà alla vedova, Cassandra Luci, e ai figli, che la vendettero nel 1847 al ricco mercante livornese, di origine greca, Pandely Maurogordato.

I Maurogordato tesero a dare alla villa un aspetto signorile arricchendola di un ampio giardino romantico, che occupava i due terzi della proprietà e la cui superficie era di circa otto ettari. All'epoca risale il tracciamento dei viali curvilinei che definendo uno slargo centrale tenuto a prato, tagliano il preesistente percorso colonnato in due punti. Questo venne ricostruito con colonne in muratura, sormontate da una struttura di ferro e prolungato nel tratto del giardino ad est della villa. All'apparato decorativo dell'edificio probabilmente lavorò l'artista livornese Giuseppe Maria Terreni.

Ad ovest, una porzione del muro di cinta fu sostituita con una ringhiera di ferro che permetteva la vista sulla città. Due elementi d'arredo, una vasca e un berceaux, furono posti nel giardino. Entrambi di forma ovale e costruiti con gli stessi materiali, furono posizionati rispettivamente uno sul retro e l'altro sul fronte in corrispondenza della sala da pranzo. Davanti alla villa, su un prato leggermente inclinato vennero disposte delle palme. Altre piante quali cedri del Libano, pini d'Aleppo, eucalipti, tigli, platani, lecci, cipressi e querce costituirono le essenze principali del parco. Nel 1871 la fonderia dei fratelli Gambaro realizzò il giardino d'inverno, caratterizzato da una struttura in ghisa schermata mediante vetri colorati, che costituisce un interessante esempio di architettura del ferro nel territorio livornese.

Facevano parte della proprietà, anche vari annessi sparsi per la maggior parte addossati al muro di cinta. Durante l'ultimo conflitto mondiale la famiglia dovette abbandonare la villa e nel 1949 gli eredi Maurogordato cedettero il complesso al Consorzio Provinciale Antitubercolare (poi USL).

Nel 1976 la tenuta, ad esclusione della cappella, fu venduta alla Provincia di Livorno, che a sua volta cedette l'uso del giardino al Comune di Livorno.[2] Oggi l'immobile è in stato di completo abbandono ed i numerosi progetti di recupero non sono mai arrivati all'approvazione finale[3], malgrado la villa e il suo parco siano tutelati, con dichiarazione del 9 dicembre 1980, dalla Legge 1089/1939.[4] Gli interni negli anni sono stati depredati delle eleganti stufe in maiolica e di alcuni frontoni marmorei dei caminetti. La cappella, che per alcuni anni funzionò come succursale della parrocchia di Montenero e in seguito di Collinaia, fu ceduta dall'USL all'architetto Cavallini nell'anno 2000; l'ex luogo di culto, completamente restaurato, è divenuto sede di un'associazione culturale.

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Note modifica

  1. ^ Insieme alla villa di Monterotondo, il Calamai vendette nel 1821 anche altre proprietà toscane al conte Giraud, tra cui l'Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono. Il conte Giraud fu accusato di truffa e tutte le proprietà già del Calamai furono cedute pochi anni dopo al principe Stanisław Poniatowski e ai suoi eredi. Cfr. R. Gini, A. Orlandi, La cappella di Scafurno a Monterotondo. Il territorio, le origini, la storia, Pisa 2014, p. 51.
  2. ^ Associazione Osservatorio di Monterotondo, Storia di villa Maurogordato, su osservatoriodimonterotondo.weebly.com. URL consultato il 25 ottobre 2019.
  3. ^ Provincia di Livorno, Villa Maurogordato e il suo parco [collegamento interrotto], su provincia.livorno.it. URL consultato il 21-09-2012.
  4. ^ www.bap.beniculturali.it, Villa Maurogordato e il suo parco, su bap.beniculturali.it. URL consultato il 18-06-2007 (archiviato dall'url originale il 23 luglio 2007).

Bibliografia modifica

  • Francesca Canuto, Paesaggio parchi e giardini nella storia di Livorno, Livorno, Debatte Otello, 2007, ISBN 978-88-86705-83-7.
  • Riccardo Ciorli, Livorno. Storia di ville e palazzi, Ospedaletto, Pacini editore, 1994, ISBN non esistente.
  • Roberta Gini e Arianna Orlandi (a cura di), La cappella di Scafurno a Monterotondo. Il territorio, le origini, la storia, Ospedaletto, Pacini editore, 2014, ISBN 978-88-6315-679-9.
  • Mariachiara Pozzana (a cura di), Livorno, la costruzione di un'immagine. Paesaggi e giardini, Cinisello Balsamo, 2002.
  • Massimo Sanacore, La saga di un'illustre "sconosciuta" famiglia greca a Livorno: l'arrivo, il successo e l'eclisse dei Maurogordato, in Nuovi Studi Livornesi, vol. 12, 2005, pp. 81-105.

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